Regionalismo differenziato: lavoriamo insieme in favore del Mezzogiorno

di Micaela Fanelli

L’Italia, soprattutto il Mezzogiorno, hanno oggi un disperato bisogno di sviluppo. Giorni fa, la Commissione Europea ha rivisto al ribasso la crescita del Pil del nostro Paese, la più bassa dell’intera Unione, come diretta conseguenza dell’incertezza che grava sulla prospettiva degli investimenti, utilizzati non per creare sviluppo e occupazione, ma come sostegno improduttivo al reddito di cittadinanza e alla riforma delle pensioni.

Oggi più che mai, dunque, per invertire la rotta negativa dell’economia non servono più spot elettorali, ma infrastrutture materiali e sociali, interventi concreti per lavoratori e pensionati, per i giovani, la crescita ed i diritti sociali. Lo ribadiranno con forza, domani sabato 9 febbraio nella grande manifestazione a Roma, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che scenderanno in piazza San Giovanni per chiedere al Governo anche di aprire un confronto serio e costruttivo con le parti sociali, senza le quali non sarà possibile avviare la stagione del vero rinnovamento sociale ed economico.

Plaudo, dunque, all’iniziativa unitaria confederale e spero che il nuovo segretario della Cgil Landini si opponga in maniera altrettanto ferma alla sciagurata riforma del regionalismo differenziato, che procede a tappe forzate nella quasi totale indifferenza sociale e politica, in netto contrasto con la nostra Costituzione e le politiche europee incentrate invece sulla coesione e sulla solidarietà territoriale dell’Unione. Un rischio che incombe sull’intero Sud Italia, in particolar modo per il Molise, per il quale, auspico, si assumano impegni precisi anche lunedì prossimo, in occasione della prima visita istituzionale nella nostra regione del Presidente del Consiglio Conte, sul quale grava l’onere di fornire al nostro territorio non solo retorica politica, ma risposte urgenti e realistiche.

Prima tra tutte, torno personalmente a ribadirlo con forza, la posizione del Governo sul regionalismo differenziato, che se attuato come richiesto dalle più grandi regioni del Nord, strapperà l’Italia in due, depauperando il Sud di risorse essenziali, decretando così l’implosione del servizio sanitario nazionale, della scuola e dell’Università, degli investimenti per il welfare e per le infrastrutture sociali. Perché è ora di abbandonare la logica dei numeri – che da sempre penalizza le regioni più piccole – in favore di uno sviluppo armonico e solidale di tutta la nazione.

Per questo, in qualità di rappresentante istituzionale del nostro territorio, chiedo che il Primo Ministro assuma precise responsabilità nei confronti di tutti i molisani: un patto per lo sviluppo sorretto da risorse certe e dedicate, che garantisca maggiori investimenti e maggiore attenzione per i lavoratori da troppo tempo esclusi dai processi produttivi.

E allora, soprattutto per i giovani e per il lavoro, dopo aver compreso che le politiche messe in campo dal Governo non ridurranno, ma aumenteranno il gap economico e sociale, uniamo le forze e con una sola voce chiediamo, sabato in piazza San Giovanni a Roma e lunedì in Prefettura a Campobasso, più investimenti per lo sviluppo economico e il pilastro sociale.

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