«Altrove» di Norberto Lombardi – Intellettuali molisani nella diaspora
È uscito in estate inoltrata l’«Altrove» di Norberto Lombardi. È uscito per Cosmo Iannone Editore, nella collana “Memoriali” ed è un volume costituito da venti interviste che lo stesso Lombardi ha raccolto – in circostanze, ambienti e tempi diversi – e che poi ha dispiegato sulla pagina in prima persona, una scelta stilistica servita per omogeneizzare e tradurre in narrazione spesso letteraria il materiale raccolto.
Le interviste di Lombardi sono con personalità di origine molisana che hanno lavorato e si sono fatte valere in ogni campo delle attività umane, non solo in quello artistico ma anche nei settori dell’economia, della scienza e della ricerca. Oltre ad essere molisani, gli intervistati hanno in comune il fatto di aver trascorso all’estero una parte importante della loro esistenza e il loro originale punto di vista delle cose del mondo è – proprio perché composto da una mescolanza di radici molisane e di esperienze singolari vissute nei luoghi più disparati del globo – interessantissimo per comprendere la contemporaneità e, persino, provare a prevedere ciò che accadrà in futuro.
Si comincia con la vita straordinaria di Giose Rimanelli. E proprio dalla sua narrazione arriva direttamente in copertina, nel titolo, quella parola – l’altrove – che risuona in tutte le altre vite narrate anche quando non è messa in chiaro dal testo. «Ho scelto un’altra strada – dice infatti il poeta cittadino del mondo ma nato a Casacalenda -, quella di riprendere il viaggio verso orizzonti più ampi, verso terre diverse. Lontane e difficili, ma aperte e stimolanti. A questa ricerca di nuovi orizzonti fui indotto (…) da un richiamo profondo verso l’altrove, che è stato una delle spinte più forti del mio percorso esistenziale».
Già solo l’intervista a Giose Rimanelli meriterebbe la dignità di un libro, perché si presenta come un mini-romanzo – non un racconto, davvero un mini-romanzo – avvincente, ricco di sequenze narrative e di riflessioni importanti, scoppiettante, da leggere tutto d’un fiato.
Ma il libro prosegue con altre vite e con altri punti di vista sul Molise e sul Mondo. La conquista del Sudamerica di Torcuato di Tella e il secolo breve di Frank Monaco e Tony Vaccaro; le capacità politiche e umane di John Caccia e la nave che si fa casa di Pietro Corsi. Capacità incredibili, competenze acquisite con lo studio o con l’esperienza, vengono fuori dalle parole di questi uomini che sono partiti dai nostri paesi e che hanno danno contributi notevoli alle società in cui hanno scelto di vivere.
«Ordinato sacerdote nel 1985 – scrive padre Mario Santillo, originario di Toro – ho trascorso i primi due anni in una parrocchia in Cile, altri due anni in Italia per approfondire gli studi teologici e sono approdato al Centro de Estudios Emigratorios Latinoamericanos di Buenos Aires». Vite straordinarie… viaggi, spostamenti, senza alcuna difficoltà o timore. «Il viaggio – si legge ancora nella parte dedicata a Rimanelli – era la forma della mia educazione intellettuale, il modo in cui conquistavo orizzonti più aperti e, nelle stesso tempo, in cui rifornivo di materiali un’interiore architettura letteraria e narrativa che diventava sempre più articolata e complessa».
La cosa che colpisce maggiormente, di questi racconti così veri da diventare letteratura nel momento stesso in cui vengono letti, la cosa che stordisce oltre che stupire, è la varietà enorme di esperienze a cui sono stati sottoposti, per caso o per scelta, i nostri venti protagonisti. «Per me tredicenne – racconta lo scrittore Marco Micone, originario di Montelongo e arrivato giovanissimo in Canada – si sono aperte le porte di una scuola elementare francese, presto sostituita da una scuola media inglese, alla quale mio padre mi ha iscritto seguendo un orientamento diffuso tra gli immigrati, che vedevano nell’inglese la lingua del futuro e degli affari, senza prestare mota attenzione al fatto di vivere in un ambiente a grande maggioranza francofono».
