Paul is dead (?!): il mistero dei Beatles – Intervista con Glauco Cartocci

Paul McCartney è morto. Meglio ancora Paul is dead. E’ una delle storie più incredibile e intriganti che circola nel mondo del Rock.

Una telefonata giunta a una radio americana nel 1969 afferma con convinzione che tre anni prima, la notte del 9 Novembre 1966 il bassista dei Beatles sarebbe morto in un incidente stradale. Appresa la notizia gli altri Beatles e il loro entourage con a capo il super manager Brian Epstein, avrebbero cercato e trovato un sosia (William Campbell?) che da quel momento avrebbe preso il posto in tutto e per tutto di uno dei volti più noti degli anni Sessanta. Da quel momento i Beatles non si sono più esibiti dal vivo e avrebbero disseminato numerose tracce sia nei solchi dei vinili, che nella grafica dei dischi, alimentando una leggenda che pare in questi ultimi tempi riprendere vigore. Le tracce, gli indizi, a favore e contro sono molti. C’è chi si dedica in maniera maniacale alla risoluzione di questo enigma da anni in tutto il mondo, rimandando nastri al contrario per scovare messaggi nascosti e chi interpreta fotografie e testi delle canzoni, copertine degli album e comportamenti dei quattro ragazzi di Liverpool. E’ una storia anomala in tutto,  di solito le leggende nate intorno a grandi rockstar parlano di personaggi morti che invece sarebbero ancora vivi da qualche parte, qui parliamo invece di una rockstar (e che rockstar!!!) viva che sarebbe morta. Abbiamo bisogno di una guida sapiente e capace che possa aiutarci a capire, e per fortuna l’abbiamo trovata in Glauco Cartocci, massimo esperto della questione, ha pubblicato “Il caso del doppio Beatle” che si prepara alla quinta edizione (ampliata con le ultime novità), che in modo obiettivo mette in fila tutte le possibili ipotesi illustrando le prove e le tracce di un versante e dell’altro, senza negare infine la sua convinzione. E proprio a lui abbiamo posto alcune domande per esplorare un aspetto singolare dell’infinito pianeta Beatles.

Come possiamo introdurre a questo argomento quelle persone che magari hanno sentito solo vagamente parlare di una delle leggende più intriganti della musica rock?
Beh, io direi semplicemente: Non sapete che c’è un giallo nel Rock? Una misteriosa vicenda, annoverabile senza dubbio fra le Storie più sensazionali del Novecento, che riguarda la presunta morte di Paul McCartney nel 1966 e la sua sostituzione con un sosia? Esisterebbero (notate il condizionale) molti “indizi” nascosti nei dischi dei Beatles, nelle copertine, nei suoni, nelle parole delle canzoni, che vengono portati come dimostrazione del fatto. Questa “leggenda”, solitamente indicata come PID (Paul Is Dead) ebbe inizio a fine 1969, conobbe un primo momento di risonanza mondiale, per essere poi, troppo frettolosamente, liquidata come “montagna di spazzatura”. Ma non è una leggenda, è un thriller vero e proprio.

Tu hai scritto il più completo dossier sulla vicenda, un libro che potrebbero leggere gli appassionati di musica come i lettori di gialli e noir, e in cui con molta perizia e sapienza conduci per mano nelle varie ipotesi, da quelle più “credibili” a quelle più assurde, tu stesso affermi che con l’avvento di internet e della rete, dagli anni Novanta in poi “esperti” e studiosi del caso si sono moltiplicati così come le presunte prove a favore o contro, questo semplifica o complica la ricerca?
Paradossalmente direi che la complica, perché è davvero molto difficile “scremare” le corbellerie, i “sentito dire” e i cortocircuiti (voluti o casuali) che si verificano in Rete. Ovviamente senza il web una gran massa di informazioni non sarebbero reperibili, però ci vuole enorme pazienza a valutare il tutto, e una buona guida per sapersi orientare. Senza voler essere immodesto, credo di aver operato proprio in quella direzione, fornire una guida che permetta al lettore di farsi una propria opinione, anche se una “soluzione” del giallo non c’è e forse non ci sarà mai.
A differenza del noto internauta Iamaphoney, ad esempio, io cerco di formulare ipotesi, non di “suggerire e suggestionare” senza spiegare. E soprattutto non cerco di gettare fango addosso a McCartney (Primo o Secondo che sia).

Sintetizzando  le cose,  dove sono a tuo avviso gli indizi essenziali, a favore e contro, da cui partire? Sgt. Pepper e il White Album restano il cuore della vicenda?
Senza dubbio sì, seguiti (come importanza PID) da Magical Mystery Tour e Abbey Road.

