Licenziato il giorno del compleanno, la storia di Donato, dipendente SATI

di OOSS dei trasporti del Molise 

Raccontare la disgrazia di un lavoratore che, a 56 anni di età e dopo 31 anni di servizio, si ritrova messo alla
porta dalla propria azienda, senza stipendio e senza pensione, a causa di una banale e comunissima patologia, non è un racconto che, di questi tempi, trova l’attenzione e la solidarietà di tante persone. Questa insensibilità alle disgrazie altrui è forse la cifra dei giorni nostri, forse è il risultato delle tante crisi occupazionali e dei tanti racconti di discese agli inferi di persone che mai avrebbero pensato di ritrovarsi in rovina.

Impauriti come siamo, in questi tempi difficili, non vogliamo sentir parlare di vicende tristi. Quindi l’avvertenza che facciamo è che quello che segue è un racconto rivolto a chi ha ancora la capacità di indignarsi e se le Organizzazioni Sindacali del settore dei trasporti hanno deciso di rendere pubblica questa triste vicenda che li riguarda, è per porre all’attenzione dell’opinione pubblica i meccanismi poco noti che regolano il funzionamento di un importante servizio pubblico.

Come avrete capito il settore in questione è quello del trasporto pubblico locale, quindi il contesto in cui queste ingiustizie si consumano è quello in cui una regione (ente appaltante) decide di affidare il servizio ad una o più aziende, queste imprese svolgeranno e garantiranno il servizio senza grossi rischi d’impresa, il pagatore è serio e puntuale, i loro utili non dipendono dall’andamento del mercato, diciamo che siamo al cospetto di imprenditori che possono dormire sonni tranquilli. L’unica accortezza che deve adottare questo fortunato imprenditore è quella di avere buoni uffici con l’ente appaltante.

Questo è il quadro di fondo, per calarsi nello specifico scenario bisogna tener conto, oltre che dell’indole del padrone, anche degli usi e dei costumi di chi ci governa e di chi ci amministra, la visibilità di chi ci governa è forse pure eccessiva, dei secondi sappiamo poco. Ma cerchiamo di fare ordine in questo nebbioso scenario che è il Trasporto Pubblico Locale del Molise con ulteriori approfondimenti su pratiche poco o nulla trasparenti:

• da un lato abbiamo aziende che non avendo controlli dal distratto ente appaltante, nel tempo sono diventate avide e arroccate in posizioni di immeritato privilegio. Sono dei baracconi che lucrano impunemente su ogni capitolo di spesa, assistiti da nugoli di avvocati attratti come le mosche dai vespasiani, aziende che fanno “la cresta” sull’acquisto dei mezzi, incombenza che la Regione Molise ha peraltro storicamente e colpevolmente, lasciato in capo a loro. All’epoca quando si viaggiava per turismo, vedevamo questi mezzi in giro per l’Italia e l’Europa con lauti guadagni per le ditte che verosimilmente caricavano tutti i costi (personale, carburante, gomme ed usura mezzo) sul TPL regionale. Quando questi autobus si muovono sulle nostre linee regionali, le aziende trattengono impropriamente buona parte degli introiti derivanti dalla bigliettazione, producendo un triplice danno, l’impoverimento delle casse regionali, un danno fiscale e la falsificazione del dato del numero degli utenti, quest’ultima magia comporta la conseguente diminuzione dei contributi trasferiti alla Regione dal governo centrale (che per spartire la torta delle risorse tiene conto proprio del numero di pendolari presenti in ogni regione);

