Sulle tracce di Francesco De Sanctis per ripensare il presente e costruire il futuro

di Tiziana D’Agostino

Toni Iermano, storico della Letteratura, docente di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Presidente del Comitato Scientifico per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Francesco De Sanctis (1817-2017), fondatore e Direttore della rivista “Studi desanctisiani”, consegna al pubblico e alla critica la sua ultima fatica letteraria, “Una vita di avventure, di fede e di passione”, edita da Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma, pagg. 180.

Ancora una volta, lo studioso guida il lettore, non casuale, ma” fedele”, attento e avido, nel lungo e periglioso viaggio attraverso il mare infinito del pensiero desanctisiano.

I temi e il messaggio del libro sono già nel titolo: la vita di De Sanctis sentita come un’ avventura entusiasmante, anche se spesso dura, perché sempre sostenuta dalla fede e dalla passione politica e letteraria.

Il ricco e illuminante volume è suddiviso in cinque saggi, che si sviluppano, in modo ampio e ben articolato, intorno ad uno stesso filo conduttore: la militanza della Letteratura, una costante imprescindibile per chi intende la Vita come Azione e la Cultura come strumento di condivisione, di partecipazione, di Democrazia.

Con rara acribia storica e filologica, in uno stile denso e fluido, Toni Iermano racconta Francesco De Sanctis che, con l’animo di un esploratore, attraversa il suo tempo, ne indaga i mali e le contraddizioni, ne individua le cause e gli effetti con la lucida e consapevole perizia di uno scienziato nel suo laboratorio.

L’osservatorio di Francesco De Sanctis sono i luoghi della sua esistenza, il suo laboratorio il mondo reale, le sue ampolle gli uomini del suo tempo.

L’immagine che ne viene fuori è quella di un “cavaliere errante” la cui esistenza, attiva e intensa, non ha lo scopo di salvare i deboli da immaginari draghi e mostri, ma da reali prepotenze, ingiustizie, soprusi e miseria, frutti velenosi del fatalismo, del servilismo e dell’ignoranza.

Non sono l’amore per una dama o l’omaggio a una regina a guidare le azioni eroiche del Nostro Cavaliere, ma lo sdegno per la sudditanza e l’amore per la libertà e la dignità dell’uomo.

Un cavaliere che ha ben chiaro l’oggetto della sua ricerca: il sogno, concreto, di un’Italia Nuova all’indomani dell’Unità, di un Paese libero con uomini liberi.

Un’immagine che si avvicina molto al ritratto che Francesco De Sanctis fa di se stesso in una delle sue numerose lettere: <Vecchio soldato del progresso e della democrazia non ismentirò nel declinare degli anni quella fede, a cui ho votato tutta la mia esistenza>; immagine in cui la sua vicenda umana e politica si imprime come quella di un eroe epico predestinato o votato a guidare il suo popolo al cambiamento, alla salvezza.

Il messaggio di dignità e libertà, rivolto ai suoi contemporanei, guarda alle generazioni future; individua il veicolo di trasmissione nella scuola, il cui ruolo, nel programma desanctisiano di educazione delle coscienze, diventa fondamentale per la costruzione di un Paese libero, non attraverso la violenza, ma tramite il dialogo tra uomini liberi e onesti.

“Una conoscenza della politica, del <mondo delle cose> e delle sue miserie, maturò in De Sanctis uno sguardo lucido e intransigente su una realtà non bisognosa di consolazione ma di un immediato cambiamento” scrive Iermano nel ricco e denso saggio sul pensiero politico di Francesco De Sanctis.

Il medesimo spirito di esploratore guida Toni Iermano nel suo lungo e “testardo” cammino nel multiforme pensiero desanctisiano; egli lo attraversa, lo scompone, lo analizza, lo ricompone, lo rende chiaro, vivo, giovane, attuale e, non senza qualche nota di garbata ironia, ne fa dono prezioso alle nuove generazioni.

In un sentito rapporto simbiotico con il territorio dell’Alta Irpinia, sulle tracce di De Sanctis, ancora fresche per chi le conosce e sa riconoscerle, Toni Iermano conduce il lettore nella fitta, intricata eppure organica e coerente riflessione di “questo protagonista della cultura europea del diciannovesimo secolo”: rivoluzionario, patriota, esule, sostenitore della modernità, professore, critico, scienziato della politica, filosofo, il cui metodo critico, impegno e serietà, profusi senza risparmio, non hanno mai separato il lavoro intellettuale dall’educazione civile, la Letteratura dalla Politica, la Scienza dalla Vita.

La Letteratura è una cosa seria, non è <gaia Scienza> né dilettantismo o improvvisazione; non è passatempo né distrazione, è militanza ; non é oblio, è senso del reale; non è racconto della vita, ma Vita stessa; non è <sollazzo>, è concretezza.

Essa non è fine a se stessa,deve essere <vivente>, deve realizzare la “Bildung”, la cui costante assenza ha sempre causato la separazione della cultura dall’educazione, corruzione e decadenza.