Come tu scrivi nel libro ci sono varie ipotesi da seguire, varie piste, se per un attimo prendiamo per buona quella della grande burla, dello scherzo orchestrato dai Beatles, a te molto cara, mi chiedo: la telefonata che rivela la presunta morte di Paul giunta ad una radio americana, è anch’essa parte del piano da loro ideato? La telefonata è  il marchingegno con cui instillare il dubbio sulla morte di Paul che altrimenti, nonostante gli indizi nei vinili, rischiava di rimanere inosservato?
Senz’altro. Nell’ipotesi Great Hoax (come è da sempre definita, anche se io preferisco parlare di “grande gioco intellettuale” o “puzzle”) la telefonata è un detonatore. Ma anche in un’altra ipotesi la telefonata potrebbe essere “programmata a tavolino”. E’ un po’ lungo da spiegarsi, lo dico in brevissimo: se Paul fosse davvero morto, e qualcuno avesse cominciato (fra il 66 e il 69) a nutrire dei dubbi, la telefonata a Russ Gibb avrebbe lo scopo di “far scoppiare la bolla” per poi ridicolizzarla e mettere tutto a tacere. In fondo andò proprio così, dal 1970 al –diciamo- 2002 non se ne è parlato più! Io chiamo questa ipotesi “la lettera nascosta”, ma ne saprai di più quando leggerai (mi auguro) la nuovissima edizione in uscita a Marzo.

paul mccartney
Se fosse uno scherzo la complicità di George Martin (produttore artistico dei Beatles) dovrebbe essere totale in relazione al fatto che soprattutto nel ‘66 era lui a dominare la parte tecnica nelle registrazioni, e seminare indizi nei dischi significava possedere una padronanza che forse nel ‘66 John, Paul, Ringo e George ancora non avevano.
La complicità del grande George Martin in ogni caso è essenziale e impossibile da trascurare. (Se hai letto la parte relativa a “Love” e allo stemma di famiglia di Sir Martin, sai quanto lui faccia riferimenti alla vicenda, ancora oggi…) Però considera che gli indizi “sonori”, anche se molto pubblicizzati, in fin dei conti restano fra i più discutibili, mentre altre tipologie di essi (grafici, comportamentali, comparazioni fisiche) sono più “corposi” nell’intera vicenda. Penso ad esempio alla cassa della batteria sulla copertina dell’album Sergeant Pepper Lonely Hearths Club Band con la scritta specchiata, o ai fiori neri nel balletto di Magical Mystery Tour (Paul ha all’occhiello un fiore nero gli altri rosso), lì la parte “visiva” è predominante, e lì Martin non c’entra.

Quanta rilevanza e veridicità ha la storia del concorso per sosia di Paul lanciata da una fanzine vicina ai Fab Four?
Rilevanza zero. Mai dimostrata. L’unico pseudo concorso (comunque non dimostrato) sembra essere troppo tardo, febbraio 1967, per essere di utilità nel trovare un sosia.

Altro dubbio, William Campbell il presunto rimpiazzo di McCartney, aveva una vita precedente, una rete sociale di parentela e rapporti, nessuno ha denunciato la sua scomparsa o si è chiesto dove fosse finito?
Bella domanda. Questo è comunque un argomento difficilmente gestibile, perché va dato per scontato che il tizio (William Campbell, lo ricordo, è solo uno dei possibili nomi…) fosse single, orfano, isolato. O comunque che sia scomparso dal suo luogo di residenza senza lasciare traccia. E’ vero che persone ne scompaiono ogni giorno, è vero anche che alcuni “parenti o amici” potrebbero essere stati ricompensati e messi a tacere, ma certo è un elemento di ambiguità non da poco.

Addirittura si parla di più sosia di Paul per questioni di stress, di ritmi serrati e gli impegni dei quattro davvero erano inumani, ma allora perché solo di Paul e non anche degli altri?
No, io credo abbastanza probabile che tutti e 4 avessero dei sosia (uno o più di uno). Che poi quello di Paul possa essere servito più degli altri, è una possibile ipotesi.

Passiamo alla presunta paternità di Paul, in Germania ci sarebbe una sua figlia illegittima, concepita ai tempi della permanenza dei Beatles ad Amburgo, pare che all’inizio alla donna fossero stati riconosciuti dei soldi per il mantenimento della bambina, però a distanza di anni il test del dna non coincide. Perché intanto non è più lo stesso Paul?
“DNA” è un errore in cui sono incappato anche io (in Rete si era sempre detto così), e che ho appena corretto per la nuova edizione. In realtà fu un esame del sangue, la prova del DNA all’epoca non esisteva, e dopo non è mai stata fatta (e non si vede perché McCartney ci si dovrebbe sottoporre). La “figlia” Bettina dice che quello che ha fatto l’esame non era suo padre, ma un sosia.