E i fatti narrati sono davvero così diversi tra loro, e proprio per questo congiunti nell’altrove rimanelliano, da impressionare a ogni pagina. Un altro esempio? «A spingermi all’espatrio – scrive Claudio Antonelli, autore di “Dal Molise al Canada, la Jelsi di Montreal” – vi fu anche il perenne clima a casa nostra causato dal particolare stato d’animo dei miei circa il futuro dell’Italia e il pericolo dell’incombente comunismo (ma vi sarà l’epoca delle Brigate Rosse…). I miei genitori, dopo il “ribaltone” subito in Istria, per tutta la vita hanno temuto un secondo ribaltone. (…) La decisione di trasferire i penati in Canada nacque da un mio profondo desiderio di cambiare tutto, ma proprio tutto, ricominciando la mia vita altrove».
E, poi, ancora, i percorsi di Franca Iacovetta (docente di storia all’Università di Toronto), Michele Castelli (ordinario di linguistica generale e di fonetica all’Università di Caracas), Antonio D’Alfonso (regista e musicista a Montreal), John Clissa (croato-molisano che emigra in Belgio e poi in Australia), Carole David (scrittrice e docente universitaria a Montreal), Angelo Persichilli (giornalista a Toronto e, addirittura, addetto stampa del primo ministro Stephen Harper nel 2012). Poi le vite di molisani più giovani: Marco Oriunno, del 1966 (Ingegnere aeronautico in California). «Al lavoro parlo inglese, a casa in francese e con gli amici di sempre in italiano – scrive di sé -. Mi considero a casa in tre continenti: in Italia, in California, in Francia e in Marocco»; Roberta Iannacito (vice rettore e professore ordinario alla Toronto Metropolitan University di Toronto); Giancarlo Forte, biologo molecolare, che dopo aver approfondito i suoi studi tra Tokyo e Tubinga, ha fondato il Centro di Medicina Traslazionale, di cui è attualmente direttore, a Brno, in Repubblica Ceca; Simona Palladino (docente in Scienze Sociali alla Liverpool Hope University); Antonio Casilli (docente di sociologia nella scuola di telecomunicazioni del Politecnico di Parigi).
Dunque, l’altrove raccolto da Norberto Lombardi nel suo libro, non è solo quello novecentesco, della Seconda Guerra Mondiale. È anche quello della contemporaneità: delle torri gemelle e della pandemia. Non è solo quella della manodopera non specializzata offerta allo sviluppo della altre nazioni. È anche quella dei cervelli in fuga dalla disorganizzazione scientifica italiana.
Tutto ciò fa del libro di Lombardi uno strumento di confronto con geni e scienziati di famiglia, con esperti che hanno la nostra stessa origine e che quindi sentiamo vicini. Ed è davvero interessante sentir parlare i nostri giovani, quelli che si fanno valere all’estero, dei problemi che stiamo osservando e subendo.
È un libro che aggiorna la storia dell’emigrazione molisana, necessario per comprendere chi siamo e cosa sarà di noi nell’immediato futuro. Un libro che ci costringe a riflettere proprio sulle nostre radici, sulla loro importanza e sulla necessità di salvaguardarle senza erigere steccati né diventare paladini di stupidi campanilismi. «Seppur senza dimenticare le mie origini – dice Giancarlo Forte, 47 anni, direttore del CMT di Brno -, ho sempre saputo che, se avessi voluto fare ricerca, non avrei potuto farla in Molise (…) Da emigrato sento di non avere titolo per partecipare al dibattito tra coloro che sostengono l’assoluta unicità del Molise e gli altri che pensano sarebbe meglio accorparla alle regioni limitrofe. A me pare che l’apparato istituzionale molisano sia essenzialmente autoreferenziale e che – al contrario – le radici del Molise sarebbero in grado di continuare a esistere anche in assenza di una legittimazione istituzionale».
Forse dall’altrove le cose si osservano con più lucidità… Un libro da leggere per la bellezza delle storie narrate e – come si è visto – per tutta una serie di stimoli a osservare meglio, a pensare meglio, a riflettere con più razionalità.
Giovanni Petta76 Posts
È nato nel 1965 in Molise. Ha pubblicato le raccolte poetiche «Sguardi» (1987), «Millennio a venire» (1998) e «A» (2016); i romanzi «Acqua» (2017), «Cinque» (2017) e «Terra» (2021) ; il saggio giornalistico «L'Italia delle regioni, il Molise dei ricorsi» (2001) e, con lo pseudonimo di Rossano Turzo, «TurzoTen« (2011) e «TurzoTime» (2016). Allievo di Mogol, ha inciso «Non crescere mai» (1993), «Trema terra trema cuore» (single, 2003), «Il bivio di Sessano» (2012). Ha diretto le testate «Piazzaregione» e «L'interruttore». Ha coordinato l'inserto molisano de «Il Tempo».
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