Il Molisannio…a volte ritorna

Con dedizione e caparbietà, per oltre un decennio, coinvolgendo rappresentanti di istanze diverse della nostra comunità, ci siamo occupati dell’assetto istituzionale della nostra regione, perennemente minacciato da uno spopolamento che non ha sosta. Abbiamo messo a confronto le numerose ipotesi di accorpamento territoriale che via via sono state avanzate: da quella “storica” con l’Abruzzo riproposta di recente da Patriciello alla Moldaunia che ci vedrebbe uniti alla provincia di Foggia; dalla Macroregione Adriatica che in uno studio della Fondazione Agnelli del 1996 a cura di Marcello Pacini ci accorpava all’Abruzzo e alle Marche, fino al Molisannio che appellandosi alla comune discendenza sannita ci vorrebbe insieme alla provincia di Benevento e che di recente è stato riproposto da Clemente Mastella, sindaco del capoluogo sannita e da Donato Toma, presidente della Regione Molise. Pubblichiamo in anteprima (rispetto all’uscita del mensile, ormai prossima) un intervento dello storico Gino Massullo che illustra l’improbabilità e l’avventatezza della proposta messa in campo e auspica che, prendendo spunto da essa, si sviluppi un dibattito ampio. Pubblico e rappresentativo

di Gino Massullo

Lo so! Corro seriamente il rischio di annoiare quei pochi che hanno avuto finora la pazienza di seguire quello che – da ormai troppo tempo e con tutta evidenza abbastanza inutilmente – vado ripetendo sul rapporto intercorrente tra i processi di regionalizzazione e quelli di territorializzazione; vale a dire tra la dimensione ambientale e antropologica di un territorio e la creazione su di esso di unità amministrative, al fine di realizzarne la più opportuna coesione territoriale.

A questo proposito non molto tempo fa, sempre sulle pagine de Il Bene Comune, cercavo di spiegare la sostanziale inconsistenza delle ipotesi di rimaneggiamento dei confini amministrativi del povero Molise, come strumento di inversione del declino demografico e di quello economico che continuano irrefrenabilmente a caratterizzarlo. Lo facevo in risposta all’idea, per la verità per niente nuova, dell’accorpamento amministrativo tra Molise e Abruzzo, in quell’occasione avanzata, con inscalfibile convinzione e qualche presunzione di originalità, dall’onorevole eurodeputato Patriciello.

È ora la volta del presidente Toma che, provandosi anch’egli con l’ingegneria istituzionale, si distingue dall’altro esponente politico del centro destra molisano, per raccogliere il suggerimento lanciato dall’intramontabile Clemente Mastella dalla sua postazione di sindaco di Benevento, non stavolta del ricongiungimento del Molise all’Abruzzo, bensì della sua unione con la provincia beneventana per costituire niente di meno che il “Molisannio”.

Un’idea ancora più vecchia di quella del ritorno all’Abruzzo e Molise per essere stata formulata, la prima volta addirittura al momento dell’intenso dibattito autonomistico degli anni Venti del Novecento. Anche allora, come sembrerebbe oggi, furono le istanze elettoralistiche ad essere prevalenti, insieme a quelle delle lobbies finanziarie, prima fra tutte la Banca cattolica del Sannio con sede in Benevento. Un progetto, diciamo per inciso, che realizzato allora avrebbe sancito la definitiva perifericità dell’area molisana nella compagine nazionale, già affermata sul piano infrastrutturale dall’esito della questione ferroviaria postunitaria che aveva eletto Benevento a nodo ferroviario interregionale, escludendo Campobasso.

Una proposta, peraltro, quella del nostro Mastella che già nel nome prefigurato per la nuova regione, con la crasi tra Molise e Sannio, rinvia ad un errore storiografico alludendo ad un’origine sannita soltanto del territorio beneventano mentre, come sappiamo, esistevano vari Sannii oltre quello irpino, come il pentro e il frentano. Ma per fortuna di chi di storia poco si intende, non è nella storia antica, come pure inopinatamente troppo spesso si sostiene, che si ritrova il fondamento di una moderna identità regionale, ma in fenomeni economici, sociali, politici, ben più recenti ed incernierati intorno al rapporto di cui dicevamo in apertura tra territorializzazione e regionalizzazione.

