Reminiscenze di vite passate: Attila e l’ignoranza della violenza

di William Mussini

L’ignoranza dell’animo, la carenza di fantasia, la superstiziosa incultura, l’inconsapevolezza di poter essere anche liberi, sono le vere disgrazie delle genti povere, non la loro classe, non la loro appartenenza.

Chi ha la certezza di poter migliorare è già di per se vincente, ed ha certo buon orecchi per apprezzare i messaggi imbonitori:

“Non saremo mica dei maiali, delle oche o delle vacche che prima devono scoprire chi li possiede per poi preoccuparsi di sapere perché li si possiede?” .

Non mancherò di raccontarvi in futuro, anche vicende e situazioni riguardanti grandi geni, nobili ricchi e fortunati, di uomini infondo, meno veri e più apparenti.

Vi parlerò di gnomi e di giganti con la stessa identica ingenuità che dimostrano i bambini, quando raccontano le fiabe di lupi, agnelli e streghe, incapaci di provare vero odio, pietà, amore o paura, mescolando in un fantastico calderone di personaggi strani, tutte le idee pure delle loro splendide menti.

Per adesso preferisco intrattenervi maledicendo per l’ennesima volta l’incoerenza, l’ignoranza, la pochezza e la mancanza di spirito, tanto per non dimenticare la sofferta missione di noi folli. Non so se vi è mai capitato di osservare Attila, Re degli Unni, dormire profondamente sotto il cielo dei Patrizi, nel tempo in cui sognava devastazioni e saccheggi.

Io vidi che il suo viso tenero e rilassato, assumeva a volte l’espressione gaia di chi si compiace, le sue mani si stringevano al petto mentre emetteva dolci mugugni, come di chi sogna l’abbraccio caloroso della madre, oppure un bacio focoso al chiaror di luna, o come un fanciullo che si vede felice e che realizza i suoi desideri nel corso della notte.

Capii dal suo risveglio che in verità, sognava stupri e teste mozzate, quando aprì gli occhi infatti, dalla sua bocca sortì un’intera armata di pestiferi guerrieri sotto forma di rutto. Attila era un feroce bambino poiché riuscì ad impegnarsi nel suo lavoro, con la stessa pertinenza e convinzione di un fanciullo che gioca alla guerra.

Lui come tanti altri barbari conquistatori, come quasi tutti i dittatori, possedeva la capacità di immedesimare la propria forza e violenza, nella funzione attribuitagli dal caso.

Se gli fosse stato insegnato da bambino che quei soldatini di legno, non avevano affatto intenzione di finire in fiamme per il suo trastullo, forse, il giovane Attila, sarebbe diventato un eccelso coreografo, un attore di teatro abilissimo nell’imitare  gesta di guerrieri, avrebbe insomma ironizzato e ridicolizzato la stupida violenza della guerra; un artista dalla spiccata propensione all’opera tragica, un eccellente mimo capace di far piangere lacrime passeggere qualsivoglia platea, senza però procurare alcun male.

Ma gli mancò forse una buona educazione, gli mancò il senso del giusto, della precarietà d’ogni esistenza.

“Chiunque faccia del male al prossimo, è un ignorante! Tutti gli ignoranti sono decisamente convinti della loro effimera grandezza!” .

William Mussini76 Posts

Creativo, autore, regista cinematografico e teatrale. Libertario responsabile e attivista del pensiero critico. Ha all'attivo un lungometraggio, numerosi cortometraggi premiati in festival Internazionali, diversi documentari inerenti problematiche storiche, sociali e di promozione culturale. Da sempre appassionato di filosofia, cinema e letteratura. Attualmente impegnato come regista nella società cinematografica e teatrale INCAS produzioni di Campobasso.

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