Nuovi materiali per un nuovo Molise

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Quasi 100 anni fa iniziano ad affermarsi nel campo delle costruzioni e in quello delle infrastrutture il ferro e il cemento i quali daranno un contributo decisivo alla trasformazione della regione in senso moderno. Un ruolo importante lo ha avuto pure il laterizio di “ultima” generazione.

La modernizzazione della regione dal punto di vista dell’organizzazione urbana nonché territoriale è avvenuta anche per merito dei nuovi materiali che sono cominciati a comparire già alla fine del XIX secolo. In verità, non solo nuovi materiali, ma pure nuovi processi di produzione dei materiali e ciò vale per il laterizio. I nuovi materiali sono, ovviamente, materiali artificiali, in questi è compreso il cemento, cioè materiali che in natura non si trovano già belli e pronti per essere utilizzati, come la pietra che è stato in passato qui da noi il materiale principe nelle costruzioni.

Sono cambiati i materiali e quando ciò non è avvenuto si è modificata la tecnica di lavorazione ed il caso del legno che da allora viene tagliato in segherie azionate a motore (è, in effetti, una macchina inventata al termine del 1700 mossa a lungo dall’energia idraulica e di questo tipo di segheria c’era un esempio a Boiano sul fiume Calderari). I materiali ai quali ci stiamo riferendo si sono rivelati indispensabili per permettere la crescita urbanistica, forte nel II Dopoguerra, dei principali centri molisani.

Le “palazzine” hanno la struttura portante in calcestruzzo armato e la tompagnatura realizzata con blocchetti forati in laterizio e per quanto riguarda questi ultimi va fatta una annotazione la quale è l’essere di fronte ad una rivoluzione per certi versi, per la modifica delle dimensioni del mattone che sono state le stesse per oltre mezzo millennio; i pezzi con la classica misura multipla di 2,5 centimetri vengono impiegati da ora in poi prevalentemente per i rivestimenti a faccia vista. Si tratta dei mattoni tradizionali che uscivano dalle fornaci tradizionali, presenti un po’ dovunque nel Molise, soppiantate in seguito dagli opifici industriali, di cui quello campobassano dei Petrucciani è uno dei maggiori.

La fabbricazione dei mattoni non passa più da tante piccole fornaci concentrandosi in grosse unità produttive. La localizzazione dei laterifici non è più condizionata, a differenza di quanto avveniva per le “pincere”, esclusivamente dalla disponibilità della materia prima, l’argilla, ma anche da altri fattori. Il citato stabilimento Petrucciani è nelle vicinanze della “capitale” della regione dove, è evidente, la “domanda” è più forte, mentre quello di Cantalupo o quello di Baranello oppure quello di S. Pietro Avellana si posizionano in prossimità della linea ferroviaria per ragioni legate al trasporto dei prodotti.

Il cambiamento oltre che delle dimensioni è pure quello delle tecnologie, in passato molto semplici, legate all’avvento del forno Hoffman. Da queste fabbriche per l’epoca innovative escono fuori insieme a mattoni, tegole e pavimenti, cioè materiali edili come, del resto facevano pure le fornaci di un tempo, gli elementi modulari delle tubazioni, utilizzati per le reti idriche e fognarie delle quali gli insediamenti abitativi nella seconda metà del secolo scorso si andavano dotando.

In verità, nel medesimo periodo fanno la loro comparsa e prendono il sopravvento i tubi in calcestruzzo, magari forniti dal cementificio che è sorto a Guardiaregia all’incirca 70 anni fa. Già prima dell’ultimo conflitto mondiale, però, il cemento ha iniziato ad essere un protagonista di enorme peso nel mondo delle costruzioni. Sarebbe interessante che durante i lavori di rifacimento dei percorsi stradali nel momento in cui ci si imbatte in vecchi tubi se ne lasciasse traccia attraverso riprese fotografiche, per capire di quale sostanza sono costituiti, cementizie o argillose; si potrebbe documentare, inoltre, la pavimentazione stradale preesistente, se venne o no applicato il metodo Mc Adam nel qual caso il bitume utilizzato potrebbe provenire dalla cava Pallante di Frosolone, ottenuto mediante la cottura del calcare.

Quello delle arterie di scorrimento è un altro tema importante dell’ingresso nella modernità della nostra realtà regionale, che ha avuto un grande impulso negli anni 70 del secolo scorso, con la realizzazione della fondovalle del Biferno e del Trigno. Si è parlato della tecnica del cemento armato per quanto riguarda le abitazioni per coloro che si andavano inurbando trasferendosi dai borghi minori nei capoluoghi di provincia e a Termoli, dove si stavano affermando alcune presenze industriali, accennando solamente ad una delle due componenti del c.a., il cemento e non si è detto nulla dell’armatura, del ferro.

Anche quest’ultimo materiale ha avuto un peso notevole nel cammino di questo territorio verso l’era odierna. Non è che non si conoscesse in precedenza essendo presente già nell’antichità come risulta dai ritrovamenti di oggetti vari, dalle armature alle fibbie, databili all’epoca sannita e al periodo della dominazione romana e, nella civiltà contadina, la quale è notoriamente senza tempo, i manufatti in ferro erano numerosi, vedi i diversi attrezzi agricoli, la zappa, la falce, l’aratro, ecc., ma non era utilizzato in edilizia, salvo i serramenti e le ringhiere dei balconi.

All’approssimarsi dell’età moderna il ferro, tanto trasformato in ghisa quanto, successivamente, in acciaio, fa la sua comparsa nelle costruzioni sotto forma di tettoie, quelle del Mercato Coperto di Campobasso, di lavatoi, succede ad esempio a Baranello, e di pensiline delle stazioni ferroviarie, si è conservata quella originaria a Larino. Nel filo del discorso che si sta seguendo, quello dell’evoluzione del comparto residenziale e dell’apparato infrastrutturale in senso moderno, rientrano anche le vie di comunicazione, c’è stato un breve richiamo sopra, tra le quali vi sono le strade, appunto, ferrate.

Di ferro sono fatti i binari e sempre con tale materiale sono fatti i ponti ferroviari, uno per tutti quello ottocentesco sul Rio Bottone nella tratta Bosco Redole-Isernia che è stato sostituito, o, addirittura, rifatti, uno sta sulla tratta Campobasso-Termoli, che è stata di recente ammodernata, in agro di Ripabottoni. In città il ferro punteggia la maglia viaria sotto specie di palo di illuminazione e di ferro è, in aggiunta, il sistema reticolare che ingabbia il gasometro, una delle prime attrezzature civili di Campobasso.

L’introduzione del ferro nel campo delle opere di interesse collettivo antecede quello del cemento il quale, comunque, recupera subito terreno, mettendosi ben presto alla pari con l’altro e anzi venendo a stringere con esso una proficua collaborazione come testimonia il calcestruzzo armato. Conservano ad ogni modo identità distinte per cui vi sono campi, i serbatoi degli acquedotti che si trovano in tutti i paesi specifici del cemento differenti da quelli del ferro, quindi i silos dove il Consorzio Agrario ammassava il grano che sono formati da pannellature metalliche.

Francesco Manfredi Selvaggi606 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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