Rino Gaetano
di William Mussini
Artista “corsaro” scomodo al potere come Pasolini?
Ci sono e ci sono stati in Italia: intellettuali, artisti, uomini dotati di un esclusivo talento nel mostrare solo una parte del proprio bagaglio culturale, riuscendo ad eclissare ai più quei saperi paralleli, enigmatici ed indecifrabili, attraverso opere sapientemente arricchite da iperbole, messaggi allegorici e metafore. Mi vengono in mente personaggi come Pierpaolo Pasolini, Gustavo Rol, Emanuele Severino, Luigi Tenco, Giorgio Gaber, Sandro Luporini, Andrea Pazienza, Mario Monicelli, Alberto Moravia, Norberto Bobbio, Giorgio Agamben; artisti, anticonformisti e pensatori controcorrente, quasi tutti aventi caratteristiche in comune riguardo gli aspetti misterici della loro esistenza, vi sono alcune similitudini anche nel modo controverso con cui hanno lasciato questo mondo. Fra questi, potremmo aggiungere senza dubbio anche il famoso ed amato cantautore Rino Gaetano.
Rino Gaetano aveva solo 31 anni quando morì in un tragico incidente stradale a Roma, il 2 giugno del 1981. Secondo l’Avvocato e saggista Bruno Mautone che ha indagato affondo sull’operato artistico e le vicende esiziali del cantautore crotonese, non pochi misteri si celano dietro alcuni versi e nomi contenuti nelle sue canzoni e la stessa sua prematura scomparsa, celerebbe dubbi sulla natura accidentale della stessa. Nel 2018, il saggio di Mautone “Chi ha ucciso Rino Gaetano”, occupava il primo posto fra i bestseller di Amazon nel settore musica, forse perché in esso Mautone sostiene una serie di tesi ed argomentazioni di straordinario interesse.
Cominciamo dalla sua drammatica morte: “È stato vittima di un malore improvviso o di una distrazione?” si chiede Mautone; “forse ha avuto un colpo di sonno?”. Sappiamo di certo che perse il controllo della sua Volvo 342, finendo contromano dall’altra parte della strada ed impattando violentemente contro un camion che proveniva dalla corsia opposta. La fiancata della macchina del cantante venne colpita, schiacciata e spinta lontano dall’autocarro. Quella notte intorno alle quattro, dopo aver trascorso la serata da solo (secondo la testimonianza di uno dei suoi amici, gli disse che sarebbe andato a mangiare da solo poiché non aveva trovato compagnia), Rino stava tornando nella sua abitazione, in via Nomentana Nuova.
Dopo l’impatto, l’autista del camion prestò immediatamente soccorso all’artista già privo di conoscenza. All’epoca si parlò di gravi ferite al torace ed al cranio per l’urto contro il parabrezza. Apparso subito in condizioni disperate, morì un’ora dopo l’arrivo dei soccorsi senza mai riprendere conoscenza. “Come riportato da Tgcom24, l’ambulanza provò a portarlo in ospedale ma ben cinque ospedali romani lo rifiutarono. Quando arrivò al Gemelli di Roma era troppo tardi. L’autopsia rivelò un possibile collasso di Rino Gaetano prima dell’incidente, ma il camionista – come riportato da Il Messaggero – raccontò di aver visto il cantante accasciarsi di lato e cominciare a sbandare per poi riaprire gli occhi poco prima dell’impatto”. Dopo la sua prematura morte vi furono numerose polemiche e fu anche presentata un’inchiesta parlamentare.
Mautone riguardo la morte di Rino identifica una prima inquietante coincidenza; secondo l’autore del saggio infatti, nell’inedita lirica dal titolo “La ballata di Renzo”, riconducibile al periodo del cosiddetto Folkstudio, il cantautore racconta della storia di un giovane che, dopo un incidente d’auto, non riesce a trovare un ospedale per il ricovero. Quello che è accaduto anche a lui. Così recitano i versi del brano in questione: “Quel giorno Renzo uscì, andò lungo quella strada quando un’auto veloce lo investì. Quell’uomo lo aiutò e Renzo allora partì per un ospedale che lo curasse, per guarir”. Ben tre dei cinque ospedali che rifiutarono di prestargli soccorso sono citati nel testo di quella canzone. “La strada molto lunga s’andò al San Camillo e lì non lo vollero per l’orario. La strada tutta scura s’andò al San Giovanni e li non lo accettarono per lo sciopero”. Una coincidenza inquietante. Per molti la morte di Rino Gaetano resta misteriosa, infatti è ancora oggetto di discussione.
Mautone spiega a riguardo: «Nel libro illustro esplicitamente l’identità di persone gravitanti attorno al cantautore e che risultano aver operato in ambienti diplomatici e nei Servizi segreti». L’ipotesi è che qualcuno possa aver pianificato la morte di Rino Gaetano perché “dava fastidio”. «Era depositario di informazioni riservatissime, sue fonti di cognizione erano suoi frequentatori a loro volta vicine ad ambienti politici che contano». Mautone ha scoperto anche altro. «Un manager dell’artista, nonché caro amico, era in simbiosi con ambienti della politica di vertice (Andreotti), con personaggi della massoneria potentissima e con i Servizi segreti». Analizziamo in breve quali potrebbero essere secondo Mutone, i riferimenti ed i nomi scomodi che il cantautore inserì nei suoi testi, tanto scomodi da risultare particolarmente irriverenti e chissà forse determinanti per la sorte dell’autore stesso.
