E adesso viene il bello/ Il giorno di Trump, Musk (e una Meloni stelle e strisce)

L’insediamento bis di Donald Trump alla Casa Bianca segna l’inizio di un altro mondo che, a giudicare da preannunciati allargamenti territoriali e tecnologie spaziali, concentrerà il potere in poche mani: quelle appunto di Trump e Musk (detti Trusk) ai quali si è subito adeguato i mondo dei paperoni del capitalismo americano.
Nel suo discorso di addio, Joe Biden ha previsto “una potente oligarchia che metterà a rischio la democrazia con una valanga di disinformazione che seppellirà gli americani”.
Elon Musk, uomo chiave del Governo Trump, è il capo della cosiddetta tecno-destra globale che strizza l’occhio ai neo nazisti, invita gli elettori tedeschi a votare per l’ultra destra e incita perfino a uscire dall’euro. Cosa che ha spinto la Commissione europea a richiede documentazioni sui sistemi di Musk.
Con l’odierna presa di potere inizia un primo elenco dei dolori. Con Trump che oltraggia l’Unione Europea escludendo Ursula von der Leyen e
invitando solo un Giorgia Meloni stelle e strisce; poi lancia una sua personale criptovaluta che gli frutta in poche ore il 16.000%; quindi prepara deportazioni di massa e aumenti di dazi che hanno subito scatenato enormi accaparramenti e infine si accinge a monopolizzare le tecnologie (mentre ad Agrigento Sergio Mattarella affermava che “la tecnologia monopolizza il pensiero”).
I Trusk praticheranno insomma la politica del “Divide et impera”, che colpirà in primis il commercio internazionale con un aumento dei dazi che scombussolerà il sistema in quanto consente scambi con singoli Paesi mescolando scelte politiche e profitti privati, tipo niente dazi su
prosciutto o parmigiano se fai un bel contratto magari con Starlink.
Tenendo poi conto che la competenza in materia non è nazionale ma europea, si teme infine che singoli Paesi abbindolati dalle sirene trumpiane possano creare un bilateralismo di intrecci politici e di mercato tali da minare l’unità di azione della Commissione europea.
E figuriamoci che razza di nebulosa pace uscirà per l’Ucraina.

Giuseppe Tabasso372 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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