Asilo politico nell’isola di North Sentinel

di William Mussini

Esiste, nei sogni di molti di noi, un ideale isola deserta con palme, acqua cristallina e sole tutto l’anno; è quel luogo idilliaco da raggiungere nei momenti di sconforto quando, nel guardarsi attorno, ci si accorge di essere fuori contesto e di aver bisogno di un sostanziale mutamento. Su quell’isola si vivrebbe in solitudine cibandosi di noci di cocco, di pesce fresco, alghe e frutti esotici assortiti. Qualcuno, nell’immaginarsi novello Robinson Crusoe aggiunge elementi d’intrattenimento lussurioso, cibo variegato e in abbondanza, oltre ad una personale raccolta dei pezzi musicali preferiti, libri da rileggere ad oltranza, piscine, cocktail, finanche eunuchi che sventolano enormi ventagli di egizia memoria.

Altri ancora finiscono per ritrovarsi, nei loro sogni di emarginazione paradisiaca, in isole meno che mai desertiche e solitarie, bensì la riproduzione immaginaria di posti come Ibiza, le Maldive o magari come le Canarie. In casi estremi c’è chi immagina di isolarsi dal mondo in compagnia di animatori turistici partenopei, in villaggi affollati da personaggi molto somiglianti a quelli del film del 1983 “Sfrattato cerca casa equo canone” di Pier Francesco Pingitore.

Il sogno di vivere lontani dai problemi del quotidiano deve fare i conti però col fatto che a oggi, in realtà, di isole assolutamente intonse e immerse in una natura paradisiaca, lontane da tutto e da tutti, pare che non ve ne siano più. Grazie, o per meglio dire, a causa dell’inarrestabile avanzata tecnologica dei trasporti e del telerilevamento terrestre che permette di ottenere e memorizzare fotografie aeree e dati topografici molto precisi dell’intero pianeta, sembrerebbe praticamente impossibile rimanere concretamente isolati dal mondo civilizzato e civilizzante.

L’uomo moderno sempre connesso con tutto e tutti e tecnologicamente superdotato, ha forse definitivamente perso la possibilità di trovare nella realtà il proprio piccolo paradiso esotico, solitario e incontaminato? Il romanticismo avventuriero dei romanzi di Emilio Salgari pare sia definitivamente sfumato e soppiantato dalle bramosie di conquista extra-terrene come quelle del miliardario canadese Elon Musk, il quale vorrebbe raggiungere il pianeta Marte, presuntivamente a sue spese, per assecondare il suo sogno secolarizzante e transumanista.

Mentre l’immaginario delle nuove generazioni s’incanala su binari virtuali che mostrano in sostituzione al pensiero originale chimere vomitate da algoritmi nei laboratori della Silicon Valley, un’ultima e sperduta isola, però, pare esista ancora nel golfo del Bengala, all’interno dell’arcipelago delle Andemane, in lotta perenne per la propria autonomia e indipendenza. L’isola sperduta chiamata North Sentinel “Sentinella del Nord” è, probabilmente, uno degli ultimi territori incontaminati sul pianeta. I suoi abitanti, i cosiddetti Sentinelesi, rifuggono la civiltà moderna poiché hanno dimostrato e ribadito, in rare occasioni d’interazione con i civilizzati fratelli d’oltre mare, di non volere necessariamente contatti con il mondo esterno.

Definita anche come “tribù dell’età della pietra”, la piccola comunità indigena sarebbe la tribù più isolata del mondo e, grazie anche alla decisione del governo Indiano di non interferire, la vita dei primitivi ma puri uomini sentinella, continua quasi indisturbata da oltre sessantamila anni, sino a divenire un autentico mistero antropico, forse unico sul pianeta terraqueo. A quanto pare la tribù indigena delle sentinelle uccise nel 2006 due pescatori e, i loro guerrieri, sono stati visti spesso mentre scagliano pietre e frecce infuocate contro aerei o elicotteri in ricognizione.

In un articolo pubblicato sul giornale The Independent nel 1993, si racconta che l’antropologo indiano Triloknath Pandit condusse diverse spedizioni antropologiche sull’isola di Sentinel nel tentativo di mettere in contatto i suoi abitanti. Dopo circa trent’anni di tentativi Pandit e la sua squadra riuscirono a interagire pacificamente con gli isolani, a quanto pare dovettero adeguarsi agli usi locali per essere accettati. Secondo lo studioso, “il popolo non è cannibale e non ha un capo tribù, contrariamente alle credenze popolari”.

Recentemente, nel 2018, i nativi dell’isola hanno ucciso a frecciate anche un giovane missionario cristiano evangelico americano John Allen Chau, il quale, in preda a bramosie di proselitismo, si era prefissato di portare la parola di Dio in quello che lui definiva “l’ultimo avamposto di satana”. Sembrerebbe inutile e irrispettoso fare considerazioni sulla prematura morte del giovane missionario, anche se, ci viene involontario pensare a quanto sia stato significativo ed emblematico il suo sacrificio e a quanto egli sia stato ingenuamente artefice di un’inversione valoriale del bene e del male.

Uno di noi uomini civilizzati nell’intento di mondare con l’ideologia religiosa l’ultimo avamposto umano autonomo della terra ed in pieno esercizio del libero arbitrio, perde la vita per mano degli irriducibili uomini primitivi che non hanno manifestato alcuna intenzione di rinunciare a indipendenza e libertà acquisite per diritto naturale. Se John Allen Chau fosse riuscito nel suo intento e fosse divenuto l’ultimo missionario evangelizzatore di popoli estranei al progresso, il pianeta terra avrebbe perso l’ultima occasione per preservare la purezza identitaria di uno sparuto gruppo di uomini non ancora assoggettati al grande inganno delle civiltà moderne.

Ricordando come ammonimento cosa disse Sir Winston Churchill, uno dei rappresentanti più influenti dell’avanzata espansionista e democratica occidentale: “Sono fortemente a favore dell’uso di gas velenosi contro tribù non civilizzate”, viviamo nella speranza che mai più ad avventurieri mistici e a scienziati ficcanaso verrà in mente di metter piede sull’isola di North Sentinel.

A noi insubordinati d’occidente, stanchi dei ricatti e delle menzogne del potere, rimane la rasserenante contezza che esiste ancora oggi sul pianeta un luogo fisico e un popolo renitente, un’isola sperduta e una tribù esotica alla quale, escludendo tutte le altre Nazioni corrotte dall’ambizione, varrebbe la pena chiedere asilo politico, come ultima aspirazione libertaria, la quale, seppur con la sola immaginazione, trasformi i desideri più reconditi in onirica realtà.

William Mussini76 Posts

Creativo, autore, regista cinematografico e teatrale. Libertario responsabile e attivista del pensiero critico. Ha all'attivo un lungometraggio, numerosi cortometraggi premiati in festival Internazionali, diversi documentari inerenti problematiche storiche, sociali e di promozione culturale. Da sempre appassionato di filosofia, cinema e letteratura. Attualmente impegnato come regista nella società cinematografica e teatrale INCAS produzioni di Campobasso.

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