Un contratto per lo sviluppo del Molise. Il Premier Conte a Campobasso

Questa mattina, in Prefettura a Campobasso, il Primo Ministro Giuseppe Conte ha incontrato i sindaci dei comuni molisani, il presidente della Regione Molise e i rappresentanti delle associazioni di categoria del comparto economico per illustrare il “Contratto istituzionale di sviluppo del territorio”, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per sostenere la crescita del Molise in questo periodo di grave crisi economica e sociale.

L’intervento del premier è stato preceduto dalle brevi relazioni dei sindaci dei due capoluoghi di Provincia, Antonio Battista e Giacomo d’Apollonio, oltre a quella del Presidente della Regione Donato Toma. Quest’ultimo ha sottolineato le principali carenze del nostro territorio e le sue potenzialità ma, soprattutto, ha manifestato preoccupazione per le conseguenze del regionalismo differenziato che rischia di produrre – si è espresso fin troppo prudentemente Toma – un “federalismo squilibrato”. In realtà – aggiungiamo noi – si tratta di una vera e propria “secessione dei ricchi”, come l’ha definita Gianfranco Viesti, autore di un volume sulle autonomie regionali, che di recente, proprio a Campobasso, è stato tra i relatori in una interessante conferenza sul tema.

Come ridurre il gap tra nord e sud – ha chiesto retoricamente il governatore – se la questione meridionale è ancora attuale? Ci vorrebbero – ha concluso, ironicamente – investimenti di cittadinanza.

Giuseppe Conte ha spiegato il senso della sua presenza: l’attenzione per le aree che hanno bisogno di maggiore considerazione dal Governo centrale, come il Molise dove la prospettiva di sviluppo appare più fragile. L’intervento che abbiamo previsto – ha continuato il Capo del Governo – non vuole sostituirsi all’azione degli attori locali, che rimangono fondamentali, ma vuole essere un contributo per fare sistema, il che significa promuovere il dialogo, sollecitare l’elaborazione di proposte e di progetti sostenibili da parte di chi come voi conosce il territorio e i bisogni dei cittadini; significa inoltre connettere la parte pubblica e quella privata, gli Enti locali e tutti gli stakeholders che a vario titolo possono dare un contributo.

Domenico Arcuri, Amministratore delegato di Invitalia, l’agenzia nazionale a cui è stata affidata l’attuazione del programma di sviluppo, ha chiarito ancora meglio la logica che sottende il piano. Immaginare che il divario tra nord e sud possa colmarsi grazie ad un intervento dall’alto, è alquanto illusorio. L’intuizione alla base di questo percorso – ha concluso l’a.d. di Invitalia – è che bisogna mettere insieme l’offerta e la domanda, bisogna provocare un confronto tra soggetti locali, stimolando la loro capacità propositiva e le conoscenze che questi hanno del territorio in cui vivono.

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