Il Ministro Bonisoli: il futuro di una comunità dipende da chi la amministra

Stamattina, nel bello ed evocativo scenario di Palazzo Cannavina, ottimamente restaurato e trasformato in un punto ricettivo di assoluto livello, nel cuore del centro storico di Campobasso, Roberto Gravina ha scelto di concludere la propria campagna elettorale puntando sul tema urgentissimo della cultura.

Per sostenere il candidato del M5S è arrivato da Roma niente meno che il Ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli che, dopo una breve ma opportuna introduzione storica sul Palazzo a cura di Giovanna Falasca, ha affrontato alcuni nodi di carattere generale e locale sulla materia di sua competenza. A partire dalla Biblioteca Albino che da qui a un anno – così ha promesso il Ministro – riaprirà, per finire con il capitolo degli investimenti affrontato spiegando che la gestione virtuosa è quella che spende tutti i fondi destinati al settore in maniera mirata e lungimirante, alludendo evidentemente ai tanti progetti incompiuti o lasciati a metà per incapacità amministrativa. In mezzo, la questione di come valorizzare il patrimonio culturale attraverso la sua conservazione, la sua tutela, creando un indotto economico e lavoro di qualità. Poi alcuni accenni alla capacità di ospitalità – che è notevole nel capoluogo (quasi 3000 letti tra B&B, alberghi etc.) per quanto difficilmente utilizzata nell’arco di tutto l’anno –, alla creazione di grandi eventi che possano attrarre visitatori, al controllo del paesaggio inteso come “progettazione dell’esperienza”, e infine al decoro urbano dei centri storici.

Dopo il Ministro è intervenuta Rosa Alba Testamento, deputata molisana del Movimento e, naturalmente, con il suo consueto garbo e puntualità dialettica, Roberto Gravina che ha ribadito il proprio impegno affinché Campobasso cambi marcia per quanto concerne i temi trattati.

A conclusione della sua visita, il Ministro Bonisoli si è reso disponibile a interloquire con la stampa e con gli operatori culturali presenti in sala.

Noi abbiamo approfittato per chiedergli se in giro per l’Italia avesse mai visto una Fondazione di diritto privato, partecipata unicamente dall’Ente regionale, che disponesse – come accade incredibilmente in Molise – del 99% del denaro pubblico destinato alla cultura, aggirando l’assessorato democraticamente eletto.

Bonisoli, quindi, ha pacatamente ammesso il problema spiegando che in taluni casi (!) si tratta di un espediente per semplificare i processi decisionali in materia di programmazione culturale e di spesa, ma ha anche detto che è sua intenzione ricondurre il più possibile la gestione della cultura in mani pubbliche.

Da parte nostra ce lo auguriamo con tutto il cuore, così come ci proponiamo, magari dopo l’auspicata elezione di Gravina, di incalzare i componenti del gruppo consiliare dei 5 stelle alla Regione affinché si adoperino, più di quanto abbiano fatto finora, per trasformare la Fondazione Molise cultura in un ente partecipato (magari anche dal Comune capoluogo) e democratico, che utilizzi il denaro pubblico in modo trasparente e funzionale al bene di tutta la comunità.

Paolo Di Lella100 Posts

Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014

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