Multiproprietà del patrimonio culturale condivisa fra stato, regione e comune

di Francesco Manfredi-Selvaggi

 

I beni storici statali non sono tantissimi, ma di grande pregio, quelli regionali dunque di un ente nato abbastanza di recente sono di acquisizione anch’essa recente da parte dello stesso, quelli comunali sono i più numerosi e pure i più diffusi nel territorio in quanto nel perimetro territoriale di ogni realtà civica ve ne è minimo uno, in verità molti più di uno (Ph. F. Morgillo-Il castello di Cerro al Volturno)

Le opere di interesse culturale di proprietà pubblica non sono poi tanto poche. Poche sono quelle in mano alla Soprintendenza la quale destina una quota rilevante dei propri fondi alle azioni di conservazione di queste che in effetti, si riducono a due, il castello di Gambatesa e quello di Venafro, ambedue autentici monumenti architettonicamente superiori a tutti gli altri edifici del demanio statale, non fosse altro che per i loro affreschi. Lo Stato oltre quelli in carico all’organo periferico del ministero della cultura ha altri beni significativi dal punto di vista architettonico tra i quali si segnala la sede del tribunale a Campobasso le cui facciate sono ripartite da colonne di puro stile dorico alla manutenzione del quale è preposto il ministero delle infrastrutture.

È demaniale ma regionale il palazzo ex GIL, una delle rare testimonianze di architettura razionalista presenti nel Molise, mentre nel demanio provinciale vi è il palazzo Mazzarotta che ospita il museo sannitico all’origine in capo alla provincia e ora diventato museo archeologico nazionale. Vi è pure il demanio comunale nel quale rientra, rimanendo sempre a Campobasso, il celebrato castello Monforte. Del comune, non più di quello del capoluogo di regione, bensì di quello di Isernia e di quello di Larino sono ulteriori due fabbricati monumentali, rispettivamente il convento di San Francesco e il palazzo ducale che ospitano entrambi il municipio.

Occorre mettere in evidenza che tutti i manufatti edilizi citati sono costruzioni di notevole grandezza i quali difficilmente troverebbero un privato, nonostante le loro qualità artistiche, interessato a entrarne in possesso e ciò, oltre a ragioni distributive e funzionali, perché data l’imponente volumetria è troppo dispendioso il riscaldamento dei locali tanto per abitazioni quanto per uffici e per rappresentanza. Le strutture edilizie a carico per la manutenzione del bilancio statale, se immobili iscritti tra quelli dello Stato o oggetto di finanziamento per la medesima finalità da parte dello stesso pur non rientrando nel suo patrimonio sono molteplici.

Sono tanti gli stabili di valenza storico-artistica il cui mantenimento in efficienza è di competenza diretta o indiretta dell’autorità centrale le cui diramazioni sono i ministeri. Si sono citati sopra quello della cultura e quello ex Lavori pubblici e ora si aggiunge quello dell’istruzione. Vi sono scuole in stabili storici tra i quali primeggia il convitto nazionale con annesso liceo Mario Pagano; tale gruppo comprende edifici, pochi sono quelli in cui la scuola è ancora in essere, dove fino a poco tempo fa era allocata la scuola dell’obbligo a Sepino, palazzo Giacchi, e a Cantalupo, in verità un bel po’ di tempo fa, palazzo Petrecca.

Come si vede l’intervento finanziario del governo centrale seppure con finalità diverse da quella della difesa delle emergenze culturali ha spesso ricadute su queste ultime e allora, sarebbe opportuno un coordinamento tra vari capitoli di spesa del bilancio statale in modo da rendere maggiormente efficace l’investimento anche in termini di riflessi sull’asset patrimoniale di valore storico del comparto pubblico. Lo Stato si occupa/preoccupa degli edifici quando sono sede di uffici statali, con il cambio di destinazione d’uso si ha la dismissione dell’immobile, non può più intervenire nonostante sia una “cosa di interesse storico”; per capirci lo Stato che oggi provvede all’efficienza del bel carcere borbonico della “capitale del Molise” non ha titolo qualora venga riconvertito in un centro polifunzionale come auspica la cittadinanza da tempo ad occuparsi della sua manutenzione, poiché non ne sarebbe più in possesso.

Le autonomie locali nell’ottica della valorizzazione dei beni culturali, la tutela è esclusiva della Soprintendenza, possono o con fondi propri o, più di frequente, con l’assegnazione di contributi europei investire nel recupero di testimonianze antiche a rudere quali lacerti di castelli, prendi quello di Longano, o di murazioni, prendi le “mura saracene” nel medesimo comune. Niente è precluso se concorre alla messa in valore della realtà locale producendo il restauro dei “segni” del passato effetti positivi sull’attrattività turistica. È pur sempre un bene culturale seppure ne restano pochi, appunto, resti, un simile bene patrimoniale che in quanto tale non può rimanere improduttivo.

Si dà una mano alla salvaguardia anche in maniera indiretta magari utilizzando un immobile vincolato quale sede municipale (Isernia, Larino, S. Giuliano del Sannio, Forlì del Sannio, Capracotta e così via). Ci si provò a Tufara ma il relativo progetto di riconversione del maniero longobardo in casa comunale venne giudicato troppo invasivo dal ministero perché prevedeva la costruzione ex-novo di un volume da adibire alle attività amministrative sugli spalti della struttura castellana senza, peraltro, tentare una mimetizzazione del corpo di fabbrica rendendolo, mettiamo, assomigliante ad un torrione, una sorta di ricostruzione in stile.

Francesco Manfredi Selvaggi653 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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