Il Molise e la dittatura della mediocrità

Il Molise è “low profile”; è una piccola, tenera, povera e marginale regione (a piacere ci va anche la maiuscola), che ha fatto dell’assenza di comunicazione (oppure della comunicazione pessima e autolesionistica) un modello culturale d’impianto e di sostegno alla sua modernizzazione di media incidenza. Dopo il Natale dell’89, quando insieme alla moglie Elena, in un caseggiato di Tagoviste, alla fine di una fuga rocambolesca e sgangherata, falciato da alcune sventagliate di kalasnikov sparate da partigiani improvvisati veniva giustiziato Nicolae Andruta Ceausescu, imperatore comunista della Romania, l’ultimo logoro scampolo di “socialismo reale” sopravvive fra il Trigno e il Fortore, nelle mani di una casta numerosa e rapace, che abita trasversalmente la politica con improntitudine, sottile arroganza e, soprattutto, totale assenza di progetto.

Quello che caratterizza in maniera più drammatica e irrisarcibile il “blocco sociale conservatore” del Molise contemporaneo è la debolezza (endemica) della società civile nei confronti della politica, invasiva fino alla camera da letto dei 300.000 molisani ancora residenti. Nel Molise la politica è il solo “potere forte” che controlla, utilizzando assai spesso l’abuso, tutta la ricchezza circolante la quale, in una maniera o nell’altra, ha a che vedere col pubblico. Essa ha operato una triste e avvilente “selezione all’incontrario” che ha allontanato dalla vita pubblica i più disinteressati e i meglio intenzionati, dando spazio ai praticoni di mestiere, abbarbicati al loro stolido e a volte dichiarato interesse. In questa prospettiva angusta e autoreferenziale, insieme allo Spirito Pubblico, si è smarrito il futuro della comunità e la nostra classe dirigente, mano a mano, è stata colonizzata da individui senza né arte né parte (è il caso di dire) che fanno della spregiudicatezza valoriale e del riposizionamento situazionistico il viatico della loro fortuna senza talento, senza professionalità e che spesso fa addirittura a meno degli studi regolari e dei titoli di conseguenza.

Il sottobosco della nostra vita pubblica è occupato da personaggi che in comune hanno una lingua e una cultura mediocre. Il profilo della nostra dimensione comunitaria, già ampiamente compromesso, in questi ultimi anni sta precipitando verso una volgarità aggressiva che attenta alle virtù del decoro sobrio e laborioso delle nostre radici rurali, non ancora dismesse completamente. Per la prima volta nella nostra storia recente, chi occupa posizioni di comando sociale è meno colto e informato della comunità che amministra. Per effetto della scolarizzazione di massa, i nostri giovani hanno svolto studi regolari (alcuni con master all’estero), parlano le lingue e frequentano la rete. Hanno uso di mondo perché hanno viaggiato e coltivano, senza difficoltà, una prospettiva rivolta all’innovazione e alle nuove tecnologie; a quelle della comunicazione telematica innanzitutto.

Un universo antinomico rispetto al nostro ceto politico che si sceglie per cooptazione, che vive in un isolamento culturale drammatico, che non va a teatro, non conosce il cinema, guarda con sospetto la letteratura ed è spaesato al cospetto di una mostra d’arte. Che ha fatto della mediocrità e del clientelismo per l’organizzazione del consenso l’angusto e patetico orizzonte della sua azione quotidiana. Dallo sviluppo di questa contraddizione inedita, quella che oppone (dovrebbe opporre) i nostri giovani informati e acculturati a una classe dirigente (il ceto politico in prima fila) al di sotto anche delle aspettative più generose, dipenderà la nostra capacità di sapere governare una situazione perniciosissima che attenta alle nostre condizioni di vita e alla stessa autonomia della Regione.

Antonio Ruggieri75 Posts

Nato a Ferrazzano (CB) nel 1954. E’ giornalista professionista. Ha collaborato con la rete RAI del Molise. Ha coordinato la riedizione di “Viaggio in Molise” di Francesco Jovine, firmando la post—fazione dell’opera. Ha organizzato e diretto D.I.N.A. (digital is not analog), un festival internazionale dell’attivismo informatico che ha coinvolto le esperienze più interessanti dell’attivismo informatico internazionale (2002). Nel 2004, ha ideato e diretto un progetto che ha portato alla realizzazione della prima “radio on line” d’istituto; il progetto si è aggiudicato il primo premio del prestigioso concorso “centoscuole” indetto dalla Fondazione San Paolo di Torino. Ha ideato e diretto quattro edizioni dello SMOC (salone molisano della comunicazione), dal 2007 al 2011. Dal 2005 al 2009 ha diretto il quotidiano telematico Megachip.info fondato da Giulietto Chiesa. E’ stato Direttore responsabile di Cometa, trimestrale di critica della comunicazione (2009—2010). E’ Direttore responsabile del mensile culturale “il Bene Comune”, senza soluzione di continuità, dall’esordio della rivista (ottobre 2001) fino ad oggi. BIBLIOGRAFIA Il Male rosa, libro d’arte in serigrafia, (1980); Cafoni e galantuomini nel Molise fra brigantaggio e questione meridionale, edizioni Il Rinoceronte (1984); Molise contro Molise, Nocera editore (1997); I giovani e il capardozio, Nocera editore (2001).

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