Bene Comune Festival: terza e ultima giornata

La conclusione della manifestazione ha impegnato l’intera giornata di ieri. Dopo una breve introduzione di Paolo Di Lella, redattore de Il Bene Comune, ha preso la parola Rossano Pazzagli, Direttore del Centro di ricerca sulla aree interne (ArIA), docente Unimol e condirettore della rivista semestrale “Glocale”, che ha presentato l’ultimo volume dedicato al neoruralismo. Lo studioso territorialista ha dichiarato: “Con Glocale vogliamo provare a ridare dignità al mondo rurale ormai marginalizzato. La storia dell’agricoltura è una storia in declino ma, nonostante i dati statistici dicano il contrario, l’esperienza diretta ci dice che c’è una nuova attenzione verso l’agricoltura, con imprenditori agricoli che si dedicano ad attività che vanno dall’agriturismo alla produzione e trasformazione di prodotti di qualità”.

Luigi Sansone, Presidente della Banca Popolare delle Province Molisane, che ha appoggiato economicamente e idealmente il progetto, dopo aver ricordato la sua scelta di vivere in Molise, ha dichiarato che nella nostra regione bisogna incoraggiare lo sviluppo di settori quali il turismo, l’agricoltura e l’annessa trasformazione dei prodotti agroalimentari. “Esiste un turismo che io chiamo “della seconda casa”, che è soprattutto quello delle persone che ristrutturano abitazioni di famiglia; gente che apprezza i nostri luoghi e le nostre bellezze”. Facendo un passaggio sugli scavi archeologici di Monte Vairano, ha poi aggiunto che se si vuole parlare di sviluppo, ognuno deve fare la sua parte, affermando che la politica in passato ha affossato piccole e grandi aziende, ma siccome i soldi ci sono, c’è bisogno di un ritorno di saggezza, altrimenti il Molise si avvia verso uno spopolamento completo.

Infine, l’agronomo Pasquale Di Lena ha concentrato il proprio contributo sulla necessità di una politica che rimetta al centro dell’economia regionale proprio l’agricoltura, valorizzandone i prodotti. Ha parlato dell’abbandono dei terreni, pericoloso perché potrebbe portare a un nuovo latifondismo. Il nuovo ruralismo, allora, va incentivato anche attraverso la riscoperta, per esempio nell’allevamento, delle nostre razze podoliche o, in agricoltura, “ripopolando” i terreni con ulivi e viti, come erano un tempo. “Il fatto che il cibo subisca lunghi processi di trasporto da una parte all’altra del mondo – ha detto – crea danni ingenti anche all’ambiente. Allora, bisogna fare un passo indietro verso la tradizione.

Intorno alle 11, Donato Campolieti, Direttore della C.I.A, la Confederazione degli agricoltori del Molise, intervenendo sul tema dell’ “agricoltura molisana del III millennio”, ha scelto di focalizzare l’attenzione sulla necessità di creare un nuovo approccio culturale verso l’agricoltura che ha un ruolo essenziale nella società poiché produce ciò di cui tutti hanno bisogno. Attraverso una pianificazione seria e oculata, comprendendo che lo sviluppo di un settore dipende anche da quello di altri settori, alla vigilia della nuova programmazione del settore agricolo, bisogna far rinascere le piccole imprese, anche alla luce di un ritorno diverso al ruralismo, con giovani agricoltori tecnicamente formati e imprenditori che non chiedono assistenzialismo, ma solo la stessa dignità accordata ad altri settori. Si è poi soffermato sulla necessità di rivedere alcune norme, trasmettere conoscenze, settorializzare il territorio, individuando le aree giuste per ogni attività, ribadendo che in Molise si può fare un’agricoltura bio.

Si è poi passati alle testimonianze dirette di giovani agricoltori molisani. Andrea Mastrogiorgio che produce cereali bio, soprattutto farro, trasformati poi in farina e altri prodotti, ha lamentato il fatto che le famiglie di agricoltori hanno bisogno dei servizi essenziali, che purtroppo diminuiscono con lo spopolamento. Michele Palazzo, che invece produce vino, soprattutto Tintilia e Falanghina, ha spiegato che la scelta di tornare in agricoltura è stata dettata dalla voglia di valorizzare e ripopolare le campagne incolte; ha evidenziato però la poca commercializzazione dei prodotti e, soprattutto, l’assenza della Regione Molise per quanto riguarda i danni causati dai cinghiali. La stessa difficoltà a sponsorizzare e commercializzare i prodotti è stata evidenziata anche da Tonio Campolieti che ha recuperato terreni abbandonati, soprattutto uliveti secolari, e coltiva anche cereali e grani antichi.

Francesco Gianfagna, proprietario dell’azienda “Primo Sole” di Montagano, coltiva pomodori bio, canapa, produce olio e farina, prestando attenzione al rapporto diretto con i clienti, invitandoli a visitare l’azienda, trasmettendo la propria esperienza. Ha poi dichiarato che le Istituzioni dovrebbero creare strutture per permettere agli imprenditori di poter vendere i prodotti anche all’estero.

