Tre briganti a Campobasso

di Francesco Vitale

Questa sera alle ore 19.00 presso la Sala Alphaville di Campobasso sarà presentato il cortometraggio “Tre Briganti a Campobasso”, l’opera prima del giovane regista Jacopo Tich, studente alla Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” di Milano, dedicato, con taglio western, al brigantaggio nell’Italia post-unitaria e girato in Molise.

Giovane cinema per una storia antica. È la storia del brigantaggio nell’Italia post-unitaria, che fornisce l’ispirazione per il soggetto di un film.

Si intitola “Tre Briganti a Campobasso” ed è il cortometraggio di esordio del giovane regista Jacopo Tich, 26 anni, originario di Bassano del Grappa (VI), studente dell’ultimo anno del corso di specializzazione in Regia della Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” di Milano. Tutti gli esterni sono stati girati lo scorso agosto in Molise, mentre il set delle principali scene interne è stato ospitato nella storica location di Villa Ca’ Erizzo Luca a Bassano del Grappa.

“La scelta del Molise – spiega Jacopo Tich – è dovuta principalmente a due degli attori protagonisti: Mauro D’Amico e Lidia Castella. Mauro, attore molisano e Lidia, attrice piemontese, che dal 2020 stavano vivendo e lavorando a Campobasso come istruttori di equitazione. La loro storia ha fatto scoccare in me la scintilla creativa, poi trasformatasi nella sceneggiatura di questo cortometraggio. In fase di scrittura mi sono documentato sulla storia del brigantaggio della zona, adattandola al genere western. C’è stata poi l’emozione di andare a girarlo nei veri posti citati da queste storie che ho letto in fase pre- produttiva. Preparato tutto, ho girato ad agosto nelle zone del Matese, tra Campobasso e Roccamandolfi, scoprendo dei posti meravigliosi e dei paesaggi mozzafiato che sembrano fatti apposta per un western.”

La vicenda del cortometraggio è ambientata a Campobasso nel 1870. Tra le fosche contraddizioni di un Paese unificato da poco sulla carta ma in effetti ancora largamente territorio di frontiera e campo di guerriglia, si scatena una caccia all’oro rubato a tre diligenze del neonato Regno d’Italia. Alla caccia partecipano Nunzio di Paola, brigante carismatico e letale, e Marta Ambrosetti, una nobile piemontese divenuta brigantessa. Opposta a loro la famigerata banda di Roccamandolfi, capeggiata dai fratelli Cicchino e Cimino, famelici di sangue e di denaro. In mezzo a questo carnaio viene inviato da Roma un bersagliere noto ai più come “Il Cane di Pontelandolfo”, che si troverà a riaffacciarsi con il suo passato e a vivere sulla sua pelle tutte le conseguenze che la guerra risorgimentale ha lasciato al Mezzogiorno.

Una trama la cui atmosfera storica è stata resa verosimile da una full immersion nei luoghi originali del racconto. “Mi sono trovato benissimo – continua il regista – anche a lavorare con attori della zona: Francesco Di Nucci e Giuseppe Campestre, attori della Compagnia Stabile del Molise, che interpretano rispettivamente Cicchino e Cimino, e Sergio D’Amico, nella parte di un ex soldato borbonico. Tutti loro hanno dato vita ai loro personaggi facendo una ricerca davvero notevole sulla voce, sull’intonazione dialettale, sulla storia del personaggio e sul modo di recitare.”

Non si tratta ovviamente della prima produzione cinematografica dedicata al brigantaggio ottocentesco, ma è la prima in assoluto che intende raccontare una pagina di questa controversa e drammatica storia del passato con taglio dichiaratamente western.

“Il western – dichiara Tich – è uno dei miei generi preferiti in assoluto e realizzarne uno è stato sempre un sogno che avevo nel cassetto. L’idea non era girare un classico “spaghetti western” degli anni 60, tipico film di genere nostrano con storia e luogo prettamente statunitensi; ma un western post-moderno totalmente italiano, sia nella trama che nelle ambientazioni. Come storia ho scelto quella del brigantaggio post-unitario: una storia vera, e tragica, che ho voluto adattare al genere.”

“Per quanto riguarda il luogo – conclude il giovane regista -, ho sempre pensato che il western fosse un genere solo americano, finché non ho visto il film The Proposition”, del 2006, un western ambientato interamente in Australia, che mi ha fatto capire che questo genere può essere tranquillamente adattato anche ad altri Paesi senza perderne la forma. Detto questo, le somiglianze con la storia americana ci sono. Per me il Risorgimento ricorda di base la Guerra Civile americana: il nord e sud in guerra… e tutte le contraddizioni che questo ha comportato.”

“Tre Briganti a Campobasso” si presenta quindi come un film di genere ma innovativo nella narrazione della vicenda storica, con l’intero cast di attori composto da Lidia Castella, Mauro D’Amico, Andrea Tich, Massimo Rigo, Francesco Di Nucci, Giuseppe Campestre e Sergio D’Amico. La troupe che ha curato i diversi aspetti tecnici della produzione e realizzato le riprese in Molise e degli interni in Veneto è interamente composta da studenti della Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” di Milano.

Prossimamente il film, autoprodotto e della durata di 20 minuti, sarà inviato ai Festival del Cinema nazionali e internazionali per partecipare ai contest e alle rassegne della sezione Cortometraggi. Tre Briganti che, partendo da Campobasso, vogliono fare strada.

Francesco Vitale83 Posts

È nato a Campobasso nel 1981. Laureato in Giurisprudenza, è Consulente Finanziario dal 2006 e abilitato all’esercizio della professione forense dal 2008. Opera nel settore culturale sin da giovanissimo con la compagnia teatrale “Maschere Nude - Amici del teatro Pirandelliano” e dal 2012 si occupa di produzioni teatrali e cinematografiche con INCAS Produzioni, fondata con William Mussini e Roberto Faccenda. È autore del libro “Ciak in Molise” (ed. Gump, 2020), in cui affronta il tema delle potenzialità del settore cinematografico in Molise.

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