Reminiscenze di vite passate: il sincero menzognero

di William Mussini

Un mio parente vissuto nell’anno mille, quando ho vissuto in un paesino della Provenza meridionale, mi fece notare un giorno, che la mia discutibile mania di raccontare frottole, mi avrebbe prima o poi condotto al patibolo. La sua raccomandazione si fece più aspra e severa a seguito di un mio racconto riguardo una pioggia di rane e pesci che interessò parecchi ettari di terreno alle falde della cittadina di Elorac.

Ricordo dei testimoni affidabili che mi riferirono di una infinità di minuscole rane e di piccoli pesci, presumibilmente pesci gatto; essi caddero dal cielo sereno per più di due ore, inspiegabilmente vivi e vispi, invasero ben presto ogni angolo ed ogni superficie di numerose contrade. Il fatto avvenne sotto gli occhi intimoriti e stupefatti di pochi villani che titubanti, non resero pubblico l’accaduto se non soltanto un mese più tardi.

Io credetti alla buona fede dei contadini, ma mio cugino non diede alcun credito alle mie parole. Fu la prima volta in cui avrei voluto scrollarmi di dosso la fama indiscussa di burlone, lo scetticismo che mostrarono nei miei confronti, si ritorse di conseguenza sulla storia delle rane, provai rammarico per non poter dimostrare concretamente che cose del genere possono accadere

Da allora e prima di allora, sino ai nostri giorni, simili accadimenti si sono ripetuti malgrado gli scettici ed i menzogneri, le cronache di giornali in paesi di tutto il mondo hanno riferito di piogge di rane, serpenti, insetti, formiche, ragni, larve, vermi neri o gialli, pesci di vario tipo, rospi enormi, pezzi di carne marcia, alligatori di varie dimensioni e chi più ne ha più ne metta.

Centinaia di casi raccontati di cui alcuni divenuti leggenda biblica, come ad esempio la terribile alluvione di rospi che afflisse l’Egitto prima dell’esodo degli schiavi ebrei, ne piovvero così tanti che riempirono case e strade. L’argomento è di una vastità incredibile, sappiate documentarvi a riguardo come feci io dall’anno mille ad oggi, leggete i libri di Gharles Fort, ne verrete affascinati. Il mio cruccio sta nel dover riascoltare nel corso dei secoli, le medesime parole leggere atte a minimizzare e dannare in nome della scienza ortodossa, qualsiasi evento e fenomeno enigmatico, fuori dalla logica.

Come  il mio cugino francese, un mio attuale amico affermato fisico nucleare, nonché profondo conoscitore di biologia e meteorologia, mi ha seccamente risposto riguardo ai fenomeni sopraelencati con la ormai popolare asserzione: “È impossibile che le rane piovano dal cielo, secondo le leggi fisiche che governano i moti della materia, è impossibile che corpi viventi di un certo peso e di un certo numero, possano rimanere sospesi in cielo per poi ricadere all’improvviso senza una apparente causa od origine. I testimoni hanno mentito, hanno giocato uno scherzo di pessimo gusto, hanno avuto allucinazioni… Non potrei crederci neanche se lo vedessi!” Diceva A.C. Clarke nella sua Sentinella: “Se un anziano ed illustre scienziato dice che una cosa è possibile, ha quasi certamente ragione, ma se dice che è impossibile ha molto probabilmente torto.”

Io non credo ciecamente ad un fatto così come viene raccontato, ma credo nell’opportunità di verificare e studiare con spirito imparziale e disincantato, come vorrebbe la vera metodica di ricerca scientifica, ricordando che ogni cosa al mondo è relativa e che l’impossibile non è altro che un’accezione della realtà. La realtà stessa è relativa alla interpretazione dei sensi, dunque ad occhi e cervelli “oggettivi”, potrebbe apparire assurda e concreta allo stesso tempo.

Non si possono confutare ne accettare eventi in modo assoluto, sia che essi appartengano alle categorie degli impossibili, sia che essi godano del consenso scientifico. Diceva William James: “La nostra scienza non è che una goccia d’acqua, la nostra ignoranza un oceano. Se una certezza esiste, è questa: che il mondo della nostra conoscenza fisica è avvolto da un mondo infinitamente più vasto e del quale non possiamo attualmente farcene un’idea concreta.”

Io amo gli aborigeni australiani, quando accompagnano il suono del vento con il didjeridu sulle sponde del fiume Pascoa, amo la loro profonda ed inviolata ancestralità, amo Louis Charpentier che disse: “Cosa possono sapere della vecchia terra le genti della nostra epoca incollate ai seggi delle elucubrazioni intellettuali, o trepidanti sui seggi delle meccaniche per motori… Civilizzazioni di natiche comodamente insaccate.”

Mordicchiamole allora, da buoni tarli, queste cellulitiche natiche, tracotanti di auto consensi. Ricordiamoci; “che sia buona cosa per uno scienziato di essere scettico, è vero, ma non di essere volutamente cieco.” Volli convincere il popolo ed i facoltosi che una pioggia di rane s’era realmente verificata quel giorno ma, come predisse mio cugino, mi ritrovai a ginocchioni sotto la lama ben affilata d’una ghigliottina.

La testa rotolò nel cesto perché fui accusato di stregoneria, dissero che ero pazzo, bruciarono i miei vestiti, mi seppellirono in un cimitero sconsacrato e senza alcuna cerimonia. Seppi soltanto qualche anno più tardi che fra la folla, durante la mia esecuzione si vociferava di nascosto, ed alcuni popolani dicevano sommessamente: “Eppure quelle rane io le ho viste…”

William Mussini76 Posts

Creativo, autore, regista cinematografico e teatrale. Libertario responsabile e attivista del pensiero critico. Ha all'attivo un lungometraggio, numerosi cortometraggi premiati in festival Internazionali, diversi documentari inerenti problematiche storiche, sociali e di promozione culturale. Da sempre appassionato di filosofia, cinema e letteratura. Attualmente impegnato come regista nella società cinematografica e teatrale INCAS produzioni di Campobasso.

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