L’acqua deve restare pubblica

Dal 2011, quando un referendum popolare riaffermò con forza il principio che l’acqua è un bene comune non commerciabile e che perciò deve rimanere pubblica e disponibile per tutti i cittadini, Confcooperative Molise ha operato in modo che questa cultura corroborasse il risultato sancito dal pronunciamento popolare.

In particolare, si è adoperata concertando le intenzioni e i progetti con diversi enti locali, affinché la cultura e la fruizione dell’acqua pubblica s’irradiasse territorialmente con casine d’erogazione collegate alla rete pubblica, capaci di fornire acqua mineralizzata a prezzi assai inferiori a quella commercializzata da società private, in bottiglie generalmente di plastica. Durante la presidenza De Matteis, nell’agosto del 2013, con la Provincia di Campobasso e con il Comitato Acqua pubblica del Molise, Confcooperative Molise firmò un protocollo d’intesa che favoriva l’adozione di questa pratica in tutto il territorio della provincia di Campobasso e poi, due anni più tardi, nei primi mesi del 2015, sulla scorta del protocollo operante, stabilì contatti e intese col Comune di Campobasso e con sindaco Battista in persona, in modo che il capoluogo regionale declinasse e realizzasse la prospettiva culturale e amministrativa indicata nel protocollo concertativo.

Nella sostanza, col Comune di Campobasso fu ribadito il principio che l’acqua dovesse rimanere pubblica e che per la gestione delle casine d’erogazione il Comune avrebbe favorito la costituzione di cooperativa sociale di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati “non profit” che avrebbe gestito il servizio in nome e per conto dell’Amministrazione comunale, in modo da creare nuove e proficue opportunità occupazionali nella gestione corretta e oculata del patrimonio comune. In riferimento a questo quadro di accordi e di relazioni pregresse, inopinatamente, dagli organi di stampa veniamo a conoscenza dell’imminente entrata in funzione di una casina dell’acqua pubblica situata a Campobasso, in via Toscana, affidata a una srl che metterà in commercio l’acqua pubblica al prezzo di 5 centesimi al litro. Nella circostanza vogliamo sottolineare la ingiustificata scorrettezza del Comune di Campobasso che in maniera unilaterale ed autoreferenziale ha disatteso gli impegni assunti con Confcooperative Molise, ma soprattutto vogliamo stigmatizzare una decisione che contravviene al principio fondamentale che l’acqua deve essere un bene a fruizione universale e non una merce.

Chiediamo all’Amministrazione di Campobasso un confronto immediato in modo da ribadire i contenuti degli accordi stabiliti negli anni passati, frutto di una lunga e complicata interlocuzione, la cui prospettiva culturale e amministrativa a noi sembrava e sembra opportuna e feconda.

FONTE: Confcooperative Molise

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