Poi dice che uno si butta a sinistra/Quel vade retro al contributo di solidarietà

La settimana scorsa l’on. Graziano Del Rio, capogruppo PD alla Camera, ha confezionato un uovo di Pasqua con sorpresa di 1 miliardo e 300 mila euro per il 2020 e altrettanti per il 2021 sotto forma di contributo di solidarietà a carico dei redditi più elevati (cioè di chi guadagna da 80 mila euro in sù all’anno) per far fronte alla povertà da Coronavirus. Non una rivoluzione, ma in fondo un bel modo per far sentire i ricchi meno lontani dai poveri.

Secondo l’ultimo rapporto Istat 45 italiani su 100 si collocano nella fascia di reddito complessivo fino a 15mila euro; 50 in quella tra 15 e 50mila euro, mentre solo il 5,3 per cento dichiara più di 50 mila. Poi ci sono i “paperoni”, cioè circa 35mila (0,1 per cento dei contribuenti) con redditi oltre 300mila euro. (Per inciso, il contributo di solidarietà prevede una deduzione fiscale dal 4 all’8 per cento secondo i livelli di reddito.)

Sarebbero circa 800 mila i cittadini “colpiti” da questa misura, ma alzi la mano chi di noi non esulterebbe di esserne colpito! Eppure appena è stata avanzata la proposta è scoppiato un finimondo di destra. Tutti a sbertucciare Del Rio, a dargli del cazzaro, ecco l’anticamera della patrimoniale, eccoli i soliti comunisti che mettono “le mani nelle tasche degli italiani”. Battuta insopportabile e ingannatrice perché evita di indicare a quali italiani e per quale scopo si mettono le mani in tasca.

Ora, a prescindere dall’art. 4 della Costituzione (“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”) e a prescindere da aziende, come Fiat, Mediaset & Co, hanno sede nel paradiso fiscale olandese, come si fa a respingere una proposta perfino blanda nello stato comatoso in cui versa la nostra economia e soprattutto dinanzi a un Paese dove 170 tra medici e infermieri pagano il più alto contributo di solidarietà come la vita?

Alcuni politici, commentatori, tributaristi e commercialisti cercano di spiegare il perché e il per come la cosa non s’ha da fare e il povero popolo leghista, sovranista e berlusconista naturalmente ci casca. Ma la cosa più stupefacente è che ci caschi anche il popolo a 5 stelle, quello delle scatolette di tonno, dei tagli di vitalizi, agli stipendi e perfino agli auto-tagli di prebenda per mostrare quanto siano vicini al popolo.

Poi dice che uno si butta a sinistra.

Giuseppe Tabasso360 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

1 Comment

  • mirko Reply

    16 Aprile 2020 at 14:48

    Pensiero criminale di sinistra…redistribuire la ricchezza.

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