Il primo e l’ultimo miglio del viaggio in treno

Per calcolare la durata dello spostamento bisognerebbe aggiungere al tempo trascorso sul convoglio ferroviario quello impiegato per raggiungere la stazione e quello per recarsi da quella di arrivo alla meta che ci si è prefissati

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Per trasporto ferroviario si intende il viaggio fatto con il treno trascurando di considerare ai fini di un giudizio su questa modalità di spostamento, sulla sua convenienza, ciò che avviene prima e dopo, prima della partenza del mezzo di locomozione e dopo l’arrivo dello stesso a destinazione. C’è sempre un prima e un dopo, anche in ferrovia. Non va inteso l’inizio della corsa con l’imbarco sulla carrozza né il fine-corsa con l’arresto del convoglio perché nei tempi di percorrenza vanno inclusi anche quelli che precedono la salita sul treno e quelli che seguono la discesa dallo stesso. Ciò che avviene innanzi allo start del treno è il raggiungimento della stazione dalla propria abitazione o, all’incontrario, dal luogo di lavoro oppure dal posto in cui ci si è recati per acquisti, visite mediche, ecc. e viceversa allorché si giunge allo scalo ferroviario di approdo, il come back. Si possono definire questi due tragitti, rispettivamente, il primo miglio e l’ultimo miglio.

Per capire bene la problematica della tempistica per raggiungere la stazione occorre analizzare la sua posizione rispetto all’insediamento abitativo limitandoci, ovviamente, ai centri abitati maggiori gli unici in cui la strada ferrata tocca l’insediamento abitativo. Di regola la linea ferroviaria è ai margini, tangente all’abitato, venendo a costituire una barriera alla sua espansione dal lato dove vi è la tangenza. È la condizione più favorevole, succede così a Bojano dove l’ingresso in città è condizionato dall’apertura o meno di un passaggio a livello; vi è una serie di costruzioni che si sviluppa all’esterno del nucleo urbano in direzione Monteverde, oltre questo ostacolo, ostacolo seppur movibile a tempo. La situazione più sfavorevole è quella di Campobasso in cui la stazione si trova ora nel suo mezzo in quanto si è avuta una crescita urbanistica impetuosa al di là della ferrovia; i popolosi quartieri di S. Giovanni de’ Gelsi e Colle dell’Orso si congiungono alla parte centrale del capoluogo regionale, se si escludono il transito o raso dei binari in via Mazzini, e la strada subordinata al ponte ferroviario in prossimità del carcere, con un sottopasso e un sovrappasso ambedue pedonali l’uno sottomesso alla stazione, l’altro che la scavalca. Quelli sopra descritti sono i due casi ricorrenti, il primo, Bojano, riguardante i comuni di taglia media, il secondo, Campobasso, quello delle entità insediative superiori che ci fanno comprendere le difficoltà che è possibile incontrare per arrivare alla stazione in tempo. È frequente, salvo che non si abiti proprio a ridosso dello scalo ferroviario o in un raggio misurata in termini temporali ottimale di 15 minuti a piedi dallo stesso, andare alla stazione in auto, da noi non sono così frequenti le corse dei bus (la massa critica dei viaggiatori che ne giustifica la frequenza è ridotta perché le dimensioni demografiche delle nostre realtà urbane sono contenute). Se si va con l’automobile propria alla stazione è necessario che vi sia un parcheggio nelle vicinanze dove lasciarla il quale specie se si sta via per più giorni è bene che sia custodito, cosa che generalmente è difficile trovare nei centri minori. Necessiterebbe di certo a Termoli in caso di trasferte plurigiornaliere da noi è frequente che il viaggiatore venga accompagnato allo scalo ferroviario da un parente o un amico, in particolare se ha valigie al seguito, in macchina e allora basta un semplice stallo per il mezzo dell’accompagnatore, stazionamento che dura il tempo sufficiente per lo scarico dei bagagli auspicando che i convenevoli di rito per la partenza siano avvenuti già durante l’itinerario automobilistico. Finora abbiamo parlato del primo miglio e adesso tocca affrontare la questione dell’ultimo la quale ha tanto in comune con la precedente in riferimento all’ubicazione della stazione e però dalla quale diverge in quanto la stazione non è più il punto verso il quale convergere, bensì, all’opposto, quello da cui ci si muove per raggiungere le varie mete, finali, della trasferta. Ovviamente si parla delle stazioni nostrane non dello “sbarco” nelle metropoli in cui ci rechiamo. Non c’è l’auto di proprietà ad attenderti, a meno che non si sia di ritorno nel comune di residenza, né l’amico ad aspettarti per il trasbordo “armi e bagagli” sulla sua autovettura essendo nella località in cui sei pervenuto un forestiero. Ti tocca affidarti al servizio per la mobilità cittadina mettiamo i taxi tenendo conto però che il presidio del piazzale della stazione da parte dei tassisti non è permanente, sempre quando c’è, nei piccoli insediamenti. Tra piccoli e grandi problemi il Molise ha anche questo che è piccolo solo perché siamo di fronte a comuni piccoli. Se mancano pure gli autobus sei costretto ad incamminarti con le tue gambe verso la destinazione prefissata.

La progettazione dello scalo ferroviario dovrà tener conto di questo fabbisogno differenziato di parcheggio. Un po’ meraviglia, ciò vale per ambedue le “miglia”, che nella redazione dei piani regolatori dei capoluoghi di provincia nel posizionare, mettiamo, le sedi delle amministrazioni pubbliche di livello provinciale o di regione, non si sia tenuto conto del loro distacco dallo scalo ferroviario.

In verità, a Campobasso non è stato propriamente così perché nel suo strumento urbanistico la Zona Direzionale, cui sarebbe dovuta affluire gente anche di fuori comune, era prevista in adiacenza, a valle, ai binari. Per quanto riguarda la città principale del Molise con il progetto della Metropolitana Leggera sono in avanzato corso di realizzazione ben altre due stazioni ai due lati di quella che sarà legittimo chiamare centrale, ciascuna di queste baricentrica a una circoscrizione municipale al fine di favorire l’accessibilità alle attrezzature collettive variamente dislocate tra cui le attività commerciali da parte che chi sopraggiunge in città dal resto del territorio regionale, così come di facilitare ai residenti l’utilizzo di questo mezzo di trasporto.

 

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