Vigilie di elezioni/Ne vedremo di cotte e crude. E a dare le carte nella destra molisana sarà una Queen maker
Maggio è il mese delle rose e già da questo mese dovrebbero fiorire le rose di candidati alla guida di questa nostra amata e stremata regione. Mai però le rose sono state così tanto piene di spine per lo scriteriato azzardo bellico scatenato dal russo “dagli occhi senza sguardo”, che cambierà gli equilibri del mondo. Piccolo mondo molisano incluso.
La politica italiana ha ora dinanzi a sé un calendario quanto mai impegnativo, partendo da un’anteprima amministrativa di tutto rilievo che avrà luogo il prossimo 12 giugno in ben 26 capoluoghi dove le destre sperano di non bissare il cappotto subito nelle precedenti comunali per carenza di candidati presentabili.
Poi, cioè tra dieci mesi, vivremo quella che forse è la più drammatica competizione elettorale della Repubblica italiana per almeno tre diverse ragioni: le conseguenze sociali ed economiche della guerra; la drastica diminuzione della rappresentanza parlamentare (200 deputati e 115 senatori in meno) e infine la decadenza di un capo di Governo molto ben accreditato all’estero come Mario Draghi.
In verità ci sarebbe da mettere in conto un quarto motivo legato al futuro dell’Unione Europea – il pericolo “lepenista” di una vittoria della Meloni – ma su questo avremo tempo per scannarci.
Aggiungete poi che alle elezioni nazionali si abbineranno le regionali in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Molise. E qui cominciano i nostri dolori. Donato Toma ha premuto per primo il grilletto elettorale anticipando di voler succedere a se stesso. La sua prima mossa, chiamiamola “Operazione Tomastella” sulla riesumazione del Molisannio, ha tenuto banco per alcune settimane, poi è andata afflosciandosi fino a scomparire dai radar, più per contrarietà molisane che beneventane.
Poi l’avanzata della Meloni a spese di Salvini, la guerra interna delle destre e l’irrilevanza di Forza Italia, hanno sbandato l’orizzonte politico molisano sul quale non incombe più l’eterna figura del King maker di Venafro ma quella della Queen maker di Fratelli d’Italia. E quindi? Quindi, dalla Lombardia fino al Molise, sarà Giorgia Meloni a regolare il mercato dei voti e delle candidature della destra, a porre condizioni, a distribuire green pass per Camera, Senato e Regione, a svendere un Michele Iorio per un Toma 2, o un Cotugno per un Pallante e accontentare Salvini con uno strapuntino per il povero Marone.
E a sinistra? Ce ne occuperemo prossimamente, intanto da quelle parti tutto sembra in fieri con fioriture perfino sovrabbondanti, da cui però s’intravede poca voglia di compromessi storici e tentazioni di conventio ad excludendum a dispetto del campo largo progressista.
Giuseppe Tabasso360 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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