dolenti note
di Giuseppe Tabasso
La Sinfonia degli addii Rai – E così domenica a sera daremo un addio tristissimo alle nostre happy hours televisive con Fabio Fazio, Luciana Litizzetto, tanti prestigiosi ospiti e anche a una grande firma come Lucia Annunziata.
Fiorello aveva detto “ora la Rai è meno Rai”, cioè che il servizio pubblico è meno pubblico. Però lui non se la sente ancora di andar via anzi, nel sentire voci di altri abbandoni illustri (Corrado Augias, Massimo Gramellini), rimprovera Annunziata perché ora ci sarebbe invece una ragione in più per non andare via”.
Viene da pensare a Haydn e alla sua famosa Sinfonia detta “degli addii” perché al finale i musicisti spengono uno alla volta la candela del leggio e lasciano la sala come protesta contro il principe Esterhàzy che li tiene troppo lontani dalle loro famiglie.
I grandi giornali titolano: “Come si può uccidere un servizio pubblico”, “Dalla TV di Stato alla TV di Giorgia”. Libero titola invece con sollievo: “Che bel tempo che fa”.
Se si pensa che il sistema spartitorio della destra ha messo “in quota Lega” perfino Isoradio (notizie sul traffico), significa che una lottizzazione così ingorda (e, tra parentesi, tutta al maschile) rende la Rai veicolo di egemonia culturale della destra ma ne distrugge la credibilità.
Fortunatamente esiste una cosa chiamata telecomando, grazie al quale possiamo difenderci dal pensiero unico meloniano spostandoci in un qualche decente Altrove TV. Peccato che in questo Molise sotto tele bombardamenti elettorali quel benedetto Altrove non è mai esistito.
Settennati e Trentennali – Intervistato da Antonello Barone su primonumero.it, Angelo Primiani dichiara: “Spero che i molisani non scelgano di nuovo persone che sono lì da trent’anni. Io avevo sette anni quando Iorio è entrato in Consiglio regionale”.
Oddio, ho pensato di soprassalto, ma cosa dovrebbe dire uno come me che aveva sette anni quando Mussolini era al potere da sette anni e dopo ben 90 anni si ritrova Meloni e La Russa?
No comment – Nel dopoguerra la modernizzazione del Molise ebbe un momento esaltante per il suo sistema infrastrutturale, distrutto e poi ricostruito con 140 opere d’arte, 108 caselli, 29 stazioni rase al suolo.
Giuseppe Tabasso360 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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