Lettera aperta alla Presidente della Commissione Cultura del Comune di Campobasso

di Tiziano Di Clemente coordinatore del PCL Molise

Gentile Presidente,
in merito alla vostra iniziativa di dedicare un vostro giardino pubblico al “giorno del ricordo” divulgato dai media come “l’eccidio e l’esodo degli italiani” dai confini Italo-Jugoslavi ad opera degli “slavo-comunisti”, osserviamo che essa, così come presentata, si presta ad una grave distorsione storica, sia pure in linea con l’impostazione egemone data dai media nazionali e locali. La domanda è: cosa si dimentica in queste commemorazioni del Giorno del ricordo? Viene espunto dalla memoria tutto il contesto storico – provato dalle ricerche serie rimaste nell’oblio – di crimini contro l’umanità, quali eccidi, stragi, stupri, villaggi incendiati, campi di concentramento, subiti dalle popolazioni slave ad opera del regime fascista di Mussolini, sin dagli anni’20 e sino alla durata dell’occupazione.

Viene espunto da tale “ricordo” anche tutto il processo colonizzazione fascista di quelle terre, combinato con l’istigazione all’odio razziale antislavo, e con lo sfruttamento e impossessamento abusivo dei beni subiti dalle popolazioni slave, sicché dopo la sacrosanta Liberazione ad opera della Resistenza dalla barbarie nazifascista, la “italianità indiscriminata”, per colpa di tali politiche di Mussolini si prestò ad essere equiparata con il fascista oppressore, criminale e padrone sfruttatore. Per un vero comunista è ovvio che la equiparazione indiscriminata italiano = fascista criminale = padrone sfruttatore non ha senso, poiché la nostra lotta non è sulla base della nazionalità (cosa che lasciamo proprio alle nefandezze capitaliste-fasciste o alle degenerazioni staliniste), ma su basi di classe, senza frontiere rivolta “ai proletari di tutto il mondo” , per l’autodeterminazione dei popoli, sicché slavi e italiani in una società socialista potessero vivere in pace nella pura fratellanza.

Premesso che anche una sola vita innocente è sacra per un vero comunista, i presunti eccidi di italiani “nascosti nelle foibe” dalla resistenza jugoslava realmente accertati dalle fonti storico-documentali che vi invito a consultare (non dalle patacche di propaganda fascista), furono tra le 400 e 900; di essi bisognerebbe distinguere tra la maggior parte che furono vittime di guerra poiché corresponsabili dei suddetti crimini fascisti o collaborazionisti e quelli innocenti che ingiustamente furono vittime di eccessi ed arbitrii da deprecare. Tuttavia, in ogni necessaria guerra di liberazione o rivoluzione sociale, vi possono essere eccessi sfuggiti al controllo, da parte di elementi privi di coscienza di classe o avventurieri verso innocenti, ma sempre in un contesto di reazione alle atrocità comunque subite dal fascismo, che perciò rimangono la vera causa di fondo di quella tragedia. Donde la prima osservazione: in quel giardino di Campobasso intitolato alla giornata del ricordo, si accumuni a all’esodo o alle morti degli italiani per la parte di essa innocente e non identificabile con la barbarie fascista, con quella, ben più consistente e documentata da fonti storiche, delle decine migliaia di vittime, tra le popolazioni balcaniche dei crimini di guerra e razziali fascisti, rimasti sepolti nel famigerato “armadio della vergogna” e caduti essi sì nell’oblio e nell’impunità.

Se questa tragica storia della seconda guerra mondiale svoltasi al confine Italo – Jugoslavo viene raccontata alle nuove generazioni omettendo la parte essenziale di quegli eventi, ciò equivale a reticenza, a distorsione e falsificazione storica altamente diseducativa. E tanto più tale reticenza è pericolosa oggi, dove questo oblio distorsivo fa da sponda alla vergognosa e montante falsa propaganda-patacca neofascista sulle “foibe”, iniziata sin dalla RSI ed oggi combinata con rigurgiti neofascisti di istigazione all’odio razziale, atta a distruggere i valori traditi di progresso civile e sociale affermati dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione, che per noi sono i valori della liberazione dalle miserie del capitalismo contro gli sfruttati, di ogni colore.

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