La teoria egizia e gli alluci di Wolfowitz

Cose accadute in questa settimana. Nella trasmissione di Andrea Purgatori dedicata al 9 maggio, il generale Cornacchia, comandante del reparto operativo dei Carabinieri, dice: «Il 9 maggio, mi chiamano dalla centrale e mi dicono di recarmi in via Caetani per una macchina sospetta. (…) Visto che non arrivavano gli artificieri, con un piede di porco aprii il bagagliaio (…) trovai il corpo di Aldo Moro e dopo pochi minuti arrivò il ministro degli Interni Cossiga (…) Prima di me, nella strada non c’era nessuno».
Nela stessa puntata, Paolo Passamonti, ex tenente di Polizia, dice: «Sono arrivato in via Caetani e ho chiesto se dovevo mettere i segnali, se era una cosa urgentissima (…) ho trovato l’artificiere e mi ha spiegato cosa dovevamo fare. (…) Eravamo noi due da soli. Abbiamo aperto il portellone della Renault. Ho sollevato il plaid e ho visto il corpo di Aldo Moro. (…) Quando sono arrivato io, non c’era nessuno tranne l’artificiere.

Nella trasmissione di Massimo Gilletti, il magistrato Di Matteo dice di aver ricevuto la proposta di diventare capo del Dap ma che, poi, tale proposta fu ritirata. Aggiunge che in quello stesso periodo i mafiosi reclusi avevano minacciato una rivolta qualora fosse lui stato nominato in quel ruolo.
Nella stessa trasmissione, il ministro di Giustizia, Bonafede, dice che il ritiro della proposta a Di Matteo non fu influenzata dalle proteste dei mafiosi.

Nella loro trasmissione, Le Iene dicono che il capo della protezione civile del Lazio ha comprato le mascherine a tre euro e novanta invece che a un euro e venti, come invece poteva fare, e che dunque ha speso inutilmente undici milioni di euro. Sempre nella stessa trasmissione, il capo della protezione civile del Lazio dice che è riuscito a comprare 14 milioni di mascherine e che sa fare il suo mestiere.

Nella trasmissone Report, dedicata al contagio, viene spiegato come e perché il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe avuto interesse a ritardare la diffusione della notizia dell’epidemia cinese. Nella stessa trasmissione, il capo dell’Oms dichiara di non voler rilasciare interviste a Report, visto il tono dei servizi fatti dai giornalisti di quella trasmissione.

Non so per quale ragione ma, mentre riflettevo su questi quattro episodi, mi è tornata alla mente l’immagine di Paul Wolfowitz che, da capo della Banca Mondiale, nel 2007, mostrò gli alluci e i calzini bucati mentre era in visita alla moschea di Edirne.

Per associazione di idee e immagini sono tornato all’introduzione di un libro di Battiato, «In fondo sono contento di aver fatto la mia conoscenza». In quelle poche pagine, il cantautore siciliano parla di una teoria dell’antico esoterismo egiziano (5.000 anni fa) con tre forze in campo: l’attiva, la passiva e la neutralizzante. «È come se – scrive Battiato – un atarassico osservasse due che fanno l’amore».

La conclusione di quella introduzione sembra ancora attuale: «La stessa totale estraneità oggi la provo per certi uomini di potere. Anche qui il mistero è fitto. Sono uomini o subumani? È possibile che quattro decerebrati siano stati in grado di determinare gli impressionanti disastri degli ultimi quindici anni? La Terra sta diventando il pianeta delle scimmie? I due alluci che abbiano visto fuori dai calzini bucati di Wolfowitz (durante una visita ufficiale alla moschea di Edirne in Turchia) non bastano per farsi un’idea della qualità del grande architetto della guerra in Iraq, nonché presidente della Banca Mondiale?»

Giovanni Petta76 Posts

È nato nel 1965 in Molise. Ha pubblicato le raccolte poetiche «Sguardi» (1987), «Millennio a venire» (1998) e «A» (2016); i romanzi «Acqua» (2017), «Cinque» (2017) e «Terra» (2021) ; il saggio giornalistico «L'Italia delle regioni, il Molise dei ricorsi» (2001) e, con lo pseudonimo di Rossano Turzo, «TurzoTen« (2011) e «TurzoTime» (2016). Allievo di Mogol, ha inciso «Non crescere mai» (1993), «Trema terra trema cuore» (single, 2003), «Il bivio di Sessano» (2012). Ha diretto le testate «Piazzaregione» e «L'interruttore». Ha coordinato l'inserto molisano de «Il Tempo».

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