“Il grande Tu”: il libro di Gianmarco Galuppo

di Francesco Vitale

Le esperienze vissute da giovanissimi lasciano un segno indelebile nella vita di ciascuno di noi, una impronta per il prosieguo delle nostre esistenze. Da adulti e, ancor più, da anziani abbiamo i cassetti della memoria colmi di queste esperienze: ogni situazione, ogni rumore, ogni odore ci spingono a ripescare un ricordo e a riviverne quasi con effetti sinestetici ogni istante.

Il libro di Gianmarco Galuppo “Il Grande Tu” (ed. L’Erudita, 2020) accompagna il lettore in un viaggio simile al ricordo delle esperienze della vita. Racconti evidentemente ripescati nella memoria dell’autore e riadattati alla necessità narrativa. Storie che riecheggiano, con le dovute differenze, nella testa di chiunque abbia vissuto la propria infanzia in provincia, in un paese, in Molise.

Le storie di Galuppo, apparentemente indipendenti l’una dall’altra, sono unite da un filo rosso rappresentato dalla vita della provincia, dalla genuinità dei rapporti, dall’ironia involontaria di alcuni personaggi e dall’emotività suscitata da altri.

I quindici racconti sono ambientati in diverse località del Molise, che non fanno solo da sfondo, ma sono parte integrante delle storie. Chi conosce profondamente questi luoghi può rivedere perfettamente i tetti di Ripalimosani, i vicoli di Montagano, i profumi del giardino di Santa Maria di Canneto, i rumori di Venafro. Si riescono ad individuare persino i personaggi che hanno ispirato alcune storie, perché la magia del Molise è questa: l’esistenza di ciascuno si intreccia direttamente o indirettamente con la vita degli altri!

Alcuni episodi del libro hanno il fascino di un mondo che ormai non c’è più: quello dei giochi dei ragazzi di paese. Forse l’ultima generazione che ha vissuto la libertà  di scorrazzare per le strade, senza l’eccessivo timore da parte dei genitori e con l’occhio vigile di tutta la comunità, è stata quella dei bambini degli anni Ottanta e Novanta. Quei ragazzi, di cui ci parla Galuppo, hanno avuto la fortuna di giocare come i loro padri e i loro nonni: una generazione di passaggio, che è cresciuta con l’analogico ed è diventata adulta in un mondo digitale, avendo così la capacità di saper interagire sia con i nati prima della guerra che con i nativi digitali.

Esperienze di vita che hanno permesso ai giovani di diventare adulti, sperimentando sin da piccoli le gioie, gli entusiasmi, le delusioni e le tragedie, mitigate da un mondo, percepito come magico, che sapeva sostenere i più piccoli nell’abbraccio affettuoso di una comunità.

Lo stile di scrittura di Galuppo è efficace, brillante nella narrazione e ricercato nel lessico, agevole e coinvolgente nella lettura. Una scrittura che ha una sua sonorità e un suo ritmo, con dei rallentamenti improvvisi nei momenti in cui l’autore si sofferma su episodi tristi ed emozionali: una sapiente miscela di tecnica narrativa, chiaramente posseduta dallo scrittore.

Gianmarco Galuppo, infatti, dopo essersi laureato in filosofia, ha studiato come sceneggiatore e si è dedicato alla scrittura e al teatro. I testi del libro potrebbero essere dei soggetti per dei cortometraggi, vista la precisione delle descrizioni e delle situazioni: il lettore riesce a visualizzare le storie raccontate come in un film.
“Il Grande Tu” rappresenta una sorta di coscienza universale, comune a tutti noi… almeno a noi ragazzi cresciuti nella provincia sul finire del secolo scorso!

Francesco Vitale83 Posts

È nato a Campobasso nel 1981. Laureato in Giurisprudenza, è Consulente Finanziario dal 2006 e abilitato all’esercizio della professione forense dal 2008. Opera nel settore culturale sin da giovanissimo con la compagnia teatrale “Maschere Nude - Amici del teatro Pirandelliano” e dal 2012 si occupa di produzioni teatrali e cinematografiche con INCAS Produzioni, fondata con William Mussini e Roberto Faccenda. È autore del libro “Ciak in Molise” (ed. Gump, 2020), in cui affronta il tema delle potenzialità del settore cinematografico in Molise.

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