“L’importante è seguire la via” – Una recensione del volume “La promessa di Ekaterina” di Luisa Bianchi

Pubblichiamo questa breve recensione a cura di Aurora Eliseo ricordando ai nostri lettori che la presentazione del volume avrà luogo sabato 11 alle ore 17 30 presso il pastificio La Molisana a Campobasso (zona industriale)

di Aurora Eliseo

Merita una sua trilogia, Ekaterina, il suo processo generativo di affioramento, coerente ed evolutivo, un sistema che tiene insieme tutto, inizio e fine. Perché Ekaterina è una promessa, è l’affermazione di un femminile universale, di una trama di emersione inevitabile, profonda, salda: l’ “eterno femminino” pervaso dai connotati sacri e bestiali di amore totale e di spinta al cambiamento, alla mutazione, alla migrazione. Alla trasformazione.

Questa prospettiva astorica si sviluppa nell’intrigo dei bottini senesi in cui si auto-organizza l’opera occulta di una schiava (“un nome accanto a beni, asini, vacche, case e botteghe”) intenta a scardinare prigionia ed oppressione: l’ordito che varca i confini mai interrotti delle costrizioni sociali, culturali e, quindi, materiali delle donne. Metaforicamente, il meta-testo soggiacente al percorso di Ekaterina è costituito dalla rete non visibile dei sotterranei senesi e dalla cupola del Brunelleschi, quasi fossero l’effetto inconscio di una forma che tesse un filo invisibile nel conciliare l’inconciliabile.

Se nella storia raccontata i sotterranei fanno da traccia al cammino di Ekaterina, l’ambizione alla libertà è ambizione alla bellezza, aspirazione al desiderio, in cui Arte e Amore si con-fondono in quanto mezzi magici di emancipazione.

Tuttavia la spinta propulsiva ed irresistibile “a rimettersi in cammino” (segnata dalla voce fuori campo di Babushka, l’amor di sé sopito che prende vita come alterità – “prometti alla tua babushka di aver cura di te”) s’intreccia col dolore atroce di una maternità impedita ma intenzionata a ricomporre il suo tassello di integrità. Lo specifico femminile, l’amore animale e ancestrale per un figlio sottratto, negato, funge da bussola interna, come una sorta di pilota automatico che si attiva al bivio di strade intricate o seducenti, e che si fortifica dinanzi all’orrore dei soprusi e delle violenze. Mai fragilità e pericolo si sono insinuati nella mente di Ekaterina per indurla a barattare – per sempre – l’affermazione di sé col bisogno di certezze (“Madre Orsola degli Alberighi …ti ha accolta alla Scala…ti sapevo al sicuro, ma adesso è l’ora di rimettersi in cammino…prepara le tue cose e seguimi…”).

Romanzo di cospirazione, di raduni, di incantesimi e momenti di sorellanza, “La promessa di Ekaterina” è un’opera a favor di donne e abitata da donne (da streghe, maliarde, maghe, veggenti, o solo intuitive, ribelli, empatiche, già cooperanti, amanti della erbe e delle pozioni, in grado di replicare e difendersi), un lavoro puntuale su cosa sia un processo di autocoscienza, inteso come progressiva acquisizione di capacità o “doni”, di conoscenze e abilità empiriche, attraverso cui saper maneggiare gli effetti del passato per farne esperienza….e attraverso cui portare ad unità le suggestioni interiori, le voci narranti dell’io che ricompongono il campo, lo spirito femminile e, per il suo tramite, individuale: “ ‘Adesso posso andare contenta, ora non hai più bisogno di me, sei stata brava a cavartela in questo lungo viaggio’….Babuska mi aveva detto tante volte che il tempo viene piano piano dalle steppe lontane…e che non ha furia perché trasporta l’eternità….ma questa volta le parole sono nella sua testa e non vede…la faccia solcata di rughe…Nel catino sulla tavola osserva un volto…ed è il suo, quello di una donna che ha lottato e deve solo aspettare…”.

Se il tempo trasporta l’eternità, lo spirito femminile sarà cullato dal soffio del vento che attraversa i secoli, in un processo ininterrotto di emersione, praticato dall’audacia di donne stra-ordinarie e indomabili.

A Mahsa Amin

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