In un articolo apparso su Repubblica nel 2018 a firma di Paolo di Stefano, si parla di una “presunta” l’amicizia tra il cantautore e la signorina Elisabetta Ponti che risultata essere la figlia del medico personale di Licio Gelli, uno dei vertici della potentissima loggia P2. “Una notizia non da poco, la figlia della persona più intima e in sintonia con Licio Gelli, cioè figlia del dottor Leonello Ponti, è l’amica più cara di Rino Gaetano!” Ebbene, spiega Mautone, “tale amicizia non è per nulla presunta ma reale e documentata, peraltro confermata personalmente dalla Ponti”. A confermare lo stretto rapporto di amicizia fra i due, ci sarebbe l’episodio in cui Elisabetta Ponti, “presta” al suo amico artista, per realizzare una memorabile copertina del settimanale Nuovo Sound di 40 anni fa, il proprio cocker, ironicamente Rino Gaetano raffigurato con la bestiola riferirà “il cane rappresenta la solitudine”.
Non solo, lo stesso cocker femmina chiamata Carolina, verrà scelta da Rino Gaetano per esibirsi alla RAI in un memorabile video de La Berta Filava. Il primo dei riferimenti, quello a Cazzaniga, minimizzato nell’articolo, è in vero esplicito e diretto. Infatti il Cazzaniga di Nuntereggaepiù, che viene nel testo subito dopo la DC pronuniciata per quattro volte, era proprio un finanziatore segreto della Democrazia Cristiana. “Vincenzo Cazzaniga operava di intesa con apparati USA in Italia guidando (longa manus di Eugenio Cefis definito in un libro del 1972 di Giorgio Steimetz – in realtà pseudonimo di Corrado Ragozzino – come “il santo vestito d’aminato”) la BASTOGI, un ente parastatale nel quale ruotavano somme da capogiro”. Il libro “Questo è Cefis” è una sorta di biografia, ovviamente non autorizzata e con parecchie rivelazioni scottanti, di Eugenio Cefis (1921-2004), dirigente d’azienda e imprenditore italiano, consigliere dell’AGIP, presidente dell’ENI nel 1967 e poi presidente della Montedison, nel 1971.
L’autore lo descrive come: “un temuto e vorace uomo di potere, un “burattinaio” che trama nell’ombra per ottenere la presidenza dell’ENI e neutralizzare l’azione fortemente indipendente di Mattei (morto il 27 ottobre 1962 precipitando con il suo aereo nelle campagne di Bascapè, vicino Pavia. Incidente sul quale non è mai stata fatta completa chiarezza) per ricondurre l’Italia nell’orbita atlantica, con una politica gradita alle multinazionali angloamericane del petrolio”. Proprio in una intervista a Nuovo Sound, settimanale di musica, Rino Gaetano parlerà di Montedison (guidata appunto da Cefis gran patron e sponsor di Cazzaniga) e addirittura nomina esplicitamente pure la BASTOGI, cioè il regno economico di Cazzaniga.
Ci sono ancora gli evidenti riferimenti allo scandalo Lockheed contenuti nella canzone “La Berta Filava”, con i quali Gaetano cita in modo allusivo la storia di tangenti aeronautiche made in USA; nessuno prima di Mautone con il libro edito nel 2013, aveva accostato la canzone all’inquietante “affaire”. Leggiamo da un’intervista a Bruno Mautone: “Mario e Gino evocati nel brano, sono Tanassi e Gui, Rino dice che non sono “padri del bambino” cioè non sono i veri colpevoli (“bambino che non era di Mario e non era di Gino” sarebbe la Lockheed.), questi ultimi andranno ricercati, invece, nella canzone “Standard”, un brano poco conosciuto, e densissimo di significati, non a caso censurato in via di fatto, cioè non trasmesso dalla RAI in quegli anni. In Mio fratello è figlio unico parla, appunto di “fratelli” e nomina il treno Taranto-Ancona. Ebbene, emerse che proprio il treno Taranto-Ancona veniva utilizzato da ufficiali dei servizi segreti italiani, affiliati alla loggia p2, per falsare e confondere le indagini sugli attentati ai treni.
In AD 4000 DC, Rino fa un completo e formidabile affresco di «un vecchio che gioca con le carte» (cioè bara) e fa saltare il banco. Un coraggioso ed esplicito riferimento al banchiere mafìoso e massone Michele Sindona, la locuzione del titolo, DC, lungi dal rappresentare il “Dopo Cristo”, in realtà vuol essere un riferimento agli sponsor politici di Sindona (Andreotti e la DC, appunto). Ed ancora, nel brano “La zappa, il tridente, il rastrello” si parla di “una mansarda in via Condotti”, in cui Licio Gelli iniziò molti affiliati della P2 (tra cui anche un ex presidente del Consiglio, a quanto da lui stesso dichiarato). Si potrebbe continuare per tanto, insomma sono numerosissime le canzoni di Rino che narrano e svelano episodi vergognosi della politica e del potere”.
Consiglio di approfondire l’argomento poiché la nostra recente storia, anche attraverso le canzoni del compianto Rino Gaetano, risulta ancora ricca di misteri, di insabbiamenti e di verità mai venute a galla. Gaetano era forse uno che aveva ben presente il Pasolini che nel 1974 scrisse sul Corriere della Sera il celebre “Io so” in cui c’è una frase illuminante in tal senso: “Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.
William Mussini76 Posts
Creativo, autore, regista cinematografico e teatrale. Libertario responsabile e attivista del pensiero critico. Ha all'attivo un lungometraggio, numerosi cortometraggi premiati in festival Internazionali, diversi documentari inerenti problematiche storiche, sociali e di promozione culturale. Da sempre appassionato di filosofia, cinema e letteratura. Attualmente impegnato come regista nella società cinematografica e teatrale INCAS produzioni di Campobasso.
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