Elezioni/Forse saranno le ultime se scatta il lato B della Politica

I molisani che andranno a votare e sopratutto quelli che non ci andranno, dovrebbero condividere la piena consapevolezza che la loro regione registra la più bassa percentuale di abitanti d’Italia ed è la più esposta alla sparizione a causa di una inarrestabile denatalità e di una diffusa fuga di giovani.
Questo significa che la 13ª legislatura potrebbe essere l’ultima e dunque i casi sono due: o avrà una forte impronta emergenziale e riformatrice oppure dovrà prepararsi ad un inesorabile viale del tramonto e a un’estrema unzione la più indolore possibile.
Altro che sperare nel “governo amico”, come si augura Roberti, serve invece un altro Molise possibile con un grande piano regionale partendo contro l’autonomia differenziata (lo auspica pure un appello dell’associazione ex consiglieri regionali).
La pessima legge elettorale del Molise premia le coalizioni che prolificano più liste e quindi mortifica il cosiddetto e benedetto voto di opinione che, quando manca, fa scattare il Lato B della politica.
Il Lato A, visto dall’alto, è il destino degli uomini deciso da altri uomini: bello o brutto, accettabile o repressivo che sia. Il nostro parte da Roma e dall’Europa, per poi dilatarsi da Washington a Pechino, da Nuova Delhi a Brasilia fino a Kiev a Mosca.
Poi c’è, appunto, il lato B che induce a non distinguere la differenza tra i problemi vicini e quelli lontani, che ci fa confondere la coerenza tra voto di vicinanza e di lontananza e la prossimità di problemi locali con quelli nazionali e internazionali.
Detto in soldoni, se ti   vanti di essere italiano al 100%, non puoi dichiararti europeista senza se e senza ma. Né puoi essere anti-europeo se voti Gravina o Fanelli, né amico di Salvini e Roberti se sei per l’autonomia differenziata, né amico di Iorio e Patriciello se voti con Izzo contro i “soliti noti”.
Insomma, problemini di coerenza. Ma il vero Lato B della politica è quello clientelare, amicale e parentale. Quello dei favori, delle promesse e di cognati, zie e cugini per i quali pare brutt’ o se l’anno a male. E’ l’Italia delle rivoluzioni che “non si fanno mai perché ci conosciamo tutti”, come sentenziò Ennio Flaiano.

Giuseppe Tabasso337 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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