Città con vista sul cortile

di Francesco Manfredi-Selvaggi

A Campobasso i cortili sono minoritari in quanto a componente architettonica nella massa edificata. Ciò sia nel centro storico sia nella zona moderna. Sono del tutto assenti nelle nuove realizzazioni. Eppure il suo principale monumento, il castello Monforte, è caratterizzato dalla presenza di un cortile. Paradossalmente i cortili più visibili della città sono quelli del carcere.

Campobasso non è una città di cortili, però anche qui ve ne sono diversi. Bisogna, comunque, intendersi su cosa significa cortile, operazione questa non facilissima. Se il significato è quello di spazio aperto all’interno di un’unità immobiliare è allora cortile pure la superficie scoperta che sta dentro il «palazzo Della Ventura» a via Mazzini il quale è frutto sì di un’unica iniziativa imprenditoriale, ma non è frutto di una concezione architettonica organica.

Lo dimostra la sua forte articolazione planimetrica che fa ritenere che l’idea progettuale non si misuri con alcun canone tipologico, bensì persegua l’obiettivo di sfruttare al meglio la volumetria consentita dallo strumento urbanistico. Alla fin fine non si tratta di una realizzazione che segue qualche logica formale, quanto piuttosto tendente allo speculativo. Dato che è un complesso edilizio costituito da più pezzi aggregati fra loro, ognuno con una sua scala, il “vuoto” che li tiene distanziati, necessario per assicurare l’aria e l’illuminazione degli alloggi, è notevole.

L’ampiezza e la costatazione che su di esso prospettino numerosi negozi, oltre che la sede di un’associazione ricreativa fanno del cortile una sorta di centro commerciale e a tale effetto contribuisce il fatto che è un’area esclusivamente pedonale e la circostanza che è “passante”, raggiungibile da due strade opposte, via Garibaldi e via Mazzini. Non è l’unico caso nel nucleo centrale del capoluogo della regione in cui vi sono punti vendita nelle corti interne; in due stabili che fronteggiano il Municipio vi sono cortili, più piccoli del precedente, che sembrano quasi delle prosecuzioni della rete viaria circostante come rivela il passo carraio alla soglia il quale indica che vi è l’entrata e l’uscita di automezzi.

Non è escluso che nel cortile (in Piazza Prefettura) vi sia qualche garage e, spesso, l’androne se non il cortile stesso sono ingombrati da macchine in sosta. La abbiamo presa alla lontana per introdurre il tema del cortile e continuiamo così. È da dire che i comandi militari, stiamo parlando del Distretto, erano soliti occupare suoli, peraltro di dimensioni consistenti, nel cuore delle città e così hanno fatto da noi. Sono ambiti assai appetibili per edificazione, ma l’Esercito non si è curato di ciò con il cortile sovrabbondante del Distretto Militare che è il più grande della “capitale” del Molise.

In effetti, non è meramente un cortile, un atrio, diciamo, senza copertura destinato a collegare le varie ali del fabbricato, in cui confluiscono e da cui si dipartono i percorsi, bensì è la cosiddetta piazza d’armi in cui si effettuano le esercitazioni e avviene l’alzabandiera. Stessa storia, cioè la difficoltà a usare il termine cortile, è quella della porzione del volume del Mario Pagano che potrebbe sembrare svuotata, non riempita da corpi di fabbrica: funge da palestra nei giorni di bel tempo e, evidentemente sempre, costituisce un pozzo di luce nell’enorme massa edificata.

Non è per niente percepibile dal di fuori non essendo in asse con l’ingresso allo stabile e ciò ne rappresenta una sua singolarità la quale la fa assomigliare al chiostro di un convento, quest’ultimo un giardino segreto in cui raccogliersi in meditazione senza che l’eco della convulsa vita cittadina possa disturbarla, e di un edificio conventuale, il monastero di S. Francesco della Scarpa, era il sito in cui sorge il Convitto.

Un’altra caratteristica che lo distingue nel panorama del cortili campobassani è quella che tale “buco” del fabbricato è raggiungibile dal portone principale tramite alcuni gradini per cui non sarebbe in alcun modo carrabile e, del resto, per via del loggiato che lo circonda, non è raggiungibile nemmeno dall’accesso secondario che pure è alla medesima quota (è interessante notare che tale entrata di servizio, non si guardi alla larghezza perché è il vano per il transito delle vettovaglie, è posta su uno degli assi urbani del Borgo Murattiano, corso Bucci peraltro in posizione decentrata rispetto alla facciata del fabbricato che prospetta su tale strada, dunque anomala).

Se si è sottolineata la questione della presenza di scalini è perché i cortili sono stati concepiti, in particolare nell’architettura nobiliare, quale ricovero delle carrozze e ciò è puntualmente confermato nei palazzi Cannavina, in via Borgo, e “della duchessa” (o contessa), in v. S. Antonio Abate; a tale proposito si aggiunge seppure è del tutto ovvio che non è questa la ragione per cui è in piano la porta del palazzo Mazzarotta poiché via Chiarizia, sulla quale apre, essendo una scalinata non è percorribile dai carri.

È un’osservazione pleonastica per cui potrebbe essere giudicata fuori luogo e, però, non è fuori luogo nel discorso sulle corti di Campobasso inserire quella di tale residenza signorile per un duplice ordine di motivi: il primo che l’androne è sormontato da una galleria loggiata la quale affaccia sia sul cortile sia sulla strada, soluzione formale davvero inusuale, il secondo è che il cortile è stato coperto con una vetrata per proteggere dalle intemperie i visitatori del Museo Sannitico.

Si è fatto un accenno poco fa al palazzo popolarmente detto della duchessa e vale la pena ritornarci non solo in quanto anche questo nell’agglomerato antico, ma pure perché ci consente di evidenziare un ulteriore aspetto dei cortili, ricorrente negli insediamenti in pendenza che è il seguente: la corte è, per la sua natura intrinseca, piana e ciò ci porta a ritenere pianeggiante, secondo uno di quei meccanismi spontanei che regolano la percezione, quello della “parte per il tutto”, l’insieme del fabbricato la cui pianta, invece, si adatta al pendio, seguendo il corpo posteriore il suo digradare.

Rimanendo ancora nel borgo medioevale si segnala il bel cortile con pozzo, il suo ornamento, al centro che si scorge da un ingresso su via Ziccardi, non c’è posto per i veicoli e così la pavimentazione in acciottolato, all’aperto o lastricata, nell’androne. Come si fa a enunciare semplicemente il nome cortile e non dire niente di quello del castello Monforte, no, non è accettabile. Il maniero del Conte Cola rientra nella categoria del castello-recinto che secondo l’esimio professor Perogalli è una tipologia di opera castellana nata proprio qui da noi.

Prevalendo i vuoti rispetto ai pieni, l’unica struttura muraria è il dongione, è legittimo definirlo, piuttosto che castello fortificato, cortile fortificato. Il cortile, in definitiva, è un’eredità storica, una componente significativa del patrimonio culturale nostrano, una modalità compositiva che ogni tanto riappare, forma che forse i progettisti dovrebbero impiegare maggiormente per la qualità spaziale che conferisce agli interventi edilizi.

Francesco Manfredi Selvaggi606 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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