Lo sport come patrimonio popolare: la lezione dell’Atletico San Lorenzo

L’Atletico San Lorenzo è una polisportiva popolare nata nel 2013 nell’omonimo quartiere di Roma, che fin dall’inizio della sua storia ha fatto dell’accessibilità allo sport per tutti un pilastro del proprio modo di pensare ed agire, rifiutando la logica di chi vede l’attività sportiva come uno strumento per fare profitto. I due martelli e la ruota dentata dello stemma rappresentano lo spirito operaio del quartiere, inteso non solo come condizione sociale ma come forza di una comunità che combatte per i propri sogni. L’Atletico San Lorenzo non è, dunque, una semplice polisportiva, ma si propone di essere un motore di trasformazione sociale, un punto di riferimento per la crescita e lo sviluppo del quartiere, con l’intento di trasmettere valori sociali ed etici attraverso lo sport, combattere ogni forma di discriminazione e costruire un futuro migliore.
Ne abbiamo parlato con Angela Del Gesso, molisana nativa di Guardialfiera, che da diversi anni fa parte del sodalizio sportivo e sociale capitolino

Raccontaci come sei arrivata all’Atletico San Lorenzo.
Per motivi di studio mi sono trasferita da Guardialfiera a Roma. Dalla finestra di casa, che affaccia sui campi dei Cavalieri di Colombo, ho visto delle ragazze che si allenavano, sono scesa a chiedere, mi sono informata. Ho conosciuto meglio il progetto e me ne sono innamorata.

Già facevi attività sportiva in Molise?
Sì, gioco a calcio sin da piccolissima con gli amici del paese; con mio fratello, perché sono stata sempre un’appassionata. Ho frequentato per due anni la Scuola Calcio San Pietro e Paolo di Termoli, poi è stata creata una squadra femminile di Calcio a 11 a Guardialfiera, dove ho giocato per un paio di anni. In seguito, sono stata nella squadra di calcio femminile del Campobasso che militava in serie B, fino ad approdare all’Atletico San Lorenzo, con una breve parentesi al Real Colombo Calcio Femminile.

Oltre all’aspetto puramente sportivo, cosa ti ha colpito di questa realtà?
Quando ho conosciuto l’Atletico, si può dire che fosse appena nato. Per questo, più che l’aspetto sportivo ho apprezzato la proposta sociale e l’attenzione verso il territorio, con numerosi progetti in cantiere che si sarebbero poi realizzati negli anni a seguire.

Di che anno parliamo?
L’Atletico San Lorenzo è nato nel 2013, prima con la squadra di Calcio a 11 maschile, poi, dopo qualche mese, con quella di Calcio a 5 femminile; successivamente, si sono aggiunti il basket maschile e femminile, tutto il settore giovanile, dai primi calci fino all’Under 19, e la Pallavolo mista.

Praticamente una polisportiva.
Sì, partita dal calcio popolare, nel corso degli anni, il ventaglio di possibilità si è ampliato. Contiamo ormai più di duecento atlete e atleti, più di un centinaio tra bambini e bambine nel settore giovanile.

Tanti ragazzi e ragazze, uomini e donne che hanno condiviso la mission dell’Atletico e che considerano lo sport come elemento popolare, aggregativo, inclusivo.
I numeri sono cresciuti per questo motivo; oltre ai valori dello sport popolare, dell’auto organizzazione, dell’auto finanziamento, una delle prerogative dell’Atletico è proprio l’accessibilità allo sport per tutti e tutte. È una società che permette a chi ha difficoltà economiche o sociali di praticare sport. Si tratta di un’accessibilità a 360°: economica, sociale, di genere, di spazi.

A proposito di spazi, nella nostra regione, che conosci bene, gli spazi dedicati allo sport e all’attività fisica in generale sono pochi, sopravvivono col lavoro di persone veramente appassionate e con poche risorse economiche a disposizione. Confrontando le due realtà, che differenze o analogie hai riscontrato?
Pensando alla mia esperienza a Guardialfiera, è stato più semplice praticare sport perché il campo è a gestione comunale, dunque pubblico. Così dovrebbe essere anche per San Lorenzo, che se da una parte è un grande quartiere di Roma, assume una dimensione a sé stante. Gli spazi per fare sport o attività no profit non esistono, se non per il volere di persone che, con grande caparbietà, cercano di rendere vivibili i quartieri romani. A San Lorenzo c’è un Centro Sportivo appartenente ai Cavalieri di Colombo, che è stato donato al quartiere subito dopo i bombardamenti e che nasce come luogo ricreativo, aperto a tutti. Inizialmente lo è stato, poi è stato chiuso, ma non abbandonato, perché c’è sempre stato il custode ed era accessibile alle parrocchie. Quando l’Atletico, che stava nascendo, era alla ricerca di uno spazio all’interno del quartiere per unire lo sport al sociale, ha pensato proprio al Centro Sportivo, al centro del quartiere, perché dotato di tanti campi; un luogo verde attrezzato che abbiamo da subito considerato come la casa naturale del progetto sportivo e sociale che voleva crescere.

