Elezioni regionali/La primavera del Fattore D
di Giuseppe Tabasso
Finita la sbornia di successo e lasciato il comodo pulpito dell’opposizione, Giorgia Meloni deve soddisfare la fame arretrata di poltrone dei suoi alleati perdenti e vedersela con grane europee, nazionali e internazionali.
Intanto sotto il cielo del PD, secondo partito italiano di un Parlamento che rappresenta solo la metà degli elettori, soffiano venti di burrasca. Perdenti smarriti, rese di conti, mea culpa, autocritiche, accuse reciproche e meditazioni sulla propria identità, sulla sconfitta da non tramutare in disfatta e su come rimontare il giocattolo andato a pezzi.
Operazione questa su cui ambiscono mettere le mani tanto il neo barricadiero M5S quanto il tandem centrista Renzi-Calenda, tutti pietosamente disposti a raccogliere le spoglie Dem.
Intanto Enrico Letta ha dato il timing del congresso, entro marzo, rivendica simbolo e nome del partito, dice che “ci farà bene l’opposizione”, che “bisogna togliersi il doppiopetto” e ricorda che ci sono le regionali, “prima occasione di rilancio”.
Questo accenno tocca dal vivo anche il Molise dove la formazione di schieramenti ha giorni contati e dove l’occasione auspicata da Letta è discussa all’interno stesso del partito.
Intervistato da Antonello Barone su “primonumero”,
l’avvocato Simone Coscia, membro del direttivo del PD Molise, ha sparato a zero contro Ruta e Facciolla (“Con questi dirigenti non vinceremo mai”) proprio come quando Nanni Moretti bacchettò anche D’Alema (“Dì una cosa di sinistra”).
Forse Coscia pecca in personalizzazioni casalinghe, ma pone un problema serio quando afferma che “non si conquistano gli elettori in un mese di campagna elettorale”, che “ormai non ci sono i tempi per un cambio e che è l’ora di farsi da parte”, gettando così scetticismo sulle regionali come occasione di rilancio.
Eppure, visto che per lo stesso Coscia “il M5S e tutte le forze progressiste sono i nostri naturali interlocutori”, l’occasione non mancherebbe non sottovalutando l’enorme impatto sociale di una donna per la prima volta capo del Governo.
Valentina Cuppi, presidente del PD, si è dimessa accusando di “maschilismo” il suo partito “dove le donne per contare devono piegarsi alle correnti”. E’ una lezione che non rimarrà senza risposte, anche grazie al profilo femminile sul quale Letta si è già speso molto.
Questo dunque significa che in primavera il Fattore D impatterà fatalmente sulle nostre regionali. E che forse solo alle donne, potremo affidare un ruolo di guida e l’occasione di rilancio di un Molise senza Lotiti.
Giuseppe Tabasso365 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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