Recentemente due scienziati italiani hanno provato attraverso la prova antropometrica (rilievi sulle parti immutabili del viso) che senza ombra di dubbio nel confronto fra le foto precedenti al ‘66 di Paul e quelle successive, non si tratta della stessa persona, come si può commentare questa presa di posizione così decisa?
Come sai, l’esame è stato fatto su input di due giornalisti che hanno collaborato con me, dopo aver letto la prima edizione del dossier (2005). E’ senza dubbio la “bomba” maggiore degli ultimi 20 anni, però … c’è un però. I due periti, Gavazzeni e Carlesi, lasciano una piccola percentuale di dubbio, spiegando con onestà che non possono essere certi al 100% perché stanno lavorando su foto e non su un cadavere. Comunque resta un fatto importantissimo, che ha fatto vacillare chiunque (come me) si occupa di questa storia.
Nonostante fosse un grande “scoop”, gli organi di informazione ne hanno parlato pochissimo, e nei telegiornali non ne hanno fatto la minima menzione (stranuccio, vero? considerando che si era d’estate e le notizie di questo tipo fanno sempre colore).

paul is dead
Io ho una mia idea, forse poco scientifica, ma te la espongo per un commento. Naturalmente anch’io penso alle difficoltà di trovare un altro Paul altrettanto bravo a comporre cantare e suonare, e mi sono anche chiesto finita l’avventura Beatles se fosse stato un sosia che bisogno c’era di rischiare continuando con i Wings e poi da solo..ma a parte questo ho provato a entrare nella psicologia della band, attraverso le vicende vissute fino allo scioglimento e mi sono convinto che se ci fosse qualcosa da svelare Lennon nella famosa intervista fiume alla rivista statunitense “Rolling Stone”, l’avrebbe fatto, visto il tenore dell’intervista e la sua personalità che stava mutando verso un altro tipo di coscienza.
Per la questione “Wings-solo”, posso dirti che passato il primo momento di vero e proprio pericolo, Paul Secondo sarebbe diventato a tutti gli effetti McCartney, agli occhi del mondo. Quindi perché andarsene? I rischi maggiori erano alle spalle, e di PID – quando uscirono i Wings – quasi non se ne parlava più. Impensabile all’epoca che una superstar del genere smettesse la carriera. Anzi, avrebbe dato ancor più nell’occhio! E ti prego di ricordarti che fra le varie ipotesi c’è sempre quella di un “Paul consenziente”, ovvero che si è ritirato a vita privata per scelta, continuando a comporre, a registrare, d’accordo col suo sostituto… Per quanto riguarda Lennon, il tuo ragionamento non fa una piega.
Ci sono però tre possibili risposte:
1.Lennon non voleva parlare. Forse un patto inviolabile fra loro, o forse lui stesso avrebbe passato dei guai, e la sua nuova missione “politica” (su cui c’è molto da dire) ne avrebbe risentito.
2.Lennon non poteva parlare. Se dietro a PID ci fossero i servizi segreti, ovviamente i Beatles sarebbero stati inseriti in un piano segreto non rivelabile,
3.C’è sempre l’ipotesi del grande Puzzle (abortito), quindi da rivelare non c’era proprio niente nel 1970-71.

Io ti ringrazio molto per la disponibilità, so che a breve ci svelerai altre novità in un nuovo dossier aggiornato e so che non ci anticiperai molto, ma non posso non chiederti quanto pesanti sono nella vicenda queste nuove rivelazioni.
Intanto ti ringrazio per la cortesia e per l’intelligenza, e la preparazione, con cui hai vergato le domande. Di “pesante” in PID ormai c’è solo la sommatoria di elementi. Nel senso che più cose si accumulano, più la faccenda diventa qualcosa di estremamente lontano da una “leggenda metropolitana”. Nel nuovo dossier c’è innanzitutto:
-una riorganizzazione della materia; ciò che erano “aggiornamenti” (2006-2009) sono stati spostati e reinseriti nelle sezioni di appartenenza, rendendo più lineare il tutto.
-Aggiunta di nuovi indizi o punti di vista, sempre interessanti e “sfiziosi”
-Un’indagine “esclusiva” su un famoso argomento relativo all’incidente (non posso dire di più)
-Un finale del tutto nuovo, 30 pagine che ho inserito in seguito alle reazioni dell’uditorio durante le tante conferenze che ho fatto in questi anni. In pratica sono le risposte alle domande “della gente”, ma in una forma molto godibile, che credo si legga con piacere.

Ernesto Razzano7 Posts

Nato a Benevento nel 1971, ha vissuto per molti anni a Firenze, dove si è laureato in Scienze Politiche/Storia. Dopo qualche anno a Bologna ritorna a vivere a Benevento, dove insieme ai suoi soci crea il Morgana Music Club. Giornalista pubblicista scrive di musica, cinema e libri per le pagine culturali di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato alcuni racconti. E’ stato ideatore e curatore di programmi radio. Da qualche anno collabora stabilmente con la rivista molisana Il Bene Comune.

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