Ironia e delicatezza: Leonardo Cammarano

Riceviamo e pubblichiamo il ricordo di Leonardo Cammarano, figlio di Elena Ciamarra, scritto da Andreina Di Girolamo

Ho conosciuto Leonardo Cammarano qualche anno fa, nella sua dimora di Torella del Sannio, oggi Casa Museo dedicata a sua madre, Elena Ciamarra, pittrice e pianista.
Fui accolta con gentilezza da lui e sua moglie, Angela. Uomo riservato, quasi schivo, da cui però traspariva un’energia interiore non comune. Filosofo, saggista, pittore. Uomo di infinita cultura. Uomo d’altri tempi. Uomo cresciuto e formatosi in un ambiente culturale raro e privilegiato, che lo ha reso persona umanamente disponibile, pronto al dialogo, sempre lucido nei suoi giudizi, a volte taglienti, “buttati lì” quasi per caso, in modo scanzonato e ironico.

Non sono mai riuscita a farmi dare del tu, ma grande fu la mia sorpresa quando si offrì, nel 2018, di curare la presentazione del mio primo romanzo Melodia op. 1, dedicato a Franco Paolantonio, giovane compositore da me “riscoperto”. Serata indimenticabile e piena di cose belle da ricordare: tante persone, la musica del compositore eseguita in modo impeccabile dal soprano Giusy Tiso e dal pianista Marco Petti, la voce di Leonardo, flebile ma carica di senso, un excursus storico-letterario da lasciare storditi per la sua bellezza (non immaginavo tanto) e le parole pensate per me: «Tornando ora al libro in esame, dirò che il Molise ci mostra ancora una volta una persona convinta di questo spirito, lo spirito dell’arte: appunto Andreina di Girolamo che – con questo suo Melodia op.1- aggiunge una ulteriore corda alla possibile musicalità della nostra terra. Anzi, più che possibile: indubbia, anche se segreta. Il senso di tutto questo è nobile, ed è elegante: occorre ribellarsi, senza stancarsene, alla legge – “entropica” se altre mai – che sembra condannare le cose a “non aver senso”. Questa legge è falsa: perché troppo spesso siamo noi, con la nostra inerzia, a negare alle cose la parola. L’uomo civile questo lo sente subito: avete provato a visitare un sito bellissimo ma sprovvisto di testimonianze d’arte? Sentite subito la mancanza di qualcosa di essenziale: ed è per questo che i meravigliosi luoghi del nostro paesaggio, del paesaggio italiano dico, continuano ad essere insostituibili, mostrandoci la traccia della loro conseguita maturità umana. Insomma: il libro qui in esame collabora alla creazione di quella “tradizione colta” che promuove i luoghi del nostro esistere in luoghi della memoria, in luoghi “eleganti” in questo senso superiore. Di ciò dobbiamo essere ora grati alla di Girolamo, ed al suo libro.»

E poi un’ottima cena, ottimo vino, tanta allegria. E ancora un evento, nella casa museo, due anni dopo: concerto di clavicembalo di Giusi Fatica, il 21 giugno Festa della Musica; Leonardo era seduto in prima fila: lui che di musica ne ha ascoltata tanta, dalle mani di sua madre Elena, e ne ha fatta tanta, da pianista seppur dilettante, era contento, sorridente, oserei dire felice. Parco di parole, aveva occhi che parlavano, luminosi e ammiranti.

Non smetterò di ringraziarlo per avermi permesso di utilizzare il suo nome e quello di sua moglie Angela nel mio ultimo breve romanzo Una Bolla di tempo perfetto dedicato a Elena Ciamarra.
L’ultima volta che ho incontrato Leonardo è stato nel settembre dello scorso anno: seduto al cavalletto, dipingeva un paesaggio; ne ricordo solo il colore del cielo: blu cobalto.
Mi disse, con voce flebilissima e affaticata «Non riesco più a parlare; mi stanco troppo facilmente; anche lavorare diventa penoso perché sono privo di forze». Ma intanto era lì, seduto al cavalletto, con uno straccio su una delle gambe sporco di colori, la tavolozza in una mano, il pennello nell’altra. Mi sorrise, col suo sorriso dolce che ormai conoscevo bene. Mi allontanai da lui con un po’ di tristezza, “chissà se lo rivedrò”. No, non lo rivedrò mai più. Si è spento il 19 marzo nella sua casa di Saint-Vertu, in Francia.

E porto con me il ricordo del suo sorriso, dei suoi occhi profondamente curiosi e canzonatori e il blu cobalto di quel cielo che oggi lo accoglie.

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