EXTRA MOENIA

di Giuseppe Tabasso

Finestrina sul cortile EU – Una bella notizia: la Polonia non è più sovranista ed euroscettica grazie al nuovo primo ministro, Donald Tusk che, dopo aver annunciato la “fine della guerra tra polacchi e polacchi” ha dato il benservito al nazional-sovranista ungherese Victor Orban, filo-putinista, nonché nemico Nº 1 dell’Unione Europea (e imbarazzante amico di Giorgia Meloni).

Per inciso, Tusk ha nominato ai Beni culturali Barlomei Sienkievicz, nipote dell’autore di Quo vadis, il leggendario romanzo sul martirio dei cristiani nell’antica Roma. A lui è stato affidato il difficile compito di ripristinare il pluralismo nei media polacchi.

Sottogoverni – Ripristinare il pluralismo? In Polonia sarà dura ma possibile. Dalle nostre parti invece non è dura ma impossibile. Leggere quanto riportato su Nuovo Molise: “Il presidente del Consiglio regionale, Quintino Pallante, definisce i sottogoverni molisani, con una pioggia di nomine: dall’ASSST alla Finmolise, da Molise Acque al Comitato regionale per le Comunicazioni dove è stato designato il presidente dell’OdG Molise, Enzo Cimino”.

Un Ordine dei giornalisti è la magistratura di una categoria. Il controllo delle comunicazioni è cosa diversa e incompatibile. Ma nel magico mondo dei cerchi magici, dei conflitti d’interesse e dell’informazione nelle mani dei politici tutto è compatibile.

Abbracci e baci – Chiara Gamberale, scrittrice arcimolisana di famoso padre agnonese, dedica un bel libro (“Il grembo paterno”) al “mistero Molise, un meridione uguale solo a se stesso, schivo che predilige sentimenti radicati a emozioni fugaci”.

Il grande Vinicio Capossela, di tournée a Isernia, ci dedica una frase molto raffinata: “il Molise sfugge alla dittatura del tempo e dall’assedio della contemporaneità”. Chapeau.

Alzi la mano il molisano che non si squagli di soddisfazione dinanzi a parole così belle, non profumate d’incenso ma di affetto.

Poi però va messa nel conto la storica diffidenza molisana che può scambiare l’affetto per brodo di giuggiole e chiedersi se “sfuggire all’assedio della contemporaneità” ed “essere un meridione uguale a se stesso” siano elogi oppure condanne.

Sulla sua Storia del Molise (Donzelli Editore, Roma 2006), Gino Massullo riporta (pag. 735) la lapidaria e desolante esclamazione di un’emigrante molisana che, dopo 40 anni, torna al paese natìo e dice: “Chesse’ prete, acscì come l’eve lassate, acscì le retrove”. Come dire che la contemporaneità può essere una manna.

Giuseppe Tabasso334 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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