Strength to love

di Umberto Berardo

Viviamo un momento difficile nelle relazioni tra i popoli in Europa come negli altri continenti. Di fronte al fenomeno dell’immigrazione dall’Africa e dall’Asia cui purtroppo l’Unione Europea non riesce a dare soluzioni razionali né in termini di accoglienza umana, ma neppure sul piano dell’integrazione, assistiamo a rigurgiti deplorevoli di xenofobia ed a forme di chiusura ispirate da un’ideologia parafascista molto pericolosa.

Di fronte a tali segni è quanto mai opportuno porre al centro della riflessione la figura di Martin Luther King Jr a cinquant’anni dalla sua morte. Nato ad Atlanta nel 1929, si laurea in sociologia e poi in teologia diventando pastore della Chiesa Protestante Battista. Nel 1953 si sposa con Coretta Scott e si stabilisce a Montgomery, in Alabama. Inseritosi nel movimento di lotta antisegregazionista con le idee della non violenza ghandiana, presto inizia a praticarla invitando alla disobbedienza civile, al boicottaggio dei bus contro la segregazione sui mezzi di trasporto nella città dove vive, alle manifestazioni come quella di Washington nel 1964 ed alle marce di protesta come a Selma nel 1965.

Grazie all’intesa con Robert Kennedy nel 1964 si arriva all’approvazione del Civil Rights Act e, l’anno successivo, del Voting Rights Act con cui si pone fine all’isolamento degli afroamericani garantendo loro il diritto di voto. Proprio nel 1964 per questi meriti King ottiene il premio nobel per la pace. Gli anni successivi vedranno il pastore battista contrapporsi ai metodi di lotta violenta proposti dal movimento Black Power di Malcom X.

Le sue battaglie per i diritti civili, contro la guerra in Vietnam, contro la povertà e per l’affermazione dell’uguaglianza sociale nella fattispecie in favore dei netturbini di Memphis, ma soprattutto la sua esposizione in prima fila contro i pregiudizi etnici sono sicuramente le motivazioni che alimentano l’odio del mondo xenofobo americano che porterà all’assassinio del trentanovenne Martin Luther King il 4 aprile 1968.

Conoscere i suoi scritti è importante perché lì si trovano il pensiero, i principi e la concezione della vita che costituiranno il fondamento della sua azione religiosa, politica e sociale. È sicuramente consigliabile al riguardo leggere I have a dream (Ho un sogno) , il testo del suo discorso alla manifestazione di Washington, Lettera dalla prigione di Birmingham, Marcia verso la libertà, Perché non possiamo attendere, Il fronte della coscienza, ma in particolar modo Strength to love (La forza di amare) che dà il titolo al presente scritto e che è stato pubblicato da S.E.I. nel 1963.

Quest’ultimo volume è ormai quasi impossibile da trovare, ma è stato di recente riproposto con il titolo Il dono d’amore. Sermoni da “La forza di amare” ed altri discorsi dalle Edizioni Terra Santa. È difficile stilare una graduatoria di libri letti in ordine d’importanza, ma La forza di amare rimane tra i testi che hanno destato in noi un grande interesse e che siamo riusciti a leggere di getto.

Tra l’altro gli scritti di Martin Luther King non appassionano solo per le idee e per la grande umanità che li pervade, ma per la forza di un linguaggio penetrante la cui potenza dialettica è davvero molto efficace. Sono la fotografia di una persona che sceglie l’amore per i fratelli rinunciando ai personalismi ed agli interessi familiari per dedicare tutto se stesso all’affermazione della libertà, dell’uguaglianza e della giustizia sociale coniugate con la concezione della fraternità cristiana, della non violenza e dell’attenzione ai bisogni degli oppressi.

È a nostro avviso un personaggio storico di grande rilievo e dalla statura eccezionale che occorre conoscere in profondità leggendone le opere ed analizzandone la vita in tutti i risvolti umani, psicologici, spirituali, sociali e politici. C’è un film molto bello che può avvicinare i giovani alla figura di un grande leader come Martin Luther King e che ci auguriamo di rivedere sugli schermi in questo cinquantenario della sua morte; parliamo di Selma – La strada per la libertà con la regia di Ava DuVernay, uscito nel 2014.

Scrivevamo in apertura che per certi aspetti la nostra epoca, dopo tanti anni di lotte e nonostante le affermazioni perentorie di Dichiarazioni dell’ONU e di Costituzioni nazionali, sembra riproporre le medesime difficoltà sociali vissute nel passato in ordine alla garanzia dei diritti universali della persona a qualunque etnia essa appartenga. La verità è che l’opulenza del mondo occidentale non sa più annullare, ma neppure guardare la miseria e la fame dei diseredati.

Oggi una figura carismatica come quella di Martin Luther King c’è ed è papa Francesco. Noi avremmo bisogno di sostenerne in modo deciso l’azione in favore degli indigenti che egli cerca di portare avanti con coraggio e tenacia seguendo il messaggio evangelico nonostante i tentativi palesi o nascosti di ostacolare il suo messaggio.

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