Un comune è superiore se ha anche le scuole superiori

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Boiano è il polo di riferimento del comprensorio matesino svolgendo funzioni direzionali tra le quali ci sono anche quelle della somministrazione dell’istruzione secondaria In qualche modo sono i centri piccoli a rendere grande il centro maggiore servandosi degli istituti scolastici di II livello che esso ospita (ph F. Morgillo)

Boiano, pur avendo via via nel tempo perso importanti attributi direzionali (è stata in origine capitale del Sannio, poi municipio romano, e successivamente cattedra vescovile), in cuor suo continua a nutrire l’orgoglio di essere il centro primario dell’area matesina (chissà se diventerà il capoluogo del parco nazionale). La sua supremazia nel circondario oggi è legata all’insistenza all’interno del perimetro comunale di tre funzioni essenziali: quella sanitaria, la presenza di Villa Ester, quella commerciale, lo svolgimento del tradizionale mercato settimanale oltre ad ospitare alcuni supermercati, quella formativa, vi sono più scuole superiori.

Ci soffermeremo a lungo sull’ex Magistrale come vedremo in seguito. Le va riconosciuto, dunque, il suo status superiore rispetto ai paesi dell’intorno, ma per un agglomerato di così illustre lignaggio le ambizioni non si limitano a voler prevalere in un ambito sub-regionale, ma si estendono a quello regionale. L’orgoglio si alimenta a tale livello della sussistenza qui della predetta clinica privata che Comuni con popolazione di dimensione rapportabile e che sono stati anch’essi sede di Pretura e della direzione di Comunità Montane, Riccia e Trivento, non hanno. Per quanto riguarda poi il mercato del sabato neanche Campobasso accoglie uno così grande, l’intera piazza Roma peraltro assai vasta.

Rimane da vedere se per le scuole superiori c’è motivo che il centro del Matese molisano si senta particolarmente fiero. In effetti, la distribuzione degli istituti di istruzione segue criteri dettati dai Provveditorati, la loro localizzazione non dipende dalla volontà locale. Ci sarebbe quindi poco di cui vantarsi dell’esistenza in quella realtà locale di un tipo di offerta formativa, ragione di vanto potrebbe essere la qualità estetica del fabbricato; il capoluogo della regione afferma la sua primazia con la Casa della Scuola bella per i bolognini in facciata con la quale il manufatto scolastico boianese non può competere in bellezza.

La competizione, comunque, in questo settore è in piedi e l’insediamento bifernino è abile a spostarla dalle aule, per così dire, alla struttura per la residenza degli studenti. Qui è in sede propria, una fabbrica appositamente costruita, mentre altrove è in sede impropria, salvo il caso del Convitto Nazionale M. Pagano, che è un’altra storia. È uno stabile con i mattoncini a faccia vista e le cornici ogivali delle aperture che rimanda alle costruzioni medievali rivisitate in epoca vittoriana, uno stile speciale denominato old england; per la sua veste formale costituisce un immobile di prestigio che impreziosisce il panorama urbano.

È nato in virtù di un gesto di mecenatismo e, però, seppure privato è ad uso della collettività. Si potrebbe obiettare che per sfidare qualcuno occorre che il campo di “battaglia” venga scelto di comune accordo tra i competitors: il collegio oggi non sembra rientrare tra le dotazioni standards, quindi non un terreno di gioco condiviso, mentre in passato era un fabbisogno essenziale date le difficoltà nei collegamenti intercomunali che rendevano obbligatoria la residenzialità degli allievi. Il convitto è di maggior pregio formale della scuola, è un’architettura meritevole di essere sentita quale una gloria cittadina, ma la seconda lo sopravanza per valore simbolico.

Per la sua stessa grandezza fisica rappresenta la conquista dell’accesso all’istruzione di persone di ogni ceto sociale, anche di sesso femminile (le maestre dell’Istituto Magistrale), e per ogni grado di istruzione. La valenza semantica di luogo di crescita culturale della gioventù è riconosciuta a livello di comunità, una sorta di templio del sapere che in quanto tale, come si conviene ad un templio, non può subire contaminazioni esterne. Esso, per tale questione dell’aura sociale, deve sorgere isolato, in un lotto a sé stante circondato da strade.

È un privilegio che non tocca al convitto il quale da un lato è contiguo ad un caseggiato. La prerogativa di costituire un’isola nel tessuto urbanistico la condivide solo con il municipio. La sua carica di rappresentatività impone che detto volume sia collocato in un luogo centrale dell’abitato e, perciò, è posizionato lungo, nodale rispetto alla stessa, la principale arteria urbana; la casa municipale, è doveroso dirlo, in più ha l’affaccio sulla piazza, sempre Roma, che è il cuore, anche per la sua presenza, della città limitandosi la scuola a prospettare, uno spigolo, su un quadrivio.

C’è da aggiungere che l’edificio scolastico rimane un simbolo nonostante che ormai abbia cessato di funzionare e ciò, è da presupporre, perché esso non ha mai cambiato destinazione d’uso fin quando non è stato chiuso, non ha acquisito nella sua vita attiva, adesso è pensionato, un significato diverso per la gente del posto. Non è stato inteso quale “contenitore” disponibile ad accogliere qualsiasi attività, mettiamo uffici comunali senza compiti strategici in occasione di terremoti per cui non necessitanti di parametri di sicurezza sismica altissimi.

Pur vuoto, essendo andato in pensione, nella memoria della cittadinanza, di certo degli individui non più giovanissimi, rimane la scuola per antonomasia. Il paragone opportuno che mette in risalto, per contrapposizione, la peculiarità del fabbricato per scuola come segno identitario è con i magazzini di vendita, la cui insistenza nel territorio civico di Boiano è uno dei fattori, lo abbiamo detto all’inizio, della sua preminenza nel sistema insediativo della valle dell’alto Biferno. In questi è continua la disponibilità al cambiamento per seguire le logiche di mercato, all’opposto della staticità della scuola, anche in virtù della tecnologia costruttiva prescelta, la prefabbricazione impiegando la quale è facile montare, smontare e delocalizzare, contro la rigidità della tecnica muraria adoperata per tirar su la scuola. Infine una chiosa al testo: le nuove scuole edificate in sostituzione della vecchia, hanno minor enfasi derivante dall’ubicazione in zone laterali dell’aggregato urbano, decentrate rispetto al centro, ragion per cui sono meno significanti.

Francesco Manfredi Selvaggi640 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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