A passeggio nel paesaggio

Gli ultimi nati, almeno qui da noi, tra gli itinerari escursionistici sono i Cammini i quali si aggiungono alle percorrenze pedonali che hanno quale campo di elezione tratturi e sentieri
di Francesco Manfredi-Selvaggi
L’escursionismo, che oltre ai sentieri e ai tratturi comprende anche i Cammini di due dei quali, la Via Micaelica e Le Ali ai Piedi, alcune tappe interessano il Molise, ha un grande merito, quello di favorire la visita di aree all’interno della regione considerate in precedenza poco attrattive turisticamente. Certo non è la stessa cosa che camminare in montagna, da noi il Matese e le Mainarde, in cui si è da tempo sviluppata la rete sentieristica, perché le cosiddette “terre alte” rimangono l’areale preferito per i camminatori; non fosse altro perché qui si sperimenta un marcato senso di libertà, non si è costretti a muoversi unicamente in “canali” prefissati al contrario di quanto succede nelle campagne dove si attraversano proprietà private e non il demanio pubblico come nelle montagne. Si è detto dei monti che
sono il campo d’elezione degli escursionisti mentre al capo opposto in termini di appeal per gli amanti del camminare vi sono le piane. La pianura bassomolisana non è, di certo, un luogo privilegiato per l’effettuazione di gite escursionistiche pur se presenta anch’essa motivi di interesse per quel segmento del turismo definito culturale, un tipo di visitatori, nel caso in ispecie appassionati di percorsi pedonali in grado di far apprezzare il grande sforzo che l’uomo ha profuso per la “redenzione delle terre” un tempo paludose al fine di ricondurle a zona coltivata. Basterebbe un eco-museo della Bonifica per attivare l’interesse! Il territorio rurale ha dei punti di eccellenza dal punto di vista culturale e colturale nello stesso tempo rappresentati dai 5 Paesaggi Agrari Storici ricompresi nell’apposito Catalogo del Ministero un tempo dell’Agricoltura i quali hanno la caratteristica di essere sia tradizionali sia superfici ancora produttive. Prendi il frutteto nel comprensorio irriguo alimentato dalle sorgenti di Sannazaro a Monteroduni, il sistema ambientale che sorregge questi impianti di alberi da frutto è ancora “funzionante”.
Altrettanto significativi seppure non censiti nel predetto archivio ministeriale sono i terrazzamenti di una speciale tipologia presenti in agro di Roccamandolfi predisposti per realizzare su siti scoscesi aie circolari evidentemente piane con muretti di pietra a secco semicircolari, uno a monte per sorreggere lo scavo effettuato nel pendio, uno a valle per sostenere il rilevato, un cerchio di muretti a secco spezzato in 2, una metà del piccolo muro tondo sta più in alto dell’altra, i piani sfalsati dei muretti concorrono a formare un piazzale rotondo piatto come si conviene ad un’aia. Può essere definito quest’opera un terrazzamento eroico per l’acclività del terreno, manufatti in definitiva di grande effetto paesaggistico. Purtroppo è difficile tutelare queste sistemazioni del suolo con muretti o meno, perché la normativa paesistica non prevede il rilascio di nulla osta per gli interventi in materia agricola. Neanche le norme per la protezione della Natura, con la maiuscola trattandosi di Natura 2000, pur riconoscendo all’ambito agreste qualora frapposto tra Siti di Importanza Comunitaria il ruolo di “corridoio ecologico” non impone la verifica dell’incidenza naturalistica per le azioni antropiche insistenti in tali “canali” territoriali. Le case sono le cose, non è un gioco di parole, più preziose dell’agro, le dimore rustiche lo arricchiscono, molto apprezzate dai cittadini che vogliono evadere dalla città alla ricerca dell’esotismo in cui rientra l’immagine del mondo passato. L’agriturismo è un mezzo per valorizzare questo consistente patrimonio immobiliare.
Per quanto riguarda tale tentativo di rivitalizzazione è bene capire la destinazione d’uso attuale dei fabbricati che dovranno svolgere anche compiti di ospitalità. Tanti gli stabili campestri nei circondari più svantaggiati sotto l’aspetto agronomico diventati volumi-fantasma, mentre nei distretti avvantaggiati in quanto si prestano alle lavorazioni meccaniche le fabbriche non sono più sede di residenza e insieme di attività produttive; vi è stata infatti una sorta di “disaccoppiamento” tra destinazione abitativa e quella agricola. La “casa utensile” in cui erano ricompresi i locali per il ricovero dell’attrezzatura, i depositi delle derrate, ecc. studiata da schiere di antropologi nella seconda metà del secolo scorso non c’è più. Il fenomeno del contoterzismo ha portato alla disattivazione, parziale, delle aziende agricole di taglia ridotta le quali si affidano per alcune fasi delle lavorazioni agrarie ad imprese esterne in possesso di idonei mezzi meccanici dei quali per la limitatezza dell’unità aziendale, quella della piccola proprietà contadina classica, al conduttore del fondo non è economicamente conveniente dotarsi. Non in tutti i comprensori sub-regionali, occorre precisarlo, vi sono case sparse, in quelli, si sta pensando all’Alto Molise, storicamente a vocazione pastorale la popolazione è riunita in centri compatti e quindi non vi sono edifici isolati dove attivare agriturismi. In campagna, un po’; ovunque, sono sorte le “seconde case” che si prestano per una tipologia di turismo differente da quello della ricettività temporanea offerta dagli agriturismi, bensì per la villeggiatura cioè per una permanenza prolungata anche in modalità intermittente.
Immagine di copertina – Paesaggio molisano – foto di F. Morgillo





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