• dal lato del distratto ente appaltante abbiamo un quadretto veramente desolante dove la missione di: progettazione, monitoraggio, vigilanza e controllo del TPL regionale, è stata sciattamente e svogliatamente condotta, permettendo la proliferazione dei mostri e mostriciattoli di cui sopra. L’immane mole di lavoro che attende il brillante funzionario\controllore della Regione Molise, spesso viene evasa proprio dal controllato, che per questo trattamento di riguardo, sa benissimo come sdebitarsi e non dimenticarsi del favore. Altro squallido abitante, di “questi porti delle nebbie” che sono i nostri assessorati regionali, è il politico che pontifica, minaccia, promette e lascia decine di “figli illegittimi” che sono quei ragazzi assunti su “segnalazione”, che iniziano la loro esperienza lavorativa già amputati dei loro più elementari diritti, tutto ciò è il risultato di quell’ignobile pratica del voto di scambio. Posti di lavoro in cambio di consensi è il modus operandi di tutti i nostri politici. Questo antefatto indirizza e segna tutta la futura carriera lavorativa dell’autista molisano ed inoltre inficia e rende sterile tanta azione sindacale. Emblematico è stato l’ultimo presidio che i sindacati hanno organizzato davanti alla sede di Atm e nel quale si scorgevano autisti timorosi a tal punto da mimetizzarsi e nascondersi all’interno dei mezzi che stazionavano nel piazzale aziendale

• E infine veniamo chi materialmente conduce i nostri mezzi di trasporto che, numeri alla mano, possiamo definire l’ennesimo colpo di fortuna dei nostri lamentosi imprenditori del settore, infatti l’autista molisano è il più produttivo ed il peggio pagato nel raffronto con i colleghi delle altre regioni.

• Sempre nel tentativo di far un po’ di luce in questa selva oscura che è il TPL regionale, aggiungiamo che sullo sfondo, poco visibile e per nulla incisivo, c’è quel soggetto muto, sordo e cieco che è il pendolare molisano. La sua anacronistica inconsistenza è imputabile a svariati fattori che vanno dalla nostra scarsa propensione alla protesta e all’indignazione, alle opportunità negate all’utenza dall’ente appaltante che ha sempre rinunciato all’obbligatorio passaggio del confronto pubblico. Registriamo con rammarico la latitanza delle associazioni che rappresentano i consumatori, queste hanno sportelli e legali che si occupano di sanità, di edilizia scolastica, di anziani e truffe, ma “diagramma piatto” sulle tante inefficienze che quotidianamente genera il nostro scadente trasporto pubblico. Eppure, così come insegna l’esperienza di regioni più evolute della nostra, l’alleanza di lavoratori e pendolari servirebbe a perseguire vantaggi e miglioramenti per entrambi.

Descritto l’acquario in cui, per 31 anni, ha nuotato con professionalità ed onestà il nostro autista Donato, veniamo proprio a lui, al suo stato d’animo, ai suoi sentimenti, al suo bilancio finale. Raccontare 31 anni in poche righe è impossibile, potremmo sinteticamente riassumere che si è ritrovato a vivere un cambiamento della ragione sociale della sua azienda, che da cooperativa di autisti passa ad essere una società per azioni; nel tempo ha assistito alla graduale rinuncia della sua azienda a mettere in campo il ben che minimo sforzo per tentare di fidelizzare il capitale umano; è stato testimone del progressivo inasprimento dei rapporti con i sindacati; ha visto aumentare in maniera esponenziale il numero di contestazioni, sanzioni e provvedimenti disciplinari a tanti suoi colleghi; si è dovuto cimentare con le difficoltà di essere rappresentante sindacale in un’azienda che si è corazzata di avvocati; ha visto cambiare in peggio il rapporto con i viaggiatori; ha dovuto difendersi dai reiterati tentativi di essere silurato per motivi di salute; ha visto la faccia della sua consorte che apprendeva del licenziamento.

Ecco questo è parte di quel grosso bubbone che è il TPL del Molise. E’ nostro dovere mettere al corrente i non addetti ai lavori sulla degenerazione del sistema e crediamo che ci sia bisogno dell’apporto di tutti (pendolari, contribuenti, cittadini) per rimettere in piedi questa malandata baracca. Avere cura di questo strategico settore potrebbe portare a miglioramenti della qualità delle nostre vite. Sarebbe un imperdonabile errore continuare a lasciar fare a chi ci ha ridotto così.

p.s. caro Donato comunque auguri per il tuo compleanno, e sappi che saremo sempre al tuo fianco ed al fianco dei lavoratori che stanno pagando un conto salatissimo per la loro attività di sindacalisti. Vedrai che verrà il tempo della giustizia giusta!

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