Firmitas, venustas, utilitas, secondo Vitruvio si combinano insieme

di Francesco Manfredi-Selvaggi

I manufatti come gli ascensori e le canne fumarie alla stessa maniera dei tirantini in acciaio per rendere gli edifici antisismici, delle rampe per superare le barriere, delle scale antincendio devono essere oggetto di progettazione da parte degli architetti per renderli paesaggisticamente compatibili rispettando così la triade vitruviana. Vi sono anche i dispositivi antintrusione (Ph. F. Morgillo-La ex Gil vista da v. Gorizia)

Vi sono temi nuovi con i quali l’architetto deve confrontarsi, tematiche che in passato non esistevano. Essi sono molteplici e qui ci limitiamo a vederne alcuni. In particolare analizzeremo quelli apparentemente trascurabili che, comunque, hanno qualche incidenza sul paesaggio, urbano o meno. Porremo l’attenzione prevalentemente sugli interventi da eseguirsi per garantire il pronto esodo in caso di incendio degli edifici, pubblici, per migliorare l’accessibilità agli stessi da parte dei diversamente abili, per ridurre il rischio sismico. Si tratta di accorgimenti imposti da normative abbastanza recenti per cui rappresentano un campo di progettazione non sperimentato in precedenza.

Al di fuori delle scuole sono comparsi, in pressoché ogni comune, intelaiature metalliche che sorreggono le scale di fuga al propagarsi del fuoco all’interno dello stabile; tali telai sono particolarmente vistosi, ma il loro impatto sull’immagine del fabbricato in genere è limitato in quanto posizionati sul retro occupando una piccola quota del terreno di pertinenza scolastica, la superficie da destinarsi alle attività all’aperto degli allievi. Non è per l’architetto un problema da poco quando si tratta di manufatti storici, poche scuole lo sono e però vi sono altre tipologie edilizie obbligate ad adottare queste misure, una è la sede museale; notevoli perplessità suscitò la scelta del fronte del Museo della Fauna appenninica a Castel San Vincenzo sul quale mettere tale sacrosanta scala.

Il progettista oltre al posizionamento potrebbe provvedere alla caratterizzazione formale, ovviamente nel rispetto delle norme antincendio, di tale elemento funzionale. Per quanto riguarda il superamento delle barriere architettoniche per consentire l’accesso all’immobile alle persone in sedia a rotelle, dunque lavori da eseguire all’esterno dello stesso, magari sulla facciata principale, non in un’entrata secondaria, si segnala quanto è stato realizzato al Tribunale di Campobasso: qui una balaustra lapidea istoriata occulta alla vista le rampe per disabili, arricchendo nel contempo il prospetto di questa prestigiosa architettura.

A proposito, invece, delle tecnologie da adoperare per mitigare l’effetto delle scosse telluriche vi è tra le più diffuse la messa in opera di tiranti in acciaio incrociati fra loro a disegnare delle X ancorati alla struttura in cemento armato per aumentarne la duttilità anche perimetralmente al volume architettonico, nell’istituto superiore di via Veneto nel capoluogo regionale stanno solo dentro. Pure per questa azione sarebbe essenziale l’apporto dell’architetto a fianco a quello dell’ingegnere per attribuire un senso estetico a tale operazione. Non solamente sono necessarie per l’antincendio, ma anche per salvarsi dai terremoti sono opportune le scale esterne; potrebbero essere fonti di ispirazione per chi ne è incaricato del progetto quelle presenti nella nostra tradizione costruttiva, specie nelle dimore rurali.

Al contrario è consentito proporre ideazioni del tutto differenti, dalla realizzazione di un’unica tesa di gradini a una scala a ginocchio cioè con ripiano intermedio, a una scala a doppia rampa, a una scalinata con smonti ai vari piani, a una scala a chiocciola, a un ballatoio al posto di un pianerottolo. Nelle attrezzature collettive sono cose obbligate quelle elencate, per i privati sono opportune. Problemi in comune in campo immobiliare degli amministratori locali e dei proprietari di case che andrebbero sottoposti all’attenzione degli architetti al fine di individuare soluzioni idonee al loro inserimento nel contesto cittadino e non, sono anche altri.

La ricerca di forme adeguate è necessaria per le canne fumarie le quali oggi sono prescritte di un diametro enormemente superiore a quello di un tempo; per tale dimensione accresciuta esse non possono essere contenute dentro i locali abitativi e, perciò, vanno addossate all’estradosso delle pareti. Se ne incominciano a vedere diverse nelle viuzze dei borghi “autentici” dove risultano maggiormente evidenti, ingombrati visivamente data la ristrettezza degli ambienti. Un rimedio, al fine di non lasciarle a vista in quanto, fatte come sono in metallo, troppo dissonanti dall’intorno, sarebbe quello di rivestirle in mattoni, da intonacarsi oppure no. Passiamo a questioni connesse al paesaggio riguardanti gli organi decisionali comunali.

Una di queste rappresentata dagli impianti di elevazione destinati a coloro che vivono sulla sommità degli antichi agglomerati, per citarne due Pesche e Civitanova. Gli accorgimenti praticabili sono l’uno, finalizzato a nasconderlo, quello del vano ascensore che penetra nella massa edificata, l’altro che fuoriesce dalla cortina muraria racchiuso in una gabbia traslucida, pareti di cristallo, o opaca. Da valutare, sempre in relazione agli effetti sull’insieme paesaggistico, in alternativa, altre tipologie di mobilità valide sia per i singoli fabbricati sia per gli aggregati insediativi.

Esse vanno dalle scale mobili (è ben visibile per chi si reca a Terminal degli autobus a Termoli quella a servizio del centro commerciale Lo Scrigno) agli ascensori inclinati i quali non sono altro che una funicolare (esso risolve il collegamento tra il Montur e Le Verande, il complesso centrale di Campitello, rappresentando per tale località oltre che un collegamento viario un richiamo pubblicitario trattandosi di una struttura unica nel panorama molisano). Dobbiamo, in definitiva, abituarci all’idea di dover convivere con addizioni agli organismi edilizi di svariati tipi a supporto della loro abitabilità, percettivamente parlando. Il mondo contemporaneo è in continua evoluzione per cui saremo sempre alle prese con adattamenti al sistema abitativo, niente è definitivo e definito, tale è il nostro orizzonte esistenziale.

Francesco Manfredi Selvaggi606 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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