Il futuro del Molise è la sua università

Il 3 luglio scorso il Censis ha pubblicato, come fa ogni anno, la classifica delle università italiane.

L’università del Molise, neanche a dirlo, figura agli ultimi posti tra i piccoli atenei, seguita soltanto dall’università del Sannio.

Inutile sottolineare l’importanza che tale pubblicazione riveste per tutti coloro che devono iscriversi all’università. Tant’è che tutti i grandi quotidiani nazionali hanno dato molto risalto all’indagine.

Abbiamo sentito telefonicamente Antonio Federico, Deputato molisano del M5S, autore ieri, insieme Rosalba Testamento, di una interrogazione parlamentare sull’argomento rivolta al Ministro dell’Istruzione.

I dubbi di Federico si poggiano sostanzialmente su tre argomenti. Nei mesi scorsi il Censis ha ripetutamente rivolto alle singole università l’invito ad aderire ad un “Osservatorio sulla comunicazione on-line delle università italiane” sottoscrivendo una “cedola di acquisto” il cui costo varia da 3400 euro più iva a 5900 euro più iva; per statuto (art. 3) il fondo di dotazione del Centro è alimentato da “contributi, donazioni, lasciti, liberalità” sulla cui fonte non viene fornita alcuna informazione; inoltre il Censis, sempre per statuto, esercita la sua attività istituzionale di ricerca dietro specifico compenso su richiesta e per conto di pubbliche amministrazioni (tra cui eventualmente l’università); infine – si legge nell’interrogazione – la graduatoria è comunque stata formulata dal Censis sulla base di criteri parziali (per es. non sono prese in considerazione ricerca e didattica) e di indicatori alquanto opinabili (es. internazionalizzazione misurata sul numero degli studenti stranieri iscritti ai corsi).

È regola elementare di trasparenza e di imparzialità – ha concluso Antonio Federico – quella per la quale chiunque svolga un compito di valutazione e di classificazione di soggetti che operano in un determinato settore e che pubblicizzi i risultati delle proprie valutazioni presso gli utenti al dichiarato scopo di orientarne le scelte, deve evitare ogni situazione di conflitto di interessi e pertanto deve quantomeno evitare qualsiasi rapporto economico con le entità/soggetti che pretende di valutare/classificare e deve operare sulla base di criteri oggettivi, condivisi ed adeguatamente pubblicizzati.

Certamente fa benissimo Federico a porre queste eccezioni, così come troviamo più che plausibili le argomentazioni poste. Giustissimo porre la questione del conflitto d’interessi, per carità, ma va posta, a nostro avviso, anche l’esigenza che l’università accompagni e sostenga la costruzione di un nuovo modello di sviluppo del quale la nostra regione ha impellente necessità.
Costruire un Molise Glocale, che sappia investire sulle sue vocazioni più conclamate ma collocandosi all’interno di scenari e di processi planetari è un’operazione complicata da diversi punti di vista; possiamo cimentarci in questo compito sofisticato unicamente con l’aiuto della nostra università che custodisce e coltiva l’innovazione e la conoscenza di cui abbiamo bisogno.
Il futuro del Molise – nel bene o nel male – sarà quello della sua università.
Essa, oltre alla ricerca e alla didattica, dovrà dar corso alla sua “terza missione” che investe il rapporto di stimolo e d’indirizzo del territorio che la ospita; nella cultura, nell’indirizzo e nello sviluppo delle attività produttive, per la promozione del turismo, per la tutela dell’ambiente e del paesaggio, abbiamo bisogno dell’università che rappresenta la scienza e l’intelligenza sociale che possiamo e dobbiamo mettere a frutto.

Paolo Di Lella100 Posts

Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014

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