Recuperare uno spazio significa favorire i processi di socializzazione. E l’attività sportiva, in questo senso, è un elemento preziosissimo.
Abbiamo fatto una petizione e recuperato il Centro che ci è stato concesso gratuitamente, ma poi, con il passare degli anni, l’orario serale è stato dato in gestione a una società privata che ha messo a profitto quelli spazi. Questo per noi ha significato pagare un affitto e sostenere una spesa economica importante. Quello dei costi di gestione è un problema che va di pari passo con il recupero degli spazi, soprattutto per una polisportiva popolare che non ha il supporto degli sponsor, ma che si sostiene grazie alla quota associativa popolare sottoscritta da tutti e tutte coloro che hanno voglia di sostenere il progetto.

Una sorta di azionariato popolare.
Esatto, il nostro presidente è Franco Panuccio, San Lorenzino amato e conosciuto da tutto il quartiere che ricopre una carica che potremmo definire “simbolica”, perché in realtà la nostra è una gestione assembleare, condivisa e partecipata. Per una società gestita e che si sostiene in questo modo i costi dell’affitto diventano insormontabili. Gli spazi per lo sport, come ad esempio il centro dei Cavalieri di Colombo, dovrebbero sempre essere gratuiti ed accessibili a tutti e tutte e dovrebbero essere sempre protetti da chi vorrebbe specularci a discapito della collettività e del quartiere. Tutelare e garantire gli spazi pubblici e aperti per lo sport, vuol dire rendere accessibile lo sport a tutti e tutte, senza distinzioni di alcun tipo.

Immagino che sia stata una delle vostre prime battaglie.
È da diversi anni che ci battiamo per evitare lo smantellamento del campo di calcio a 11 all’interno del Centro Sportivo dei Cavalieri di Colombo. Abbiamo proposto dei progetti al Municipio, ai Cavalieri di Colombo, offrendo anche risorse economiche per la ristrutturazione del campo a 11. L’intenzione è quella di riqualificare il campo e aprirlo a tutto il quartiere e non solo a chi fa parte dell’Atletico San Lorenzo; abbiamo fatto varie proposte, anche corredate da preventivi.

E qual è stata la risposta delle istituzioni?
Stiamo cercando un dialogo. Da mesi stiamo provando ad aprire un tavolo per dialogare con le istituzioni, con Malagò (il Presidente del CONI n.d.r.) che si è reso disponibile a parlare della questione con i Cavalieri di Colombo, ma tra la pandemia e, forse, la poca volontà, il dialogo viene sempre rimandato. Invece, proprio ora sarebbero necessari quegli spazi così grandi che garantirebbero il distanziamento necessario per praticare sport, che poi è un diritto.

A proposito di battaglie per San Lorenzo, non possiamo non pensare al Cinema Palazzo, sgomberato in piena pandemia. Rispetto a questo infausto evento, anche i più giovani hanno preso posizione.
Al di là delle tante considerazioni già fatte a riguardo, penso che la forza del Cinema Palazzo risieda nel fatto di essere un contenitore di tantissime realtà, un polmone per tutto il quartiere, un luogo aperto alle bambine, ai bambini, ai ragazzi, dove si poteva giocare, vedere un film e fare tantissime altre cose. Un luogo che garantiva quella socialità che è venuta a mancare, un vuoto istituzionale che proprio queste realtà virtuose vanno a colmare, anche se continuamente incriminate.

Incriminate e subito connotate come appartenenti alla sinistra “antagonista”.
L’Atletico non aderisce ad un partito politico, ma è nato in un quartiere popolare che si rifà ai valori di resistenza, di attenzione al prossimo e solidarietà. Come Atletico non ci interessiamo di partiti politici, ma ci interessiamo di politica nel senso più nobile del termine, perché ci interessiamo del territorio. Certo, lo sport non è un’isola felice, perché non è lontano dalla società, dalla quotidianità del quartiere, è lo specchio delle contraddizioni sociali.

Insomma, la politica intesa come cura della cosa pubblica.
Ci infiliamo nel vuoto e nell’abbandono creato dalle istituzioni su territori molto particolari come San Lorenzo, occupandoci dei suoi abitanti più giovani, anche attraverso lo sport. Esattamente quello che ha fatto il Cinema Palazzo, spazio sottratto alla mafia, al gioco d’azzardo e trasformato, negli anni, in un luogo di cultura, sport e socialità che ha offerto servizi a tutto il quartiere.

Anche la motivazione che ha portato allo sgombero è apparsa subito pretestuosa.
Bisognerebbe riflettere su cosa sarebbe il quartiere di San Lorenzo e quel luogo senza il Cinema Palazzo: un casinò, un pezzo di città regalato al malaffare, al gioco d’azzardo e alla ludopatia.

Grazie per la tua testimonianza, mi auguro che la “lezione” dell’Atletico San Lorenzo possa diventare una buona pratica da applicare in altri territori. Abbiamo un impellente bisogno di un nuovo modello di sviluppo, sociale ed economico contrapposto a quello attuale e lo sport può essere certamente uno degli asset fondamentali di tale trasformazione.
Grazie a voi.

Michele Colitti30 Posts

Nato a Campobasso nel 1985, ha studiato Media e Giornalismo presso l'Università "Cesare Alfieri" di Firenze. Collabora con la rivista "Il Bene Comune" dal 2010. Giornalista pubblicista dal 2014.

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