Molise in piano
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Si pensa sempre alla nostra regione come una zona fatta di colline e monti nei quali, però, si celano superfici pianeggianti anche sufficientemente ampie. Chi non riesce proprio ad occultarsi è la pianura costiera forse perché è assai grande per cui non può proprio “nascondersi dietro a un (il proprio) dito”. Da noi poiché le piane sono un “bene” raro, è la legge dl mercato, esse sono un bene prezioso.
Solo poco più di un decimo del territorio regionale è pianeggiante precisando che non si è detto piatto perché le zone in piano non sono mai del tutto livellate e anche quella del Basso Molise, la più vasta, presenta un dislivello, seppure ridotto, tanto da far distinguere una alta pianura, Pantano Alto, e una bassa, Pantano Basso. Le piane maggiori sono disposte ai due lati esterni del Molise, a est vi è, appunto, quella costiera, a ovest quella di Venafro che, comunque, è meno estesa della prima.
Il resto delle pianure di dimensione significativa sono sì interne, ma non sono distribuite equanimemente nel resto della regione, bensì concentrate nella fascia preappenninica, dunque in un settore non centrale geograficamente della superficie regionale. Si possono definire piuttosto che piane, conche circondate come sono, almeno da alcuni lati, da rilievi montani e collinari che siano. L’essere concave è denunciato dai loro bordi che sono sempre in lieve pendenza.
Ne abbiamo una sequenza ininterrotta che costeggia il Matese che inizia da quella di Sepino, prosegue con quella di Boiano e quindi con quella di Pettoranello seguita da quella di Isernia in località Le Piane e si conclude a Macchia d’Isernia dove, di lì a poco, prende avvio la piana di Venafro di cui si è detto; collaterale, ma altrettanto importante è la piana di Sessano, importante pure dal punto di vista storico perché qui si svolse la celebre battaglia tra Alfonso d’Aragona e il Caldora, una “battaglia campale” per la quale ci vuole, appunto, un campo, una pianura.
Quest’ultima è dello stesso tipo di quelle appartenenti alla serie di cui si è detto, cioè è una piana intermontana (in genere su alcuni dei lati vi sono rilievi collinari, piuttosto che montani), morfologicamente una concavità; accanto a queste concorrono a formare quel 10% circa del suolo in piano nel Molise i fondovalle fluviali. In genere sono strisce abbastanza sottili e non sono mai riconoscibili dei terrazzi, cioè terreni di una qualche larghezza e rialzati rispetto all’alveo, elemento morfologico che dimostra qual’era un tempo la quota del letto fluviale che in seguito si è approfondito.
Seppure in sezione trasversale minime le vallate percorse dai maggiori corsi d’acqua, tutti provenienti dall’Appennino che da noi non è sull’asse mediano della Penisola, bensì è spostato verso il Tirreno, sono lunghe. Pertanto le zone in piano che si incontrano lungo tali aste, sommate insieme rappresentano una percentuale considerevole della superficie pianeggiante della regione. Inoltre, va considerato che data la lunghezza questi corsi idrici toccano pressoché ogni ambito comunale mettendo a disposizione di tanti centri parcelle pianeggianti delle quali c’è tanta fame per la localizzazione dei PIP (Piano per gli Insediamenti Produttivi).
Di ragionamento in ragionamento è ovvio che le industrie vanno servite da strade le quali sono quelle moderne, costruite per il medesimo motivo di doversi ubicare su un sedime piano, nel fondovalle e fondovalli si chiamano la Trignina e la Bifernina. Queste superstrade per essere rettilinee viaggiano spesso su viadotti i quali scavalcano spesso il fiume, oltre che per il fatto che esso è per sua natura curvili- neo, per far “planare”, poggiare la carreggiata sulle parti in piano disseminate ai lati qua e là.
Le arterie viarie cercano sempre le pianure e così la viabilità romana che si dipana nell’antico Sannio secondo la direttrice che va da Venafro, a Isernia e a seguire Boiano e Sepino in quella terra di conche intervallate da modesti valichi, quello della Trinità tra Venafro e Macchia d’Isernia, dopo risalendo verso la concavità che sta nel capoluogo pentro contigua all’altra di Pettoranello raggiunge il passo di Castelpetroso dirigendosi in direzione di quella di Boiano per continuare fino alla Sella di Vinchiaturo che separa quest’ultima dalla prossima che è la piana di Sepino.
Ci si è interrotti nel descrivere gli spazi pianeggianti solcati dai fiumi per parlare di percorsi stradali e adesso riprendiamo tale tema per aggiungere che tra questi ve ne sono due davvero ampi, la Valle Porcina interessata dal passaggio del Vandra, e la piana di Roccaravindola formata dal Volturno. Con un continuo andirivieni, lo si ammette, si ritorna alle conche per dire che, come per le fondovalli, la strada è legata agli insediamenti, adesso abitativi, Venafrum, Aesernia, Bovianum, Saepinum.
La forte concentrazione di Municipi in tale fascia è conseguenza, da un lato, dalla predilezione che i Romani avevano per le piane e, dall’altro lato, dalla predilezione che i Sanniti pentri, i quali i primi intendono controllare avevano, per esigenze difensive, per la montagna la quale, come visto sovrasta la conca. Vi è, ad ogni modo, anche una viabilità che corre sulle dorsali come quella che penetra nel comprensorio altocollinare del Sannio frentano in cui Roma costruisce una città, Larinum, sfruttando l’unico sito pianeggiante, le Piane di Larino, disponibile.
Per completezza si fa rilevare che pure Terventum è piana e Piano si chiama il punto culminante del colle su cui è adagiato che è un autentico acrocoro. Rimane da trattare per completare il panorama di questo particolare, e lo si ripete minoritario, lineamento dell’orografia molisana la pianura costiera in cui essa è, invece, maggioritaria: lo si affronta in ultimo in definitiva non perché è poco estesa, in quanto, anzi, lo si è sottolineato in apertura, è la prima per grandezza tra le piane.
L’assenza di barriere fisiche e la regimazione delle acque con l’intervento di bonifica che ha investito l’intero ambito sub-regionale hanno consentito il suo attraversamento da nord a sud da parte di linee di comunicazione di rilievo nazionale carrabili e ferroviarie avviate nel finire del 1.800. Questo andamento richiama la catena delle conche del Molise interno la quale si sviluppa da settentrione a meridione consentendo il transito di uomini, merci e, soprattutto, pecore secondo l’identico orientamento nell’epoca imperiale in cui è vitale, si pensi alla transumanza che abbraccia più contesti regionali.
Da considerare, poi, che la viabilità locale è parte di una maglia generale con “tutte le strade che portano all’Urbe”. Dobbiamo immaginarci, comunque, una piana costiera più ristretta nel passato quando le propaggini collinari giungevano fin quasi sul litorale con gli abitati prossimi alla battigia tanto da permettere ad un Comune che è Campomarino di fregiarsi nella sua denominazione dell’appellativo Marino, cosa che oggi sembra strana poiché la cittadina sta ad alcuni chilometri dal mare.
La pianura litoranea era repulsiva alla presenza umana a causa degli enormi stagni la memoria dei quali è nei toponimi cui in precedenza si è accennato; attualmente, al contrario, è l’areale maggiormente attrattivo di attività economiche e, conseguentemente, di persone. C’è di tutto, industrie, agglomerati residenziali e turistici, tracciati stradali notevoli, ecc. la cui ubicazione qui è legata alla piattezza del terreno.
Francesco Manfredi Selvaggi628 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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