Dibattiti/L’abracadabra di un Molise futuro

di Giuseppe Tabasso

Antonio Ruggieri (uno che, se non esistesse, il Molise dovrebbe inventarselo), ha pubblicato sull’ultimo numero de Il Bene Comune un bell’editoriale dal titolo Un nuovo “blocco sociale” per il Molise del futuro in cui auspica la formazione di un doppio blocco: uno “fondato sugli elementi originari della nostra identità culturale raccontati con una lingua aggiornata e colta” e uno “giovanile e progressista delineato in stretta relazione con la nostra Università”. Sfido ogni serio illuminista a non essere entusiasta dinanzi alla visione di un Molise così aperto e proiettato verso un destino di rilancio, ma il problema sta sempre nel dove reperire interlocutori culturalmente attrezzati a far propria una prospettiva così “post-moderna”. Nella mappa del tesoro figurano di sicuro associazionismo, Università, organizzazioni sindacali, terziario avanzato e (se ancora esistono) un po’ di minoranza silenziosa e ceto medio “riflessivo”. Con loro si andrebbe sul liscio, ma poiché i conti devi poi farli con ciò che offre il convento, quello che ti trovi dinanzi è una trimurti politica che è tutta un’abracadabra in materia di futuribilità e rilancio regionale.

Il centrodestra presenta frammentazioni e grovigli d’interessi molto più terreni che culturali, perciò è l’interlocutore meno affidabile: rimarrebbe da sperare solo sulla disponibilità degli altri due conventi: Centro sinistra e 5 Stelle. Nel suo scritto Ruggieri insiste molto sull’identità, tema complesso che, come ha detto qualcuno, è un termine abusivo che in fondo significa il suo opposto: la differenza. Ma su essa si potrebbe giocare mettendo a confronto i due profili politici: la tradizione ancorché declinante del riformismo socialista e la non-tradizione del rutilante grillismo. Purtroppo le identità “colte e aggiornate”, “giovanili e progressiste” che Ruggieri vorrebbe nei due blocchi non sono oggi rintracciabili né in un PD dilaniato nella rifondazione di un’eredità riformista e men che meno in questo grillismo più aggiornato che colto, più “digitale” che progressista, teso a liquidare qualunque sinistra col suo trasversalismo populista. Non a caso lo stesso De Masi li definisce “una massa ideologicamente indistinta da compattare sul piano culturale”.

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