Elezioni europee/Se Vannacci e i sovranisti mettono al tappeto Patriciello

I molisani sembrano più impegnati sui voti comunali che europei. Rispetto all’Europa l’attesa è concentrata su Patriciello che questa volta rischia però di perdere la poltrona che occupa da un ventennio. E i ventennali, come si sa da Mussolini a Berlusconi, portano male. Nel 2019 il candidato venafrese arrivò a 83.526 voti che ora sono castelli in aria per vai motivi: il suo cambio di casacca in un partito anti europeista e di estrema destra, poi c’è l’astensionismo in agguato, c’è perfino la diffidenza della Lega nei suoi confronti e sopratutto lo spauracchio della concorrenza Vannacci.

Il Carroccio deve salvare il piccolo drappello che gli rimane a Strasburgo e i suoi sondaggi non vanno oltre gli 8 o 9 deputati. Quindi se per Salvini il generale Vannacci è una manna del cielo, per Patriciello è una vera calamità. Dichiara infatti all’Huffington Post: “Sono un democristiano candidato con i leghisti, ma Vannacci non lo faccio votare”. Parole da cui traspare la tracotanza di un personaggio abile, scaltro e convinto di poter contare ancora sul background elettorale costruito attraverso le sue vecchie filiere clientelari.

Nella famosa intervista rilasciata ad Antonello Caporale del Fatto Quotidiano, Patriciello affermò che “il Molise è un paese e in ciascun paese ci sono tante famiglie. Noi puntiamo a disseminare candidature di tutti i colori. Ciascun candidato sarà vettore cieco, soldato inappuntabile, formichina operosa.”

Per vent’anni le sue tattiche hanno funzionato spacciandosi come usato sicuro, ma oggi le formichine e i vettori ciechi deve pescarseli dall’Abruzzo alla Calabria. Nella sua ultima servizievole intervista, Patriciello afferma che i molisani non hanno altre alternative che votare per lui se vogliono essere difesi. Non si sa se la difesa è estesa dall’Abruzzo alla Calabria, né risulta che l’Europa sia in guerra con noi poveri meridionali. Anzi.

Sul suo cambio di casacca il silenzio è totale. Ma a riavvolgere il nastro di una sua intervista alla vigilia delle elezioni europee del 2019, il Patriciello di Forza Italia rilascia a Primo Piano un’intervista a firma r.i. che gli chiede: “Onorevole, la battaglia è contro i sovranisti. Come convincerà gli elettori a votare per voi?” Risposta: «Votare il fronte sovranista significa indebolire la posizione italiana, oltre ad essere una contraddizione in termini, avremo l’arduo compito di farlo capire agli elettori. Dovremmo parlare sì di sovranismo, ma di sovranismo europeo, perché non c’è nulla di più identitario della nostra storia comune».

Chissà se oggi Patriciello ha letto sui giornali l’attacco che i suoi compagni di partito, gli ex “no euro” Borghi e Salvini, hanno scatenato ìcontro il sovranismo europeo e contro un grande Presidente della Repubblica come Mattarella.

Giuseppe Tabasso351 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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