Una botta a Emilio Izzo e una botta a Salvini

Emilio Izzo e Matteo Salvini

Come e perché la Sinistra perderà ancora

Salvini lo conoscete tutti. Emilio Izzo pure… forse. Per chi non lo conosce, posso dire che è quel tizio con la fisionomia da indiano, capigliatura lunga e corvina, fisico longilineo, alto, viso sempre serenamente incazzato. Lo conoscete di sicuro… È spesso in televisione perché si schiera al fianco degli ex-Ittierre, degli ex-Cantonieri, degli ex-ospedali del Molise, delle ex-ville comunali, dell’ex-punto nascita di Termoli. Ma si schiera anche contro l’eolico ad Altilia, contro la chiusura della biglietteria della stazione del capoluogo di provincia, contro la chiusura della biblioteca provinciale di Isernia, contro la chiusura della Provincia pentra, contro la chiusura del Museo della Memoria e della Storia…

Insomma, Izzo è quello che, negli ultimi venticinque anni, ha sostituito Di Stasi, e poi Leva, e poi Massa, e poi Ruta, e poi Di Sabato, e poi Vennittelli…

Gli intellettuali di sinistra molisani sono, da settimane, impegnati nel colpire Salvini e nel colpire, snobbando le sue iniziative, Izzo. Lo lasciano da solo contro quei poteri, definiti «forti» dallo stesso Izzo, che lo hanno persino denunciato. L’unico a chiamarlo, per esprimergli solidarietà, è stato Giovancarmine Mancini, noto esponente di destra.

Per la sinistra molisana Izzo è una maschera folcloristica che spende le sue energie – «chissà per quale segreta e personale ragione» – in maniera inutile. Così, gli intellettuali di sinistra giocano a ridere su Salvini, a immaginarlo possibile despota del nuovo millennio e a ridere di Izzo. Così passano il tempo…

Trasferendo la riflessione in ambito nazionale, se Orfini, Del Rio e Fratoianni avessero fatto un sit-in di un giorno sotto il Csm e il giorno dopo sotto l’azienda sanitaria di Reggio Emilia, avrebbero sollevato il velo che sta per posarsi sulla grave crisi della magistratura e sulla gravissima crisi della gestione dei servizi sociali. E avrebbero, nello stesso tempo, senza la stupida presenza sulla nave di Carola, sgonfiato Salvini.

Con le dovute proporzioni, Izzo viene trattato dalla sinistra molisana allo stesso modo in cui la sinistra nazionale tratta Gino Strada e Alex Zanotelli, solo per fare due nomi. Ma quanti se ne potrebbero fare!

Le idee di Strada e Zanotelli vengono ritenute – così come nel nostro piccolo quelle di Izzo – visionarie e poco praticabili, inefficaci. Eppure non c’è niente di più pratico, e praticato dagli stessi, di quanto messo in atto personalmente dai due strepitosi modelli. Si pensi solo ai 14 milioni di feriti di guerra curati gratis e senza guardare chi fosse l’alleato e chi fosse il nemico. Si pensi alla battaglia per l’acqua pubblica o alla presenza fisica nei rioni più pericolosi di Napoli.

Zanotelli nei quartieri spagnoli. Strada in Afganistan. Izzo a Pettoranello. Con le debite proporzioni, certo.

La sinistra, invece, sempre dall’altra parte: sulle navi, sui balconi a combattere contro gli «eliminatori» degli striscioni anti-Salvini, nelle ville di Benetton e Pozzilli, nelle Tv a ripetere frasi che i giovani sentono immediatamente come false e precostituite, nei bar isernini a ridere delle iniziative di Izzo.

Intanto, bambini innocenti vengono allontanati da famiglie poco abbienti (lo farebbero se il papà fosse ricco e cocainomane?). Intanto, alcuni magistrati ricusano altri magistrati perché non li ritengono capaci di giudicare la propria situazione (lo farebbero se riconoscessero loro stessi come alti ufficiali dello Stato seri ed equilibrati?). Intanto i soldi dell’Ittierre, spariti nel «nulla», continuano a rimanere nel «nulla» (rimarrebbero lì se ci fosse una sinistra seria?).

Giovanni Petta76 Posts

È nato nel 1965 in Molise. Ha pubblicato le raccolte poetiche «Sguardi» (1987), «Millennio a venire» (1998) e «A» (2016); i romanzi «Acqua» (2017), «Cinque» (2017) e «Terra» (2021) ; il saggio giornalistico «L'Italia delle regioni, il Molise dei ricorsi» (2001) e, con lo pseudonimo di Rossano Turzo, «TurzoTen« (2011) e «TurzoTime» (2016). Allievo di Mogol, ha inciso «Non crescere mai» (1993), «Trema terra trema cuore» (single, 2003), «Il bivio di Sessano» (2012). Ha diretto le testate «Piazzaregione» e «L'interruttore». Ha coordinato l'inserto molisano de «Il Tempo».

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