Matteo Renzi a Termoli. Assuma impegni veri!

Fermo restando le differenziazioni politiche, i distinguo, le appartenenze partitiche ed i propri convincimenti, la presenza in Basso Molise della più importante figura politica nazionale merita di essere colta come un’opportunità per le nostre comunità. Non mi sfugge il carattere promozionale del tour pre-elettorale del segretario del PD, ma ciò non ci impedisce di sollecitare l’assunzione di impegni concreti, tempestivi ed esigibili per contrastare l’infiltrazione della mafia foggiana a ridosso della Puglia, debellare la ndrangheta insediatasi lungo la costa, far allontanare i diversi pentiti o ex-pentiti della criminalità organizzata dalla città di Termoli e dai comuni vicini, ripristinare il Comando Regionale dei Carabinieri, nominare rapidamente i Procuratori della Repubblica di Campobasso e di Larino, ripristinare e potenziare il Distaccamento della Polizia Stradale di Larino, e migliorare l’attività di prevenzione e controllo del territorio attraverso una dotazione adeguata di mezzi, attrezzature innovative e personale specializzato, alle Forze dell’Ordine.

Su questi temi si sono registrati interventi della Commissione Parlamentare Antimafia a Campobasso il 27 aprile us, della Direzione Nazionale Antimafia con una puntuale relazione presentata alle Camere, di diverse forze politiche che hanno protocollato più interrogazioni in Parlamento, della Regione Molise che ha adottato all’unanimità quattro delibere consiliari negli ultimi 16 mesi e di diverse associazioni o personalità come Salvatore Borsellino e Don Luigi Ciotti che hanno condiviso timori e preoccupazioni per i rischi a cui è esposto il Molise in materia di infiltrazioni mafiose. Su temi di simile delicatezza occorre condividere in modo unanime azioni istituzionali, provvedimenti amministrativi, stanziamenti aggiuntivi e mutamenti normativi tesi a preservare il territorio dal pervasivo insediamento della criminalità organizzata trainata dall’eccesso di collaboratori di giustizia, boss mafiosi, colletti bianchi ed ex-pentiti inviati in Molise in base a disposizioni nazionali che non tengono conto adeguatamente dei rischi connessi.

Con quali strumenti un Sindaco di un comune di mille abitanti vicino Termoli gestisce la presenza di un boss della ndrangheta con obbligo di dimora dopo l’esecuzione di uno sfratto esecutivo dell’Autorità Giudiziaria? È un problema solo di quel Sindaco o appartiene a tutti? La devastazione di decine di ettari di vigneti a Nuova Cliternia, gli attentati incendiari sempre più frequenti, il fenomeno del caporalato con i migranti impiegati in agricoltura a cavallo tra Puglia e Molise, e l’interramento di rifiuti tossici a Campomarino, si aggiungono a traffico di droghe e riciclaggio che movimentano giri d’affari giganteschi.

Un velo d’omertà avvolge questioni che meriterebbero una trattazione unitaria ad ogni livello a tutela della legalità e salvaguardia dell’incolumità dei cittadini. Ma dopo la conferma delle infiltrazioni mafiose in Molise contenuta nella relazione della DIA al Parlamento la reazione del territorio è stata fragile, stentata, incerta ed afona. Non un evento sociale, né un Consiglio Comunale o un’iniziativa pubblica di sensibilizzazione. Perché? Il silenzio di tutti, locale e nazionale, ha accompagnato dal 1997 al 2017 l’esplosione della mafia nella confinante provincia di Foggia, con 300 omicidi rimasti senza colpevoli nell’80% dei casi. Ripagare i vigneti distrutti va bene, sostenere le imprese sane è giusto, ma per ridare coraggio al territorio serve uno Stato che non scappa, abbandonando le periferie a sé stesse.

Fonte: Michele Petraroia

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