NoHubMolise in protesta a Campobasso: “vogliamo un’accoglienza diffusa, non dei lager”

Questa mattina, in presidio davanti alla Prefettura di Campobasso, i sindaci di Santacroce di Magliano, Rotello, Bonefro, Colletorto e Montelongo hanno provato, senza successo, ad avere un incontro con il Prefetto Federico per esporre le motivazioni che hanno portato alla presa di posizione pubblica dei giorni scorsi con la quale si è espresso con chiarezza il rifiuto del modello di centro hub di San Giuliano di Puglia. Una struttura, quella dell’ex villaggio provvisorio, secondo le loro valutazioni, inadatta ad ospitare gli oltre 500 rifugiati che dovrebbero alternarsi al suo interno e che non potrebbe garantire gli standard sanitari e di sicurezza necessari. Sia i cittadini accorsi sia i loro rappresentanti, hanno sottolineato come non si stia negando l’accoglienza, ma un modello incompatibile con le necessità e le caratteristiche di un territorio già ferito dal sisma del 2002: sì allo SPRAR, all’accoglienza diffusa nei 136 comuni molisani, per evitare la creazione di aree-lager e la speculazione economica sulla pelle di chi arriva nei nostri territori. Abbiamo raccolto alcune dichiarazioni di vari partecipanti al presidio che ci hanno ribadito, con chiarezza, quale dovrebbe essere il metodo più giusto per gestire il flussio migratorio.

Giovanni Gianfelice, capogruppo di minoranza al Comune di Santa Croce di Magliano, cerchiamo di capire nel dettaglio questa giornata di protesta: quali sono le motivazioni?
E’ l’ennesima giornata di protesta che abbiamo organizzato per essere ricevuti dal Prefetto perché nella nostra area, come ormai tutti sanno, è previsto un secondo terremoto dopo quello del 2002. Qualcuno, a tavolino, ha studiato che in quel villaggio che all’epoca ospitava le famiglie di San Giuliano di Puglia, deve nascere un centro Hub: in un primo tempo, 3 anni fa, si parlava di 50 famiglie fino ai 500 migranti di oggi e, intanto, si progettava la ristrutturazione del villaggio che ha una capienza di 1200 posti letto. Mettere un numero così alto di persone in quell’area isolata, senza viabilità e collegamenti, con una serie di problemi di carattere sociale e un’economia che arranca a riprendere dal 2002, ci pare un grave errore. I presidi di sicurezza sono inesistenti, l’ospedale più vicino è il Vietri di Larino che è chiuso. Veniamo oggi ad esporre questi temi, per l’ennesima volta, alle istituzioni che sembrano sorde e cieche.
Lei e gli altri sindaci, avete raccolto quello che è il sentimento delle popolazioni locali?
La popolazione si è mobilitata, abbiamo realizzato una grossa petizione raccogliendo oltre 2500 firme, però nessuno ci ha dato ascolto. A Santa Croce già c’è uno SPRAR, ci sono comunità di rom che sono lì da 40-50 anni e che sono diventati nostri cittadini anche se in maniera stentata: l’ospitalità è una cosa e la vogliamo fare, ma mettere nel villaggio un numero così alto di persone,  rapportato alle nostre condizioni e alle nostre effettive possibilità di dare un sostegno serio e reale, non consentirebbe nessun tipo di integrazione.
Invece qual è la vostra proposta?
E’ quella di una distribuzione sul modello SPRAR, basata sui comuni di tutta la regione: se facciamo un po’ di conti vediamo che 3-4 migranti in ogni comune non si notano nemmeno e riuscirebbero di integrarsi, riusciremmo a dare loro un aiuto e un sostegno non solo morale, ma anche fisico ed economico.
Qual è l’utilizzo che auspicate per il villaggio di San Giuliano?
C’era la possibilità di un progetto con il CONI nazionale per un insediamento sportivo o anche proposte di altre regioni che volevano utilizzarlo in maniera diversa. Si è voluto a tutti i costi perseguire questa strada con la collaborazione e la partecipazione del sindaco Barbieri, penalizzando la libertà di ognuno di noi.
Perché secondo lei il sindaco persegue questa strada?
Non lo so, però posso immaginarlo: io vedo affari, tutti sappiamo che le problematiche relative ai  migranti sono diventate un grosso business.

Senatore Astore lei partecipa attivamente a questa mobilitazione?
Bisogna premettere che non siamo contro l’accoglienza, ma calare dall’alto un hub in una comunità che deve ancora ricostruirsi socialmente credo sia un errore grave. Il villaggio di San Giuliano può essere usato in tanti modi, anzi chiediamo che venga usato per altri tipi di attività che possano fungere da traino per la rinascita dell’area come, ad esempio, un centro culturale o un centro sportivo.
La sua proposta di accoglienza?
Innanzitutto lo SPRAR, siamo favorevolissimi a questo modello di accoglienza diffusa.

Luca Fatica, sindaco di Oratino tra i sindaci del cratere: anche lei non è d’accordo con questa decisione di ospitare 500 migranti nel villaggio di San Giuliano di Puglia?
Non sono d’accordo per il semplice fatto che ad Oratino siamo stati fautori dell’accoglienza in piccoli numeri e secondo noi è quello il metodo, il format che funziona meglio. Noi non superiamo le quindici unità ed il progetto sta andando avanti senza particolari intoppi. Ritengo che debba essere rispettata la normativa per la quale tutti i comuni prendono in carico, in base alle proprie dimensioni, almeno sei o sette persone.
Pensa che troppe persone ospitate in un’area così isolata possono avere difficoltà di integrazione?
Certamente, si va incontro ad un contrasto sociale che allarma la popolazione. Quello che mi interessa di più è che non venga fatta speculazione politica sul tema, lasciando a chi poi non ha intenzione di accogliere, la possibilità di approfittare di queste situazioni per strumentalizzare la protesta.

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