Essa educa al senso civile, alla politica; è un continuo dialogo del passato con il presente, tra tutti gli uomini, colti e meno colti; avvicina, non crea distanze; non innalza muri, li abbatte.

La multiformità di ingegno e di Cultura, la lungimiranza, furono per De Sanctis le armi per combattere il fatalismo e promuovere la militanza da lui stesso praticata nella scuola, nelle piazze, nelle aule parlamentari e nella sua stessa esistenza.

All’indomani dell’Unità, il Mezzogiorno d’Italia versava nel disordine sociale, nella sudditanza al Potere, nella miseria, nell’ignoranza. Malato cronico di fatalismo, si lasciava travolgere dalla Storia senza esserne partecipe.

Tenace pioniere del cambiamento, De Sanctis fece del suo lavoro intellettuale e del suo Ministero all’Istruzione un’opportunità per intervenire sui problemi del suo tempo, per risolverli: urgeva rendere obbligatoria l’istruzione scolastica ed evitare ogni forma di assedio o violenza.

L’Italia tutta, senza distinzioni geografiche, doveva prendere coscienza della propria italianità, entrare nella Storia; anche la lingua doveva essere condivisa, Viva, perché era necessario comprendersi.

Il popolo doveva uscire dalle proprie mura domestiche, esprimere e divulgare le proprie idee, affermare la propria esistenza, la propria appartenenza ad un unico Paese: <una lingua comune suppone già una certa coltura e una vita comune nazionale>.

Bisognava andare <Avanti>, pensare all’<Avvenire>; solo così l Italia poteva arrestare la propria decadenza e misurarsi con la modernità del resto d’Europa.

L’esigenza di eliminare l’ignoranza dalle popolazioni meridionali, che indusse De Sanctis a rendere obbligatoria l’istruzione scolastica, diventa, oggi, nelle pagine di Iermano, esigenza di educare i giovani a liberare le proprie passioni, a inseguire i propri sogni, ad affermare se stessi, a prendere consapevolezza della loro centralità nelle decisioni e nelle azioni: a Vivere.

In questo libro, fonte inesauribile di riflessione e studio, che conferma una lunga, scientifica frequentazione dell’Opera desanctisiana, il lettore fedele può conoscere un nuovo, inedito De Sanctis: il filosofo della politica.

Nel 1850, pochi giorni prima del Natale, egli fu rinchiuso, come detenuto politico, nei sotterranei di Castel dell’Ovo a Napoli, dove rimase fino all’estate del 1853.

In questi duri anni, Francesco De Sanctis fece della prigione il suo spazio di libertà, imparò a <riconoscere le stelle e ad additarle ai suoi allievi>; scrisse diverse opere, tradusse e studiò Hegel.

Il lavoro sistematico sulla filosofia hegeliana ebbe una forte rilevanza sulla sua coscienza intellettuale e politica e sulla sintesi che operò tra <scienza> e <vita>.

La scienza ha una missione, quella <di rifare un ideale alla vita>: sostituire l’entusiamo, ormai insufficiente, con una educazione politica, che non lascia nulla al caso, ma che prepara a partecipare ai processi di trasformazione.

Il riferimento che Iermano fa al personaggio di Amleto è mirato ed efficace: De Sanctis è l’intellettuale irrequieto, consapevole, riflessivo, concreto e attivo.

Se il pensiero e la militanza di De Sanctis hanno formato e guidato pensatori del Novecento quali Giustino Fortunato, Guido Dorso, Antonio Gramsci, non si deve dubitare che esso possa essere ancora oggi un modello per le nuove classi dirigenti.

Allo studioso Toni Iermano, alla sua capacità di analisi spetta il merito di aver dato compattezza all’Opera oceanica di una “macchina delle idee”, di averne dimostrato la” perdurante” <giovinezza>, di averlo reso chiaro e fruibile a tutti coloro che danno un serio valore al lavoro intellettuale e alla Politica.

“Una vita di avventure, di fede e di passione” non è solo il frutto di uno studio scientifico e specialistico, di cui Iermano ci ha fatto dono di una copiosa testimonianza; in esso c’è armonia, sintonia, dialogo, corrispondenza di passioni e di alti valori civili, tra lo studioso e l’oggetto studiato.

E anche questa è coerenza.

1 Comment

  • Elio Reply

    21 Marzo 2020 at 10:07

    Prof Iermano,
    magnifico e appassionato studioso, sempre deluso del mancato attecchimento del pensiero desanctisiano fatto Suo, prepotenze e ingiustizie prevalgono sempre di più, in un mondo di sciatteria, accondiscendenza e servilismo sempre più diffusi come cultura dominante. Dagli insegnamenti del Prof Iermano, militante appassionato del pensiero del DeSanctis e grande diffusore, ho ricevuto la contaminazione, ora indelebile, che bisogna sempre e comunque militare con azioni concrete per affermare il pensiero del Nostro, essere modelli esemplari da contrapporre all’attuale deriva culturale.
    L’allievo, Signore con i baffi.

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