Domenico Albino, di Montorio nei Frentani, produttore di legumi e cereali, che poi trasforma in farina, dopo aver ribadito il problema dei cinghiali, ha illustrato il progetto di ampliamento dell’azienda, anche attraverso l’acquisto di nuovi macchinari per facilitare e velocizzare il lavoro.

L’intervento di Concetta Fornaro, architetto che insieme al marito è tornata in Molise e ha acquistato e preso in custodia terreni abbandonati, che coltiva con l’aiuto dei ragazzi dei centri di accoglienza, si è incentrato sulla necessità di valorizzare le filiere anche come rete di attori complementari tra loro, quali architetti, designer, social manager e altre figure professionali, cercando il modo migliore per far conoscere e vendere i prodotti, sottolineando, dunque, come l’aiuto non deve essere solo la risorsa economica, ma anche quella umana delle persone che hanno idee valide.

Paolo Di Lella, redattore de Il Bene Comune, ha illustrato il progetto “Un G.A.S per il Molise”, una piccola rivoluzione, come egli stesso l’ha definito, che si oppone alla dittatura del mercato attuale governato dalle multinazionali. “Il G.A.S – ha detto- è un’assemblea di persone associate, che fanno attenzione a quello che mangiano e decidono insieme i produttori da cui rifornirsi”. La scelta viene operata recandosi sul posto, nelle fattorie, creando momenti di grande valenza sociale, attraverso il rapporto diretto tra produttore e consumatori. Dunque, i produttori si associano ai consumatori, si crea un paniere settimanale o mensile di prodotti che vengono consegnati a domicilio da una cooperativa di servizi per il GAS. Chiaramente, tutto il lavoro è retribuito e il vantaggio sta nel prezzo conveniente e nella qualità del prodotto. In questo modo, si recupera anche il rapporto umano e si elimina la logica alienante del supermercato.

Dopo il pranzo gentilmente preparato dalla Cooperativa Koiné di Casacalenda, l’evento è proseguito nel pomeriggio con l’intervento di Michele Colitti, redattore de Il Bene Comune che, dopo aver presentato Massimo Antonelli, ex cestista professionista e attuale allenatore della Tam Tam Basket, ha dichiarato: “Il sottotitolo del festival è “per rimanere umani”. Bene, lo sport è un mezzo efficace per recuperare umanità, eliminando pregiudizi. Antonelli è stato un grande campione. Lucio Dalla lo soprannominò “La morte”, per quel suo essere letale in ogni partita . Oggi, è campione di umanità, perché a Castel Volturno, area molto periferica nota per essere terreno del malaffare e zona di immigrazione selvaggia, ha aperto una scuola di basket con l’intenzione di fare dello sport un momento etico.”

Antonelli ha poi raccontato della sua squadra formata da ragazzi figli di immigrati, ma nati in Italia, delle tante difficoltà, delle battaglie che hanno portato anche alla modifica di una norma da parte del Coni. Ne è uscito un bellissimo quadro, fatto di umanità, sacrifici, voglia di riscatto e passione vera. Ha detto: “Ciò che contraddistingue i miei ragazzi, al di là della grinta e della bravura, è il sorriso. Il mio progetto, nato con un intento sportivo, è diventato sociale quando ho capito le difficoltà economiche, e non solo, di questi ragazzi”. Insomma, un’esperienza positiva nata in un territorio difficile, che però ha bisogno dell’aiuto di tutti, visto che la società sportiva si mantiene con i soldi delle donazioni.

In seguito, Antonio Ruggieri, partendo dall’esempio virtuoso di Castel del Giudice, il cui sindaco Lino Gentile è stato promotore di encomiabili iniziative per lo sviluppo del territorio, ha parlato della “Scuola di Rigenerazione territoriale” per la formazione degli amministratori, con l’obiettivo di stare vicino ai sindaci e creare micro modelli di sviluppo locale. Ha dichiarato: “Già il prossimo mese si lavorerà in maniera assidua al progetto, ma la parola chiave per la valorizzazione del nostro territorio è “rete”; fare rete, unirsi, è fondamentale”.

La serata si è conclusa con la presentazione del libro “Algoritmi di libertà” di Michele Mezza, saggista e docente di Sociologia delle culture digitali. L’autore, anche attraverso la proiezione di slide, ha spiegato come gli algoritmi siano divenuti ormai strumento di controllo sociale da parte dei loro proprietari, che così governano il pensiero di tutti i fruitori della rete. Dunque, ha affrontato la questione di come gli algoritmi debbano essere oggetto di un nuovo contratto sociale e occasione di una negoziazione, anche conflittuale, fra gli utenti e i proprietari dei dispositivi digitali, in modo che le comunità di utenti, raggruppati in città, territori o categorie, vengano concepiti come soggetti negoziali della potenza di calcolo.

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