Un “Audit civico” per la sanità molisana

Editoriale del numero di Agosto-Settembre

Da un trentennio il nostro Paese si trova al centro di una transizione profonda e perniciosissima.
Le classi e le culture ce ci hanno liberati dal fascismo non ci sono più, spazzate via da un’ondata populista sordida e cialtrona, senza progetto, che fa a meno della proposta, sostituendola con una propaganda che titilla la pancia e gli istinti peggiori di una cittadinanza sempre incattivita e frastornata. La grande borghesia, quella delle famiglie che hanno indirizzato e condotto la nostra modernizzazione (lucrando lautamente), è stata sostituita da una classe dirigente camaleontica e mediocre che si annida nel Pubblico, facendone strame per interessi di parte o addirittura personali, ormai dichiaratamente; senza nemmeno lo scrupolo di provare a celarlo, il malaffare.

Non esiste più nemmeno il proletariato, che con la grande borghesia modernizzatrice aveva stabilito un compromesso (“storico” davvero), capace di traghettare l’Italia dall’agro-pastorizia alla modernità, rivoluzionando consumi e stili di vita. Quella classe, mano a mano che la Finanza globalizzata ha messo nell’angolo l’economia reale, col consenso autolesionistico di una sinistra incapace non già di governare le trasformazioni poderose che si profilavano, ma addirittura di comprenderne la portata, quella classe che nella nostra Storia recente a tratti è stata capace di diventare “per sé” contribuendo in maniera determinante all’inveramento della democrazia che abbiamo conosciuto, è stata travolta da processi di frammentazione e di precarizzazione che l’hanno ridotta a una moltitudine sottoproletaria che ha smarrito l’orizzonte della lotta, del destino e del progetto comune.

In questo scenario avvilente e pericoloso si situa la vicenda, assai più drammatica per molti versi, del nostro piccolo, tenero, marginale e poco comunicativo Molise. Una questione su tutte rappresenta il banco di prova per la nostra comunità falcidiata dalla disoccupazione, dallo spopolamento, ma prima di tutto dalla mancanza di visione della nostra classe dirigente: quella della Sanità. La prima e fondamentale conquista della Costituzione repubblicana, per complicità pesantissime e trasversali, fra il Trigno e il Fortore è stata trasformata in un sordido mercato. Il Molise destina al servizio sanitario l’80% delle risorse a sua disposizione, con i risultati drammatici che sono ormai sotto gli occhi di tutti. Il cosiddetto “privato convenzionato” nella nostra regione impegna una cifra che si aggira intorno al 40% del budget, mentre nel resto del Paese è al 15%.

Perciò Rosa Alba Testamento, parlamentare venafrana 5Stelle, ha proposto di ridimensionare il peso del privato nel sistema regionale, uniformandolo all’incidenza delle altre regioni italiane. Un fulmine a ciel sereno che però non ha avuto esito nemmeno nel panorama affollato e contraddittorio del Movimento di Di Maio; né a livello regionale, né nell’ambito della nuova Giunta campobassana e nemmeno a livello nazionale, dove la Ministra per la Salute Giulia Grillo è dello stesso partito della Testamento. La questione fondamentale per la Sanità molisana è il debito che essa ha generato negli anni; il debito rappresenta la pietra d’appoggio di un progetto che punta a pauperizzare e destrutturare le strutture pubbliche, con l’obiettivo di indirizzare gli utenti verso le strutture private; questo dappertutto e non solo in Molise, ma noi in questo stolido ambito siamo all’avanguardia.

Acconsentendo a quello che diceva Giovanni Falcone a proposito delle indagini sulla delinquenza organizzata, “bisogna seguire i soldi”; partiamo dal debito per capire chi lo ha determinato, a chi sono andati i soldi che lo hanno prodotto e se questi soldi sono stati erogati con procedure legali oppure no; chi li ha concessi e chi li ha incassati. Un compito così delicato e decisivo però non si può affidare ai tecnici che avrebbero dovuto esercitare le funzioni di controllo in passato e nell’esercizio delle loro funzioni; per capire come stanno davvero le cose nella Sanità molisana si dovrebbe costituire un “audit” composto da cittadini con competenze nel settore, che svolga un’indagine a tutto campo su una questione che da diversi profili riguarda la sopravvivenza e la plausibilità della nostra comunità regionale.

E’ un’esperienza già portata a termine con successo in altri luoghi d’Italia, patrocinata e assistita dall’associazione Attac. Noi da parte nostra, su questo punto, a partire dall’autunno alle porte, organizzeremo una vasta e capillare campagna d’opinione, orientata da un pessimismo della ragione determinato e rigoroso, ma anche da un ottimismo della volontà, la speranza nel cambiamento, che abbiamo smarrito e stiamo addirittura mettendo da parte.

Antonio Ruggieri75 Posts

Nato a Ferrazzano (CB) nel 1954. E’ giornalista professionista. Ha collaborato con la rete RAI del Molise. Ha coordinato la riedizione di “Viaggio in Molise” di Francesco Jovine, firmando la post—fazione dell’opera. Ha organizzato e diretto D.I.N.A. (digital is not analog), un festival internazionale dell’attivismo informatico che ha coinvolto le esperienze più interessanti dell’attivismo informatico internazionale (2002). Nel 2004, ha ideato e diretto un progetto che ha portato alla realizzazione della prima “radio on line” d’istituto; il progetto si è aggiudicato il primo premio del prestigioso concorso “centoscuole” indetto dalla Fondazione San Paolo di Torino. Ha ideato e diretto quattro edizioni dello SMOC (salone molisano della comunicazione), dal 2007 al 2011. Dal 2005 al 2009 ha diretto il quotidiano telematico Megachip.info fondato da Giulietto Chiesa. E’ stato Direttore responsabile di Cometa, trimestrale di critica della comunicazione (2009—2010). E’ Direttore responsabile del mensile culturale “il Bene Comune”, senza soluzione di continuità, dall’esordio della rivista (ottobre 2001) fino ad oggi. BIBLIOGRAFIA Il Male rosa, libro d’arte in serigrafia, (1980); Cafoni e galantuomini nel Molise fra brigantaggio e questione meridionale, edizioni Il Rinoceronte (1984); Molise contro Molise, Nocera editore (1997); I giovani e il capardozio, Nocera editore (2001).

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