Anche nel caso di Toma come in quello di Patriciello, infine, è fin troppo facile notare come la la relazione positiva tra accorpamenti amministrativi e ripresa demografica da entrambi posta a fondamento dei loro progetti di accorpamento amministrativo, sia quantomeno curiosa. Basti notare che la provincia di Benevento è, in pratica, afflitta dallo stesso pesante tasso di decrescita demografica che contraddistingue il Molise (negli ultimi vent’anni: -7% nella provincia di Campobasso; -9% in quella di Isernia, -7% nel Beneventano). Sommare due problemi non può evidentemente costituirne la soluzione. Accorpando territori tutti a rischio di desertificazione non invertirebbe certo il trend del loro crollo demografico, così come non si risolverebbero gli altri annosi, storici problemi che ne sono causa che non stiamo qui ad elencare per l’ennesima volta. Né ci sembra che la provincia di Benevento sia connotata da un suo specifico e individuabile modello di sviluppo territoriale talmente integrato e virtuoso da trainare territori contigui, quanto piuttosto anch’essa segnata da marginalità e depressione.

La legittimità di un assetto amministrativo va fondata – ripetiamolo ancora una volta – su un preciso e specifico progetto economico, politico e culturale rivolto al futuro. Quale sarebbe il modello di sviluppo che la nuova compagine amministrativa “sannita” dovrebbe e potrebbe favorire, dopo che quello assistenzialistico e clientelare avviato negli anni Sessanta è definitivamente entrato in crisi? Solo per prendere in considerazione uno degli aspetti fondamentali di ogni processo di regionalizzazione, in che modo, in virtù di quale sortilegio, Campobasso, a cui Mastella ha previsto, bontà sua, di mantenere la funzioni di capoluogo della nuova auspicata regione, dovrebbe improvvisamente mostrarsi capace di irradiare il suo impulso direzionale a tutto il “Molisannio”, quando ancora stenta ad esercitare il suo ruolo di centro della polarità regionale del piccolo ma variegato Molise?

Molto è stato scritto negli ultimi anni a questo proposito, su questo stesso mensile, su Glocale, rivista molisana di storia e scienze sociali, sul volumetto Un altro Molise è possibile, vero e proprio manifesto programmatico per il futuro della nostra regione. I politici molisani in posizioni apicali non hanno avuto evidentemente il modo ed il tempo di leggere.

Viene francamente da chiedersi se a spingere a tali inconsistenti proposte contribuiscano maggiormente il vuoto prospettico e la pulsione semplificatoria populista del pensiero di chi le formula, oppure ancor meno confessabili calcoli elettorali di tipo trasformistico eternamente convergenti al centro dello schieramento politico, dei quali il politicamente sempiterno Clemente Mastella è, come noto, indiscusso, anche se non esclusivo, maestro. Non del trasformismo storico che, meglio studiato fuori da schemi troppo moralistici, potrebbe almeno vantare a giustificazione della sua pervicace finalità di esclusione dalla legittimità politica delle forze politiche “estreme”, in una situazione di “alternanza bloccata”, almeno l’argomento della complessiva tutela istituzionale del Paese. Piuttosto di quello contemporaneo che non potendo, almeno a livello regionale visti il sistema elettorale maggioritario e l’elezione diretta dei presidenti, accampare tali storiche “ragioni”, sembra trovare ormai il suo fondamento soltanto in ambizioni politiche di tipo personale, certo comunque legittime ma non sempre propriamente ispirate al perseguimento del bene comune.

Certo, a pensar male si fa peccato … ma per fugare ogni dubbio – e magari anche per evitare a me di scrivere, ed ai miei pochi lettori di leggere, sempre le stesse cose – si potrebbe almeno un poco migliorare la comunicazione tra cultura e politica, tra quelli che la politica la praticano e quegli altri che su quelle pratiche si sforzano di riflettere; Magari con un dibattito pubblico?

Approfondimenti:

Glocale 11/12 – Questione regionale – IBC Edizioni, 2017

G.Di Lisa – Il Molise nello scenario della riforma istituzionale in atto – IBC Edizioni, Reset, 2017

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