Filomena Calenda, Grazie!

Quanti molisani si sono sentiti dire fin dall’infanzia: “Questa è una realtà piccola, si conoscono tutti”? Quasi una promo del piccolo Molise, oasi felice.

E invece poi scopri che tutta quella prossimità fisica e di rapporti –ultimamente venuta meno- non è tutta rose e fiori. “Qui -ad esempio- bisogna imparare a tacere più che altrove”. Perché? “Perché questa è una realtà piccola e si conoscono tutti.”

E così, nei momenti più bui, quando ti aspetteresti delle scuse da parte di un rappresentante delle Istituzioni colto in fallo, ecco che anche chi vorrebbe esporsi non lo fa completamente.

E nel silenzio può così prendere forma lo scaricabarile cotto e mangiato, il concentrato di “bile di ritorno” servito (questo va riconosciuto) con estremo senso della realtà da chi conosce bene i suoi 300.000 polli.

Ce lo ha ricordato una volta di più, con estrema naturalezza e una punta di spavalderia, la neo-assessora Filomena Calenda dallo schermo di una web tv locale.

L’intervista in questione avrebbe dovuto essere tutta racchiusa in due domande, ripetute in loop fino alla noia. “Come mai ha barattato un posto da Assessore con la fiducia a Toma da lei stessa osteggiata un secondo prima? Non crede che la cosa più giusta sia chiedere scusa ed andarsene?”

Ed invece, da bravi molisani, si è dato modo alla neoassessora di formulare con calma la sua non-risposta lunga ed evasiva. Uno sproloquio degno di un talk show pomeridiano che, se da una parte conferma definitivamente il voto di scambio, dall’altra consegna a tutti un quadro chiaro di ciò che è sempre stata la prassi o, per dirla con le parole della stessa Calenda, che “siamo in linea con quello che succede a livello nazionale”.

Grazie dunque, Filomena Calenda. Per aver modellato tutta la sua linea di difesa intorno non ai fatti di cui si è resa protagonista ma intorno alla riprova e al discredito sociale (“Io molte delle persone che mi attaccano neanche le conosco personalmente”, “Chi mi accusa non lo fanno nemmeno entrare lì”) e per quel “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” che da un lato la esenta da ogni responsabilità e dall’altro la trasforma in una specie di divinità in grado di distruggere con una sola mossa gli ultimi rimasugli di una regione morente.

Non ascolti chi dice che ha bypassato il volere del popolo in rivolta. Lei è donna di mondo e sa bene che in mezzo a quel popolo si annida l’antipatia personale e il rancore dei fannulloni.

Grazie perché, con il suo non-detto, ci ha ricordato che nella politica, specie in quella locale, esistono figure ben più pericolose di chi come lei scambia una poltrona con i propri ideali. Persone che, quando si ritrovano nell’occhio del ciclone, come sta accadendo a lei in questi giorni, non hanno minimamente il suo polso e sangue freddo.

È la conferma che lei nel giochino della politica “al ribasso”, nell’arena dei consensi e dei capitani, ci sta benissimo. E più l’arena è piccola, più lei mostra i muscoli di un uomo. Sventolando la bandiera delle donne.

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