M5S smonta il piano leghista sulle autonomie regionali

di redazione Huffington Post

In un report critiche al piano che favorisce le Regioni ricche, rischia di creare cittadini di Serie A e Serie B, mette a rischio il ruolo del Parlamento

Un’analisi dei 5 Stelle smonta il piano messo a punto dalla ministra leghista Erika Stefani sulle autonomie regionali. Tutto questo a breve distanza di tempo dal Consiglio dei ministri che dovrebbe analizzare il testo, con Matteo Salvini che dice: “Siamo d’accordo”. Un piano che viene definito una “secessione dei ricchi”, che rischia di creare cittadini di Serie A e di Serie B, di compromettere il ruolo del Parlamento, di trasferire risorse dalle regioni più povere a quelle più ricche, con profili di incostituzionalità che comporterebbero ricorsi alla Consulta. L’analisi, di cui l’agenzia Dire è in possesso, è stata messa a disposizione dei parlamentari M5S.

Incostituzionale partire da regioni più ricche- Legare i fabbisogni standard, come sostiene il Veneto, alla capacità fiscale dei territori “rischia di far sì che le regioni più ricche abbiano maggiori trasferimenti a scapito da quelle più povere”. Su questo punto M5S “non può accettare un calcolo dei fabbisogni standard legati alla capacità fiscale delle regioni che stanno chiedendo maggiori autonomie. E si badi bene: siamo contrari perché l’esito finale non potrebbe che essere anticostituzionale”, si legge nel report.

No cittadini di serie A e di serie B. “Il trasferimento di funzioni non può e non deve essere un modo per sbilanciare l’erogazione di servizi essenziali a favore delle regioni più ricche. Insomma, guai alla creazione di un contesto in cui ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, esito espressamente vietato dalla Costituzione. Su questo bisogna essere molto chiari”. Il Movimento è “favorevole a un processo di autonomia soltanto a patto che questo sia solidale e cooperativo”.

A rischio il ruolo del parlamento – Il ruolo delle Camere è “a rischio”, scrive il Movimento 5 stelle, che “esige che il Parlamento mantenga un ruolo centrale nella valutazione delle legge che recepisce le intese” sull’autonomia “con la possibilità di correggerle se necessario. Secondo l’interpretazione accreditata dalle regioni che chiedono maggiore autonomia, in particolare il Veneto, la legge in questione non sarebbe emendabile dal Parlamento, che potrebbe unicamente dire ‘Sì o No al testo”. È “assurdo”, secondo M5S, “impedire che il Parlamento “possa formulare proposte di correzione a una legge che recepisce un’intesa che tocca la vita di tutti”.

Corretto conteggio dei fabbisogni standard. Il Movimento 5 stelle chiede che sia garantito “il corretto conteggio dei fabbisogni standard, i quali vanno affidati a un organismo già esistente e funzionante, la commissione tecnica fabbisogni standard, anche per evitare un moltiplicarsi di commissioni e di parametri una volta che il processo di autonomia differenziata sarà intrapreso da altre regioni. Il conteggio dei fabbisogni, per funzionare si deve basare sulle oggettive esigenze di un territorio e di una popolazione, senza introdurre elementi in contrasto con la Carta Costituzionale come l’attribuzione di maggiori fabbisogni dove c’è maggiore gettito fiscale. Altrimenti non si capisce perché non si proponga altresì di “regionalizzare” anche il debito pubblico italiano, facendolo “pagare” in proporzione alla ricchezza prodotta da ciascuna regione e alla residenza territoriale dei possessori dei titoli di Stato”.

Verso una pioggia di ricorsi. “Per un’efficace attuazione dell’autonomia differenziata e per scongiurare ricorsi (scontati) alla Corte Costituzionale è fondamentale che tutti gli equilibri previsti dalla Costituzione siano rispettati e in particolare che siano determinati i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. La mancata determinazione dei Lep, infatti, renderebbe impossibile per lo stato esercitare, come prevede l’art. 120 della Costituzione, quei poteri sostitutivi nei confronti degli enti locali inadempienti, in particolare nel caso di mancato rispetto dei livelli essenziali indicati per l’istruzione, la tutela dell’ambiente, la sicurezza del lavoro”.

Fonte: Huffington Post

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