Né con Frattura, né con la Petescia

Editoriale del mese di novembre 2017
Da quando la vicenda giudiziaria che oppone il presidente della Regione Molise (con il suo avvocato Salvatore Di Pardo) alla direttrice di Telemolise (con il magistrato e suo compagno di vita Fabio Papa) ha preso corpo – era il dicembre del 2014 –, l’opinione pubblica della nostra tenera, marginale, sospettosa e piccola patria si è divisa in due fazioni: una che parteggia per il Governatore che sostiene di essere stato ricattato da Papa e dalla Petescia nel corso di una cena in casa del magistrato alla quale sarebbe stato invitato insieme al suo avvocato, e l’altra schierata con la giornalista e il suo compagno; questi ultimi asseriscono, col conforto delle risultanze processuali, che non c’è mai stata la cena di cui parlano Frattura e Di Pardo.
Petescia e Papa sono stati assolti con formula piena dal Giudice per le Indagini Preliminari Antonio Diella del Tribunale di Bari, perché “il fatto non sussiste”, come ha doviziosamente argomentato il Gup nella sentenza depositata di recente.
Sulla scorta di questa sentenza Petescia e Papa hanno querelato a loro volta Frattura, che risulta attualmente indagato per calunnia, reato di estrema gravità per chi ricopre incarichi di pubblica rappresentanza.
Inoltre, come se non bastasse, il nostro Governatore ha coinvolto in questa vicenda davvero poco commendevole la Regione Molise e addirittura il Consiglio dei Ministri, che si sono costituiti parte civile, rimediando disdoro e perdita di credibilità per istituzioni che non sono certo in cima alla classifica di gradimento dei cittadini.
In ragione di questo scenario avvilente sotto più di un profilo, il deputato di MDP Danilo Leva, che insieme al senatore Roberto Ruta aveva manovrato per condurre Paolo di Laura Frattura dal centrodestra al centrosinistra e ne aveva sostenuto l’ascesa fino al vertice della Regione, adesso chiede le sue dimissioni, a tutela – così ha detto – del briciolo di credibilità che ancora gli rimane.
Insomma tanta carne al fuoco per il fazzoletto di terra che abitiamo e per il tenore del dibattito (non solo politico) che vi si svolge.
Con le spalle al muro, i molisani che gettano un occhio alla cosa pubblica, di numero assai inferiore a quello già risibile dei residenti, si sono trovati di fronte a questo “aut aut”: con Frattura o con la Petescia, cancellando d’un colpo le ragioni e il ragionamento per cui è sensato, civile e opportuno, dichiararsi né per l’uno né per l’altra.
Con Frattura non si può stare perché ha dato prova caparbia e reiterata di aver intrapreso la sua resistibile (avrebbe detto il poeta) carriera politica per dare sfogo e migliore sistemazione ai suoi affari imprenditoriali.
Dalla Biocom alla villa di Termoli, dalle centrali a biomasse della piana di Boiano alla metropolitana leggera, intorno al Governatore e al cerchio di collaboratori strettissimi e fidati di cui s’è circondato, gira un tourbillon di sigle societarie, di affari e di coperture, che parlare di conflitto d’interessi diventa una giaculatoria ormai al limite del patetico.
D’altra parte non si può stare nemmeno con la Petescia, nonostante la vicenda giudiziaria che la oppone a Frattura in prima battuta la veda completamente scagionata dalle accuse gravissime che le erano state rivolte; non si può stare con lei e con Telemolise per il ruolo che entrambi hanno svolto durante i dodici anni in cui nel Molise ha imperato Michele Iorio.
Questa regione, minacciata ormai (forse innanzitutto) nella sua autonomia istituzionale, ha bisogno urgente di un’altra classe dirigente, colta e disinteressata, capace di saperla collocare adeguatamente nel mondo globalizzato e pernicioso che imperversa; ha bisogno di una Chiesa attiva e partecipe, che sappia mettere in pratica le parole di Papa Francesco; della sua Università che illumini la prospettiva di un nuovo modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente, centrato sul recupero e la valorizzazione delle aree interne abbandonate, che costituiscono la parte preponderante del territorio regionale; di associazioni di categoria più vivaci e propositive, che sappiano indicare opportunità e risorse ai giovani che vogliono restare e lavorare nella loro terra; di un sindacato meno rivolto al suo interno, ad amministrare quello che ne è rimasto, che ritrovi le motivazioni e gli stimoli per una battaglia per il futuro prossimo della nostra comunità, incardinata sul diritto di un lavoro decoroso e produttivo per tutti; di una sanità pubblica, efficiente e di qualità, attrattiva anche per chi viene da fuori regione; ha bisogno di una cultura meno senile, servile e conservatrice, che si esprima con una lingua originaria e contemporanea nello stesso tempo, diffusa finalmente sulla banda larga; ha bisogno di trasporti collettivi economici e poco impattanti, che diventino il nuovo sistema circolatorio di un altro Molise possibile e alla nostra portata.
Per questi motivi elencati anche sommariamente, non possiamo essere né con Frattura, né con la Petescia

Antonio Ruggieri74 Posts
Nato a Ferrazzano (CB) nel 1954. E’ giornalista professionista. Ha collaborato con la rete RAI del Molise. Ha coordinato la riedizione di “Viaggio in Molise” di Francesco Jovine, firmando la post—fazione dell’opera. Ha organizzato e diretto D.I.N.A. (digital is not analog), un festival internazionale dell’attivismo informatico che ha coinvolto le esperienze più interessanti dell’attivismo informatico internazionale (2002). Nel 2004, ha ideato e diretto un progetto che ha portato alla realizzazione della prima “radio on line” d’istituto; il progetto si è aggiudicato il primo premio del prestigioso concorso “centoscuole” indetto dalla Fondazione San Paolo di Torino. Ha ideato e diretto quattro edizioni dello SMOC (salone molisano della comunicazione), dal 2007 al 2011. Dal 2005 al 2009 ha diretto il quotidiano telematico Megachip.info fondato da Giulietto Chiesa. E’ stato Direttore responsabile di Cometa, trimestrale di critica della comunicazione (2009—2010). E’ Direttore responsabile del mensile culturale “il Bene Comune”, senza soluzione di continuità, dall’esordio della rivista (ottobre 2001) fino ad oggi. BIBLIOGRAFIA Il Male rosa, libro d’arte in serigrafia, (1980); Cafoni e galantuomini nel Molise fra brigantaggio e questione meridionale, edizioni Il Rinoceronte (1984); Molise contro Molise, Nocera editore (1997); I giovani e il capardozio, Nocera editore (2001).
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