Il governo Frattura istituisce l’Egam e incrocia le dita

Stamane, a mezzogiorno, presso Palazzo Vitale, il presidente Frattura, accompagnato dall’assessore Pierpaolo Nagni e dal consigliere Salvatore Ciocca, ha voluto incontrare i giornalisti per fare chiarezza riguardo alla Legge approvata lo scorso 13 aprile in Consiglio regionale, recante le “disposizioni in materia di risorse idriche della Regione Molise”.

Frattura si è deciso a intervenire avendo constatato il clamore che il provvedimento stava suscitando tra i cittadini molisani, al punto che in rete si era diffusa capillarmente una sorta di black list con i nomi dei consiglieri che avevano votato a favore e di quelli (Lattanzio e Sabbusco) che si erano astenuti pur essendosi dichiarati a sfavore.

In estrema sintesi, la notizia riportata dalla maggior parte delle testate e dei giornali on-line, era che la Regione stesse privatizzando l’acqua.

Per primo Nagni – non a caso uno dei più bersagliati dalla rete – è intervenuto in conferenza-stampa denunciando la trattazione che i media hanno fatto della vicenda e le strumentalizzazioni politiche che ne sono seguite, sostenendo a sua volta che l’istituzione dell’Egam (l’Ente di governo per la gestione delle acque molisane) era un atto dovuto in quanto già il 14 maggio 2015 la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva fissato da lì a un mese la data entro cui improrogabilmente andava designato l’Ente di governo dell’ambito ottimale regionale.
Inoltre, l’assessore ai lavori pubblici ha tenuto anche a spiegare il motivo per cui non sia stato recepito l’emendamento proposto da Michele Petraroia in cui, sostanzialmente, si prescriveva all’Egam di costituire un soggetto gestore unico, totalmente pubblico, a cui affidare la gestione dell’acqua. Pare che ci siano delle normative, a livello europeo, che non consentano ai legislatori locali di delimitare il campo delle scelte di gestione in cui l’Egam dovrà operare.

In parole povere, l’Ente di governo, formato dai sindaci molisani, tramite il Comitato d’ambito (formato dai 14 sindaci che rappresentano, appunto, gli Ambiti), dovrà scegliere l’ente a cui affidare la gestione dell’acqua; quest’ultimo ente potrà essere un soggetto pubblico, oppure un soggetto privato, oppure un soggetto misto pubblico-privato.

In effetti, questo è il cuore del problema. Il Forum dell’acqua pubblica non riesce a capacitarsi del fatto che la volontà espressa da milioni di italiani con il referendum del 2011 venga rimessa di nuovo in discussione affidando ad un direttivo formato da 14 sindaci (in rappresentanza di 136) il compito di scegliere un gestore unico per le reti idriche regionali, e sopratutto che questo possa essere di natura privata.

Frattura, dal canto suo, ribatte sottolineando che l’auspicio del governo regionale è quello che si affidi la gestione ad una società a totale capitale pubblico magari con il coinvolgimento di Molise acque.

Intanto, comunque, pare che qualche sindaco malfidato abbia già paventato l’idea di ricorrere al referendum regionale per abrogare la Legge appena approvata…

Paolo Di Lella100 Posts

Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014

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