Come salvare il paziente Europa. La prognosi secondo Draghi

Nel gennaio 1985 il grande filosofo tedesco Hans Georg Gadamer fu invitato a Napoli per parlare del futuro dell’Europa.
Fu un discorso senza fronzoli con tre punti fermi: “L’unificazione del vecchio continente è ostacolato da classi politiche nazionali”,
“L’unico aiuto contro la fame è una campagna per l’istruzione” e infine pronunciò un memorabile monito che tutti noi giornalisti inserimmo nei titoli: “L’Europa è la nuova Grecia del mondo”.

Ma cos’è questa nostra UE quarant’anni dopo? Una mamma con troppi figliastri da rimettere urgentemente in linea perché o si salva il sistema o la maledizione del sovranismo lo farà crollare.

E così il 9 settembre scorso Mario Draghi, l’italiano che salvò l’euro whatsever it takes, ha presentato a Bruxelles un Rapporto di 393 pagine
sul “paziente Europa” in cui vengono messe a punto le principali azioni da perseguire per evitare un destino inevitabile (a vantaggio di Cina e Stati Uniti).

“Mai nel passato – scrive Draghi – la scala dei nostri Paesi era apparsa così piccola e inadeguata alle dimensioni delle sfide. E una risposta unificata non è mai state così impellente, per non rassegnarsi a una lenta agonia”.

Il suo Rapporto, che segue quello che Enrico Letta presentò in aprile sul futuro del mercato unico, è suddiviso in due parti: la prima sul futuro della competitività e il secondo contenente un’analisi approfondita e una serie di raccomandazioni per i vari settori considerati strategici: nell’ordine, energia, materie prime critiche, digitalizzazione e tecnologie avanzate, reti informatiche, computer e intelligenza artificiale, semiconduttori, industrie energivore, tecnologie pulite, automotive, difesa, spazio, farmaceutica e trasporti.

Urge un piano industriale che l’Europa non ha mai avuto e una strategia per la leadership nelle nuove tecnologie. “Solo quattro dei primi 50 player al mondo sono europei – osserva Draghi – tante aziende lasciano l’Europa, perciò la trasformazione dovrà attraversare tutta l’economia europea per competere con Stati Uniti e Cina” Va superata l’unanimità, servono difesa comune e investimenti hi-tech”una strategia per la leadership nelle nuove tecnologie. “Nel digitale – osserva Draghi – solo quattro dei primi 50 player al mondo sono europei”.

L’analisi è impietosa, ma c’è materia incandescente per interessare, allertare, sorprendere, insegnare e incuriosire tutti, dagli studenti agli imprenditori, dai cultori di ricerca e innovazione e sopratutto ai detentori di potere politico.

“L’Europa – aggiunge Draghi – ha già perso la sfida economica con le altre potenze globali a causa della propria frammentazione. Ma se vuole
recuperare terreno per salvare il proprio modello sociale e politico deve pensarsi come un’unica entità sovranazionale.”

Il Rapporto sembra un trattato e un manifesto sui valori fondanti dell’UE: democrazia, libertà e coesione sociale, tuttavia un esperto come Andrea Bonanni, ha notato che potrebbe anche rivelarsi un Epitaffio della vecchia Europa.

Postilla – A favore di lettori più interessati, ecco qualche altro brano dal Rapporto: “Il problema non è che l’Europa manchi di idee o di ambizione. Abbiamo molti ricercatori e imprenditori di talento che depositano brevetti. Ma l’innovazione è bloccata nella fase successiva: non si riesce a tradurre l’innovazione in commercializzazione e le aziende innovative che vogliono crescere in Europa sono ostacolate da normative incoerenti e restrittive. Con il mondo che si trova sull’orlo di una rivoluzione AI, l’Europa non può permettersi di rimanere bloccata da tecnologie e industrie del secolo precedente.

Giuseppe Tabasso360 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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